Dopo mesi di coma e buio totale, Carlo Alberto Marchi è finalmente uscito dall’ospedale, ma la sua rocambolesca caduta dalla passerella di “Gotham”, il Palazzo di Giustizia di Firenze, ha lasciato pesanti conseguenze fuori e dentro di lui: è dipendente dagli antidolorifici, si muove con una stampella ed è tormentato da un fischio continuo nelle orecchie che gli toglie perfino il sonno. Costretto a stare lontano dal lavoro al giornale, si consola con l’affetto della figlia Donata e l’inatteso ritorno dell’ex fidanzata Olga. Ma non è facile starsene a casa mentre la sua cronaca giudiziaria è stata affidata a una rampante collega, che, come se non bastasse, ha fama di essere piuttosto in gamba. Eppure, proprio nel momento più impensato, la vita lo chiama ancora a rapporto: il capocronista del Nuovo gli chiede ufficiosamente di sfruttare i suoi contatti per indagare su un omicidio che ha sconvolto Firenze. Nel meraviglioso parco delle Cascine, il polmone verde che di notte racchiude i lati oscuri della città, viene trovato ucciso Giorgio Mati, il gestore del leggendario furgone che distribuisce birra e panini ai viandanti notturni. Lo stesso Marchi ha concluso lì diversi turni, mangiando e bevendo insieme a poliziotti e trans. E ciò che rivelano le prime indagini ha dell’incredibile: il tranquillo paninaro nascondeva un passato cruento, che a poco a poco si incastra come un puzzle con gli anni più bui di Firenze. Ma soprattutto con un dolore che ha colpito la famiglia stessa di Marchi, e non ha mai avuto risposta. Una risposta a cui Marchi ha diritto. Un diritto di sangue.
Recensione
Se c’è una città ideale nella quale ambientare un thriller, quella è Firenze. Merito della storia stessa della capitale del Rinascimento, tra le cui pieghe si annidano vicende misteriose, sanguinarie e tremendamente vere. È curioso rendersi conto che tra le ineguagliabili bellezze artistiche e i paesaggi mozzafiato, le ombre rosso sangue della violenza non arretrano di un passo ma anzi sembrano godere del loro cruento manifestarsi. Fatti di cronaca anche recenti hanno reso Firenze il luogo giusto nel quale uno scrittore può dare libero sfogo alla propria fantasia, senza tuttavia rinunciare a quel pizzico di realtà capace di mettere i brividi nel lettore.
Ecco perché il thriller di Gigi Paoli conquista fin dalle prime pagine. Forte della sua esperienza in campo giornalistico, Paoli riesce a compiere un’operazione divenuta negli ultimi anni assai complessa: raccontare di omicidi e misteri restando in perfetto equilibrio tra la necessità di sfruttare alcuni temi classici del genere e il bisogno di andare oltre, di essere originale e diverso.
Paoli ci riesce soprattutto grazie al protagonista del suo ciclo di romanzi, di cui “Il diritto del sangue” è il quinto capitolo. Carlo Alberto Marchi, cronista immaginario ma profondamente vero, conosce bene Firenze, tanto da portare addosso ferite fisiche ed emotive che altro non sono se non la testimonianza di quanto aguzzi siano i denti della città toscana.
Proprio dal dolore il romanzo prende le mosse, con Marchi reduce da una caduta avvenuta in Tribunale, luogo a sua volta talmente dolente, gravido com’è dei crimini che tra quelle mura vengono indagati e processati, da essere soprannominato Gotham. E, come accade nella città del Cavaliere Oscuro, dagli uffici degli investigatori emergono notizie inquietanti, legate al passato dello stesso Marchi.
E così al dolore del corpo si aggiunge anche quello dello spirito, che si fa subito richiamo ineludibile per il cronista, ferito, arrabbiato, soprattutto incapace di rinunciare al bisogno di svelare finalmente una verità rimasta sepolta per troppo tempo.
Una serie di delitti inquietanti segnano i momenti salienti del romanzo, le cui vicende sono raccontate sia in prima persona, nei capitoli in cui il protagonista è Marchi, che in terza quando il lettore dovrà seguire le gesta di un misterioso killer. Due punti di vista totalmente differenti, potremmo dire antitetici, ma legati da quella scia di sangue che per Marchi assume i connotati di un diritto mai risolto, del quale brama un riscatto.
Punto di forza del romanzo è l’intreccio perfettamente riuscito tra eventi immaginari e altri reali, questi ultimi rappresentati da quella stagione recente in cui l’Italia ha temuto la rinascita del connubio tra politica e violenza.
E’ in questo tessuto narrativo che l’autore è riuscito a definire una chiava di lettura inaspettatamente umana di vicende ideologiche e appartenenti al passato. Così, accanto alla freddezza delle rivendicazioni di matrice politica trovano posto cuori feriti e annichiliti dalle conseguenze della cieca violenza, quasi a voler dimostrare come nulla di ciò che proviene dall’uomo possa essere davvero lontano dall’anima, anche quando questa è degenerata, incancrenita dall’odio.
La scrittura di Paoli è incalzante e la fine di ogni capitolo impone al lettore di voltare immediatamente pagina per scoprire cosa accade dopo, in una concatenazione di eventi che finirà per raccontare una storia per nulla scontata e soprattutto profondamente dolente, come solo la verità sa essere.
I personaggi del romanzo, a partire dal protagonista, non sono le solite figure bidimensionale a cui tanti thriller ci hanno ormai assuefatti. Le ambientazioni accurate e credibili, la personalità di Marchi e una ricostruzione storica degna della migliore indagine giornalistica, fanno di “Diritto di Sangue” un thriller moderno, in grado di raccontare una storia di evasione che non rinuncia tuttavia a dire anche altro, sul paese in cui viviamo e sulla sua storia recente che, in fin dei conti, appartiene a tutti noi.
Se siete stufi dei soliti thriller “all’americana”, in cui a dominare sono tecnologie improbabili e poliziotti col profilo del supereroe ad ogni costo, allora affidatevi a Gigi Paoli e al suo “Diritto di Sangue”: tra queste pagine troverete sangue e verità, cronaca e immaginazione, la realtà che si fa romanzo.
Editore: Giunti Pagine: 219 Anno Pubblicazione: 2022
Autore
Gigi Paoli (Firenze, 1971) vive e lavora a Firenze come giornalista del quotidiano La Nazione, dove oggi è caposervizio e per 15 anni è stato il responsabile della cronaca giudiziaria. Le prime tre indagini del reporter Carlo Alberto Marchi, tutte uscite per Giunti – Il rumore della pioggia (2016), Il respiro delle anime (2017), La fragilità degli angeli (2018) – sono adesso raccolte in un unico volume di grande successo, I misteri di Firenze (2020). Nel 2021 è uscito il quarto episodio della serie, Il giorno del sacrificio. Nel 2020 l’autore ha ricevuto il prestigioso Premio La Pira per la cultura..