Anna Vera Viva nasce in provincia di Lecce, a Galatina, per trasferirsi a Napoli nel 1982. Viaggi e cultura sono da sempre le sue più grandi passioni. Scrive racconti, articoli per riviste letterarie, sceneggiature, ottenendo diversi riconoscimenti, sia a livello nazionale, che internazionale. Nel 2014 pubblica con la casa editrice Homo Scrivens la prima versione del romanzo Questioni di sangue, a cui segue Chimere e nel 2018 La cattiva stella. Nel 2017 scrive soggetto e sceneggiatura del cortometraggio La Consegna e di Specchio delle mie brame, un’indagine sul mondo della chirurgia estetica, entrambi candidati al David di Donatello.
Donna eclettica e creativa, soggiorna spesso a Parigi e tra le montagne abruzzesi. Profonda estimatrice delle bellezze storiche della città di Napoli, ambienta il suo nuovo romanzo – Questioni di sangue – Un’indagine nel cuore segreto di Napoli, edito da Garzanti nel Marzo 2022, nel quartiere Sanità. Il rione ricco di fascino e calore partenopeo è il palcoscenico ideale per i protagonisti di questo giallo dal forte pathos familiare. QUI la recensione del libro.
Anna Vera ha gentilmente accettato di rispondere ad alcune nostre domande.
Questioni di sangue venne pubblicato per la prima volta nel 2014 dalla Casa Editrice Homo Scrivens. Nella nuova edizione Garzanti il testo è stato in qualche modo rimaneggiato o è rimasto lo stesso?
Nella nuova edizione il testo è stato completamente rimaneggiato e sono stati inseriti diversi capitoli in gran parte riguardanti l’infanzia dei protagonisti don Raffaele e don Peppino.
La trama nella sostanza non è cambiata, ma la struttura, con l’innesto dei tanti flash back e l’aggiunta di nuovi punti di vista, ha subito notevoli trasformazioni, tanto da poter parlare di un nuovo romanzo.
Il Quartiere Sanità, con il suo vociare, i suoi profumi e un sottosuolo emotivo ricco di contrasti, è il palcoscenico ideale per un romanzo corale attraversato da personaggi forti e ben delineati. Ma il vero protagonista rimane il quartiere. Tra tutti i paesi che tu hai visitato, c’e un luogo che avrebbe potuto avere lo stesso impatto narrativo?
Se parliamo della scenografia, della potenza che hanno alcune ambientazioni, dovuta a un insieme di fattori singolari che, per combinazione, si mescolano tutti assieme in un unico luogo, non è facile trovarne di così suggestivi. Per quello che conosco del mondo, mi vengono in mente solo alcuni quartieri o paesi del sud America che possono competere con il fascino complesso del il Rione Sanità.
Il sangue. Ecco un altro importante protagonista. Quale valore attribuisci ai legami di sangue? Possibile ignorarli, oppure tutti, prima o poi, veniamo richiamati a sanare ogni piccola mancanza?
Le rispondo con un passo del romanzo : ” Di padri e figli, di sorelle e fratelli. Di sangue, voleva parlare con Peppino quel giorno. Di sangue che identifica e lega, di quello che scorre nelle vene e sulle strade. O di quello che ti lega a un luogo così visceralmente da farti sentire d’appartenergli anche dopo anni di lontananza.
Di quell’amore incontrollabile che non è giustificato da nulla, tanto diverse sono le vite, le esperienze e i pensieri, se non da quella corda che stringe il cuore e che lui chiamava sangue.
E anche l’odio quanto era più viscido e scuro, di quello provato per un estraneo.
Il sangue colorava tutto, potenziava, espandeva, trasferiva.”
Questo pensa Raffaele riassumendo, forse, tutto il senso del romanzo. È impossibile prescindere dai legami di sangue, perché sono quelli che segnano l’individuo più di qualsiasi altro rapporto che stabilirà nel tempo. E lo segnano da subito, dall’inizio. A cominciare da quello con la madre, il primo in assoluto. Sono i primi caratteri impressi a fuoco su un’anima vergine. I vincoli con i propri cari con la propria terra, non si possono cancellare. Si può provare a ignorarli, ma sono lì, latenti, sempre pronti a spuntare fuori quando meno te lo aspetti.
Mentre Don Raffaele tenta di sbrogliare la matassa che si aggroviglia intorno all’omicidio, i piatti succulenti preparati dalla sua perpetua suonano come un vero e proprio omaggio alla cucina napoletana. Assunta è senza dubbio, insieme ai due fratelli, uno dei personaggi più riusciti, la sua caratterizzazione così empatica sembra dovuta ad una conoscenza diretta. Dove hai trovato ispirazione per dar luogo a questa protagonista così ben riuscita?
Anni fa conobbi la governante di un principe, una donna fisicamente molto somigliante ad Assuntina. Lei era di umili origini ma di un’intelligenza straordinaria cui, probabilmente, la mentalità dell’epoca, aveva impedito di proseguire gli studi che le avrebbero permesso di esprimerla egregiamente in qualsiasi contesto sociale e lavorativo. Non aveva rinunciato del tutto, però, a farsi un’istruzione e, oltre a leggere molto, s’informava tutti i giorni su gran parte dei quotidiani principali, tanto da essere diventata espertissima in materia politica. Mano mano, da semplice domestica, era diventata, per il principe, il suo punto fermo, l’interlocutrice privilegiata, alla quale chiedeva consiglio per qualunque cosa e lumi su ogni evento politico e sociale. Curiosissima, conosceva anche morte, vita e miracoli di tutti quelli che ruotavano intorno alla sua sfera. Mi colpì così tanto questa signora che credetti meritasse di essere conosciuta da la maggior parte delle persone possibili e cercai di riportarla sulla carta nel modo più fedele possibile.
Dopo l’esperienza nel campo delle produzioni cinematografiche con il corto La Consegna, vi sono buone speranze di poter dare un volto e una voce ai Protagonisti di questo avvincente giallo, magari in una miniserie?
Si, le previsioni sono ottime e le proposte cominciano già ad arrivare. Non posso ancora fare previsioni temporali ma la strada che il romanzo sta percorrendo è quella.
Questioni di sangue è il primo libro di una saga che vede come protagonisti Don Raffaele, il fratello Peppino e la perpetua Assuntina. Chimere e La Cattiva stella, pubblicati rispettivamente nel 2015 e nel 2018, ne sono il seguito. Vedremo una riedizione di questi libri? Le vicende dei personaggi, che il pubblico ha imparato ad amare, continueranno ?
La riedizione di Chimere e del La Cattiva stella è già in programma, probabilmente si alterneranno a degli inediti ma, insomma, i nostri personaggi continueranno a vivere e ad agire sul palcoscenico del Rione Sanità.
Come scrittrice vivi in prima persona l’amore per la lingua italiana, lingua che nell’impianto narrativo di Questioni di sangue si arricchisce di espressioni dialettali. La ricchezza culturale si esprime in questo connubio; in quale misura è giusto dosare dialetto e lingua italiana?
Per quanto mi riguarda, e parlo solo per me stessa, mi avvicino forse di più al purismo e, da profonda appassionata della nostra lingua, penso che il dialetto vada dosato con enorme parsimonia perché è giusto che i romanzi debbano arrivare ovunque e che la loro lettura debba risultare scorrevole e comprensibile senza fatica. Io ho inserito davvero pochissimi termini dialettali e lo stratagemma che ho usato per rendere, in alcuni periodi, il suono e la cadenza della lingua napoletana, è stato quello di usare l’italiano ma dando una costruzione dialettale alla frase.
Se dovessi indicare tre parole che la rappresentano, quali sarebbero?
Viaggio, Curiosità, Energia.
Se dovessi scegliere tre cose di cui non potresti mai fare a meno, ovviamente escludendo la scrittura, quali sarebbero?
Sole, Affetti, Viaggi. E qui mi ripeto, ma lo spostamento in funzione della conoscenza, tanto mi rappresenta, quanto mi è talmente connaturato da essere elemento di sopravvivenza. La lettura ha rappresentato più o meno la stessa cosa senza, tuttavia, riuscire a sovrapporsi totalmente allo spostamento fisico.
Prima di salutarci e anzi, proprio per inaugurare un saluto di eccezione, che messaggio o augurio ti piacerebbe lasciare ai nostri lettori?
Che il mondo piano piano si trasformi, si aggiusti in un modo nuovo e definitivo. Che, senza più inutili violenze e barriere, divenga un enorme cornucopia di sapere e di emozioni alle quali poter tutti, facilmente, attingere.
ThrillerLife ringrazia Anna Vera Viva
a cura di La Lettrice Sovrana e Patty Pici