Una stella senza luce
Recensione di Lucia Pippi
Torino, 1935. Il lunedì di lavoro di Anita inizia con una novità: Leo Luminari, il più grande regista italiano, vuole portare sul grande schermo uno dei racconti gialli pubblicati su «Saturnalia», la rivista per cui lei lavora come dattilografa. Il che significa poter curiosa – re dietro le quinte, intervistare gli attori e realizzare un numero speciale. Anita, che subisce il fascino della settima arte, non sta nella pelle. L’entusiasmo, però, dura solo pochi giorni, finché il corpo senza vita del regista viene ritrovato in una camera d’albergo. Con lui, tramonta il sogno di conoscere i segreti del mondo del cinema. Ma c’è anche qualcosa che inizia in quell’esatto istante, qualcosa di molto pericoloso per Anita. Perché dietro la morte di Luminari potrebbe nascondersi la lunga mano della censura di regime. Anita e il suo capo, Sebastiano Satta Ascona, devono evitarlo: hanno troppi segreti da proteggere. Non rimane altro che indagare, ficcando il naso tra spade, parrucche e oggetti di scena. Tra amicizie e dissapori che uniscono e dividono vecchi divi, stelle che, dopo tanti anni lontano dai riflettori, hanno perso la luce. Ogni passo falso può essere un azzardo, ogni meta raggiunta rivelarsi sbagliata. Anita ormai è un’esperta, ma questa volta è più difficile. Forse per colpa di quell’incubo che non le dà pace, un incubo in cui lei indossa l’abito da sposa, ma nero. Perché i giorni passano e portano verso l’adempimento di una promessa, anche se si vuole fare di tutto per impedire l’inevitabile.
Recensione
Torino, 1935. Anita Bo, giovane dattilografa della rivista “Saturnalia” arriva al lavoro di lunedì mattina e trova una grande novità: Leo Luminari, uno dei maggiori registi italiani, vuole portare sul grande schermo uno dei racconti gialli pubblicati sulla rivista. Il che significa poter curiosare dietro le quinte, intervistare gli attori e realizzare un numero speciale. Anita, che subisce il fascino del cinema, non sta nella pelle. L’entusiasmo, però, dura solo pochi giorni, finché il corpo senza vita del regista viene ritrovato in una camera d’albergo.
In questo libro Alice Basso non si smentisce. Nonostante sia un po’ più lento, almeno per quanto riguarda la trama, rispetto agli altri, bastano i suoi personaggi a rendere tutto quasi perfetto. Anita che sta cercando di affermarsi come donna, al di là dello stereotipo fascista che la vorrebbe soltanto come moglie e come madre, continua ad essere una ragazza piena di iniziativa e con un’intelligenza superiore a quella che tutti le attribuiscono. Le sue esclamazioni, famosa “santa polenta coi funghi”, la rendono un personaggio da un lato ingenuo ma dall’altro contribuiscono a donarle un fascino tutto particolare. Perché Anita è una ragazza moderna, una ragazza che vuole costruirsi da sola il suo futuro, essere indipendente. Proprio per questo deciderà di andare a lavorare e chiederà al fidanzato una proroga di sei mesi prima del matrimonio. E’ questo che la rende un personaggio attuale, nonostante sia vissuta nel periodo fascista, uno dei più bui della storia d’Italia.
Al suo fianco troviamo Sebastiano Satta Ascona, suo capo e compagno di avventura, che cerca in tutti i modi di salvare sia la sua rivista che il padre dalle grinfie del regime pur essendo antifascista convinto anche lui.
Tra i due c’è un legame speciale che rischia di trasformarsi in una relazione, anche se entrambi sono fidanzati con altre persone che non amano e che sentono completamente distanti da loro.
Questo volume è anche un omaggio a Torino, capitale del cinema italiano, prima che le case di produzione si spostassero a Roma. Così tra una relazione che non può sbocciare, le minacce del regime, lo spettro della censura, vecchie stelle del cinema, convenzioni che ormai sembrano di un’altra epoca, la lettura scorre molto velocemente e, alla fine, si ha già voglia di leggere il seguito. Perché Una stella senza luce è un romanzo da leggere assolutamente!
Santa polenta coi funghi!
Editore: Garzanti
Pagine: 320
Anno pubblicazione: 2022
Alice Basso è nata nel 1979 a Milano e ora vive in un ridente borgo medievale fuori Torino.
Lavora per diverse case editrici come redattrice, traduttrice, valutatrice di proposte editoriali.
Nel tempo libero finge di avere ancora vent’anni canta e scrive canzoni per un paio di rock band.
Suona il sassofono, ama disegnare, cucina male, guida ancora peggio e di sport nemmeno a parlarne.