Tokyo
Recensione di Samantha Pascucci
Ben Monroe, psicologo specializzato nello studio delle sette e delle dinamiche di gruppo, si è da tempo trasferito a Tokyo per le sue ricerche, ma soprattutto per allontanarsi da un matrimonio fallito, e da una California che gli impediva di dimenticare di essere stato un marito e un padre assente nei momenti più importanti.
Ora, a sedici anni quasi compiuti, sua figlia Mazzy prende un aereo da Los Angeles per passare un semestre con lui.
Nonostante Mazzy serbi ancora rancore nei suoi confronti e sia stata obbligata dalle scelte famigliari a raggiungere il padre, Ben la attende con timore e speranza: conoscere insieme una nuova città potrebbe essere il passo decisivo per riaprire il rapporto con la figlia.
Ma Tokyo, che fin da subito sembra un luogo magico di scoperte, mostra rapidamente il suo lato oscuro e, senza che Ben se ne accorga, diventa una trappola per entrambi.
Spiata da un ragazzo che la segue ovunque e presa nelle sere abissali della città, Mazzy scompare. Tocca a suo padre ritrovarla, prima che Tokyo la divori; è questo il momento di scendere per le strade ad affrontarne l’anima nera, ed è anche il momento, per Ben Monroe, di affrontare se stesso e il suo passato.
Recensione
“Tokyo” è una lettura insolita.
Ha il ritmo del thriller, ma non è un thriller nel senso più convenzionale del termine.
Ci sarà una sparizione, questo il lettore lo sa, e così rimane con il fiato sospeso in attesa che le ombre nascoste dietro l’angolo, prendano forma e compiano quanto è stato promesso.
Man mano che il romanzo si sviluppa, il senso di minaccia e pericolo aumenta e ciò avviene anche grazie al continuo alternarsi di tre diversi punti di vista.
Da una parte abbiamo Ben, uomo in cerca di se stesso e trasferitosi in Giappone per studiare il comportamento delle sette, poi abbiamo Mazzy, sua figlia, che viene costretta a passare qualche mese con il padre e poi c’è Koji figura che si muove nell’ombra e che sembra essere una minaccia per la giovane.
Tre personaggi il cui continuo alternarsi crea nel lettore un senso di ansia e di attesa, attesa di una disgrazia che pagina dopo pagina sembra inevitabile.
Poi si arriva al finale.
Un finale che non ti aspetti e che forse proprio per questo un po’ ti delude.
E’ un finale caotico in cui il lettore si ritrova catapultato all’interno di un sogno e nel quale non riesce esattamente a capire cosa sia reale o meno; quanto accade viene però poi spiegato, ma rimane comunque quella sensazione di amaro in bocca che non fa apprezzare fino in fondo il libro.
Il caos non si percepisce sono nel finale ma anche nelle scelte stilistiche dell’autore; oltre ai continui cambi di punti di vista infatti troviamo anche il passaggio fra la prima persona utilizzata per i capitoli di Ben e la terza persona per quelli di Mazzy e Koji, scelta che all’inizio rende fastidiosa la lettura, ma poi per fortuna ci si abitua.
Anche l’insistente presenza di lunghi flashback sembra una scelta stilistica che affatica la lettura, ma andando avanti con la lettura si capisce che questi sono propedeutici a presentare il vero protagonista del romanzo.
Sì, perché il vero protagonista non è né Ben né sua figlia o Koji; il fulcro di tutta la narrazione infatti è il Giappone con tutte le sue sfaccettature.
Hogg ci presenta non solo il lato idealizzato di questo paese, ma anche le sue parti più oscure.
E così passiamo dalla delicata leggenda della Principessa della Luna, Kaguya-hime, al sesso a pagamento dei nightclub, dalla bellezza delle terme allo squallore dei sobborghi governati dalla yakuza, dal maestoso Fuji al costante pericolo dei terremoti.
Una descrizione vivida che porta il lettore all’interno del Giappone e che un po’ toglie l’attenzione alla vera trama.
Un viaggio attraverso il Paese del Sol Levante e le debolezze dell’animo umano, un viaggio che consiglio a chi predilige i thriller psicologici lenti in cui l’attenzione principale non viene data alla trama.
Editore: Rizzoli
Pagine: 288
Anno pubblicazione: 2022
Nicholas Hogg è nato a Leicester, Inghilterra.
Il suo romanzo d’esordio, Show Me the Sky, è stato nominato per l’IMPAC Dublin Literary Award e i suoi racconti hanno vinto numerosi premi e sono stati adattati per la radio dalla BBC.