Luca Crovi, laureato in filosofia con una specializzazione in storia antica, è tra i massimi esperti in Italia di letteratura gialla e noir, in un percorso che lo vede anche critico musicale, redattore per la Sergio Bonelli Editore, conduttore radiofonico, collaboratore di quotidiani e periodici, curatore, sceneggiatore di fumetti e apprezzato autore di numerosi romanzi, saggi e raccolte tra cui ricordiamo Il cuore nero delle donne, Giallo al Cabaret, Storia del giallo italiano, Noir, istruzioni per l’uso e L’occhio dell’assassino.
Il suo ultimo romanzo Il gigante e la madonnina, pubblicato per i tipi della Rizzoli, è una favola noir ambientata nel 1932 che racconta di un re, di un nano e di un gigante, sotto lo sguardo trasversale della Madonnina del duomo di Milano e del commissario De Vincenzi, di cui trovate QUI la nostra recensione.
Con questo noir, che segue L’ombra del campione e L’ultima canzone del Naviglio, Crovi prosegue il suo appassionato peana per la città di Milano, un legame che Luca ha raccontato anche in un articolo per la nostra rubrica Italia in giallo e noir, che abbiamo pubblicato qualche tempo fa.
In questa occasione, Luca ha gentilmente accettato di rispondere ad alcune nostre domande.
Nel romanzo la vera protagonista è soprattutto Milano, una città noir per definizione. Secondo te cosa la rende così adatta al racconto giallo?
Milano è una metropoli in cui socialità e criminalità sono cresciute insieme. Raccontare una città del genere vuol dire raccontare l’evoluzione del sistema della giustizia e l’involuzione delle ingiustizie, parlare di colpevoli e innocenti che vivono in un contesto territoriale che cambia di piazza in piazza, di quartiere in quartiere.
Milano è perfetta per il noir come Napoli, Torino, Palermo perché è una città di forti contrasti, è una città di incontri e scontri. un luogo che si evolve con l’evolvere del paese Italia e quindi perfetto per raccontarla.
Il Commissario De Vincenzi nasce dalla penna di Augusto De Angelis. Cosa ti ha spinto a fare tuo un personaggio inventato da un altro scrittore?
Ho sempre amato le storie di De Vincenzi e mi è piaciuta l’idea di poterle proseguire perché si trattava di un personaggio maturo e molto moderno. Sono contento che grazie ai miei romanzi molti stiano andando a rileggere De Angelis.
Io ho aggiusto ed espanso alcuni particolari biografici alla vita del commissario che erano solo abbozzati e per farlo mi sono ispirato a vicende biografiche dei miei nonni che hanno vissuto nell’epoca in cui sono ambientate le sue avventure.
Il libro si basa su fatti reali. Da dove nasce l’urgenza di raccontarla?
Sono laureato in filosofia antica con specializzazione in storia antica, con una tesi su Marco Aurelio. La ricerca storica ha sempre costituito la base dei mie saggi per cui mi è venuto pensare che quello delle non fiction novel fosse un contesto dove mi sarei divertito molto a costruire storie. Raccontare la Milano degli anni venti e trenta ci aiuta a comprendere un po’ della Milano di oggi e ce la fa guardare e girare con altri occhi.
Quanto è difficile conferire una personalità letteraria a personaggi realmente esistiti?
Uso molto le intercettazioni dell’ovra, le lettere, i romanzi, gli articoli di giornale e le interviste dell’epoca, persino le registrazioni di certi concerti ed eventi pubblici.
Preferisco far esprimere i personaggi storici come realmente erano piuttosto che simularne i caratteri e gli atteggiamenti. Ho imparato in università da Marta Sordi, Giovanni Reale e Valerio Massimo Manfredi che le fonti sono imprescindibili per raccontare un periodo storico e non vanno falsificate. Ho imparato ad usarle traducendo Senofonte, Plutarco, Cesare, Livio, Marco Aurelio.
Il giallo italiano racconta spesso storie legate al Ventennio e “Il Gigante e la Madonnina” sembra proseguire questa sorta di tradizione. Come autore cos’è che ti affascina di quel periodo?
Milano in quel periodo vede sorgere alcuni dei monumenti più importanti della città (la stazione centrale, la camera del lavoro, il tribunale, la torre del parco, la triennale) che non hanno cambiato uso fino ad oggi. Viene travolta dall’arrivo delle macchine e dalla chiusura dei navigli, assiste a rivoluzioni pittoriche e letterarie, sociali e politiche, misura la sua voglia di modernità, segue la trasformazione dei cinema dei teatri e assiste alla nascita della canzone milanese, trasforma i sistemi di produzione del latte e dell’elettricità, modifica la raccolta dell’immondizia diversificata e la circolazione dei tram, inventa nuovi sistemi di illuminazione e di pubblicità, gusta nuovi alcolici e bevande gasate, dimostra di non essere del tutto asservita al fascismo e lo combatte sia pubblicamente che sotterraneamente. Insomma mi sono scelto un periodo particolarmente denso di suggestioni da seguire.
Se dovessi indicare tre parole che ti rappresentano, quali sarebbero?
Rock, ironia e simpatia
Se dovessi scegliere tre cose di cui non potresti mai fare a meno, ovviamente escludendo la scrittura, quali sarebbero?
Cibo, musica e letteratura
Prima di salutarci e anzi, proprio per inaugurare un saluto di eccezione, che messaggio o augurio ti piacerebbe lasciare ai nostri lettori?
Buone emozioni a tutti
ThrillerLife ringrazia Luca Crovi
a cura di Andrea Martina e Alessandra Panzini