Un colpevole in giuria
Recensione di Nadia Beggio
Siamo in America, all’epoca del proibizionismo e della Grande Depressione, e nella stanza della giuria del tribunale di Sheffield dodici giurati devono decidere sulla colpevolezza o innocenza di Karen Garretti, accusata di aver ucciso il suo amante Sebastian Como, contrabbandiere sciupafemmine e proprietario di una distilleria illegale. Molti dei giurati propendono per l’assoluzione, ma sembrano cambiare idea sotto la pressione di Mrs Vanguard, una ricca matrona onnipresente nella vita sociale della cittadina. Il verdetto non è ancora stato emesso quando proprio Mrs Vanguard perde i sensi e poco dopo muore avvelenata. Tutti i giurati sono sospettati, incluso il dottor March, che l’ha assistita nei suoi ultimi momenti di vita. A indagare sul delitto viene chiamato il procuratore Pitt, un vero mastino dai metodi spicci, e il giovane detective Brennon, capace ma inesperto. Un aiuto inaspettato verrà da una giurata, Angeline Tredennick, la cui innata curiosità fornirà preziosi suggerimenti per la soluzione del caso. Un mystery che, oltre a portarci nell’America dei primi decenni del secolo scorso, offre una viva immagine di come venivano percepiti gli immigrati italiani.
Recensione
E’ sempre una piacevole sorpresa leggere un giallo delle Edizioni LeAssassine – collana Vintage perché è un viaggio nel passato alla scoperta della letteratura gialla, tutta al femminile.
Corre l’anno 1932 e Ruth Burr Sanborn racconta, del suo lavoro di scrittrice: «E’ davvero divertente scrivere mystery. C’è così tanta eccitazione nel progettarli […] e offrono un tale senso di onnipotenza. Così pochi di noi hanno l’occasione di commettere un vero omicidio, ma pensate alla soddisfazione di eliminare sulla carta l’uomo che ha avvelenato il vostro gatto…»
Un colpevole in giuria è un giallo che rientra nel sottogenere dei delitti da camera chiusa, meglio ancora, da camera sigillata: tutto infatti accade in pochi giorni in una stanza del tribunale di Sheffield dove dodici giurati stanno decidendo il destino di Karen Garretti, accusata di aver ucciso il suo amante Sebastian Como, contrabbandiere, dongiovanni e proprietario di una distilleria illegale.
Martedì, 23 settembre 1930 «Colpevole disse Mrs Vanguard con decisione. Mr Kashaw Colpevole- Miss Lee Colpevole- Mr Elding Colpevole…».
In attesa del verdetto definitivo Mrs Vanguard, una ricca matrona che esercita sui giurati continue pressioni per un responso di colpevolezza, perde i sensi e poco dopo muore avvelenata.
A questo punto gli omicidi sono due. Ma sono legati l’uno all’altro? L’assassino o l’assassina è la stessa persona? Karen Garretti è innocente?
Il procuratore Pitt, coadiuvato dal giovane detective Brennon, indaga.
Corre l’anno 1932 quando l’autrice confeziona un mistery che narra con ironia e humor fatti e misfatti dell’America all’epoca del proibizionismo e della grande depressione.
La trama è originale e ricca di colpi di scena ed è supportata da una traduzione ottima che rende fluida la lettura. Numeroso e variegato è il parterre dei protagonisti, c’è cura ed attenzione nel raccontare le sfaccettature dei tanti personaggi, tutti nascondono almeno un segreto e tutti, fino all’ultimo colpo di scena, sono “presunti colpevoli”. Si sorride all’immagine “stereotipata” della famiglia di immigrati italiani relegata al ruolo di contrabbandieri contrapposta alla figura di Mrs Vanguard , intrisa di perbenismo e moralismo, che non risparmia scorrettezze e sofferenze ai suoi concittadini pur di salvaguardare la sua posizione privilegiata nella vita sociale della città. C’è la tenera storia d’amore che sguardo dopo sguardo ci svela gli innamorati e di contro l’amore focoso di uno sciupafemmine italiano che finisce assassinato; c’è inoltre la simpatia di Mrs. Angeline Tredennick nelle vesti dell’impicciona investigatrice e il rancore sopito per anni dai tanti che hanno subito torti e soprusi dalla matrona assassinata.
Corre l’anno 1932, dicevamo, ma questo giallo proprio non dimostra la sua età perché, come scriveva un mio predecessore, Isaac Anderson, sul New York Times nel maggio dello stesso anno: «In questo romanzo Ruth Burr Sanborn mostra un notevole spirito inventivo e un delizioso senso dello humor, qualità che dovrebbero portarla molto lontano». Beh, di sicuro hanno portato fino a noi un’opera che come un buon vino, è invecchiata senza perdere le sue qualità.
Ruth Sanborn nasce nel New Hampshire, Stati Uniti, nel 1894 e si laurea al Radcliffe College.
Nel 1925 si trasferisce con i genitori nel North Carolina, dove morirà a soli 48 anni.
Nel corso della sua vita ha scritto più di cento racconti per riviste importanti e tre romanzi tra il 1923 e il 1942.