La casa delle luci
Nella grande casa spenta in cima alla collina, vive sempre sola una bambina…
Si chiama Eva, ha dieci anni, e con lei ci sono soltanto una governante e una ragazza finlandese alla pari, Maja Salo.
Dei genitori nessuna traccia.
È proprio Maja a cercare disperatamente l’aiuto di Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze, l’addormentatore di bambini.
Da qualche tempo Eva non è più davvero sola.
Con lei c’è un amichetto immaginario, senza nome e senza volto.
E a causa di questa presenza, forse Eva è in pericolo.
Ma la reputazione di Pietro Gerber è in rovina e, per certi versi, lo è lui stesso.
Confuso e incerto sul proprio destino, Pietro accetta, pur con mille riserve, di confrontarsi con Eva.
O meglio, con il suo amico immaginario.
È in quel momento che si spalanca una porta invisibile davanti a lui.
La voce del bambino perduto che parla attraverso Eva, quando lei è sotto ipnosi, non gli è sconosciuta.
E, soprattutto, quella voce conosce Pietro.
Conosce il suo passato, e sembra possedere una verità rimasta celata troppo a lungo su qualcosa che è avvenuto in una calda estate di quando lui era un bambino.
Perché a undici anni Pietro Gerber è morto.
E il misterioso fatto accaduto dopo la sua morte ancora lo tormenta.
RECENSIONE
Se la vostra aspettativa nel leggere il nuovo romanzo di Donato Carrisi è quella di trovare elevati tassi di suspense e di tensione, sarete pienamente soddisfatti.
Fin dalle prime pagine di La casa delle luci, l’inquietudine dilaga e cresce l’attesa di scoprire cosa si celi dietro le ombre oscure e inquietanti che si affacciano costantemente nella narrazione.
Il thriller – La casa delle luci – rievoca, inizialmente, un gioco da bambini, “gli omini di cera”, a cui in una calda estate del 1997, è dedito un manipolo di ragazzini ignari degli sviluppi infausti di cui, di lì a poco, saranno protagonisti.
Nel gioco, la regola fondamentale è che, al termine, il vincitore pronunci la parola magica “Arimo” che equivale al “liberi tutti”, diversamente nessuno sarà più libero, per sempre.
È apparentemente un gioco ingenuo, semplice, nel quale, però, è insita una minaccia sinistra.
Il lettore è avvisato: il gioco potrebbe non finire mai!
Un primo evento fatale è la morte di Pietro Gerber, quando è solo un ragazzino di undici anni, orfano di madre dall’età di due, il cui padre, uno psicologo infantile, è disattento verso il figlio, quanto sollecito e premuroso nella sua professione.
Carrisi in La casa delle luci ci introduce con immagini vivide in un gruppo di bambini che passano l’estate nelle abitazioni del mare, in Toscana, a Porto Ercole.
Ritrovarsi per giocare è scontato a quell’età, è un modo per sperimentare e per crescere. In quell’estate, il loro unico desiderio è vivere l’età della gioia e della spensieratezza, in cui è bello anche solo rincorrersi, nascondersi ed essere complici.
Le immagini evocate sono calde e vitali, la felicità appare intensa.
La linea di demarcazione con il dramma successivo è come “il suono cupo e netto di qualcosa che si spezza e che precede il buio”
Pietro gioca con gli amici a “gli omini di cera” e incorre in un errore fatale, o almeno così sembra…
Dopo una caduta rovinosa da un’altezza considerevole si risveglia grazie al massaggio cardiaco praticatogli dal padre, ma il suo cuore si è fermato per circa mezzo minuto e anche se potrà continuare a vivere, gli esiti non saranno solo quelli di una gamba ingessata.
Tra le domande che lo angustiano maggiormente, la più inquietante è quale scotto dovrà pagare in cambio del ritorno alla vita.
I bambini riprendono le loro abitudini e tutto rientra nella normalità.
Ma nel clou dell’estate, quando il caldo risparmia solo chi è molto giovane e non è mai stanco, qualcosa risale dall’ignoto e nonostante tutto appaia semplicemente perfetto, irrompe nuovamente il dramma: il bambino più piccolo del gruppo non si trova più.
Inizialmente sembra essere proprio lui il vincitore del gioco, quello a cui spetterà l’onore di pronunciare la magica parola “Arimo”, ma con il passare dei minuti, delle ore e poi dei giorni tutti si arrendono considerandolo perso per sempre: lui perso, non si sa dove, e loro persi nel gioco perché la parola magica che libera tutti non è stata pronunciata.
Un salto temporale ci mostra Pietro Gerber adulto, nel suo studio di Psicologo infantile, in una condizione professionale critica.
Dopo l’infelice gestione di un piccolo paziente che non è riuscito a salvare dai “mostri” che ne popolavano la mente, il protagonista prende una china pericolosa, e anche la sua immagine sociale ne risulta degradata.
Pietro sembra attingere a fatica delle energie residue da quanto gli rimane della relazione col padre, defunto da alcuni anni, tanto che ripete a sé stesso, quasi fossero un mantra, frasi del genitore.
È in questa situazione emotiva che gli viene chiesto di occuparsi di una piccola paziente. Eva, il suo nome, racconta di avere un amico, ma nessuno lo vede e lo sente.
Dopo vari tentennamenti Pietro accetta di conoscerla, recandosi nella grande villa semideserta, immersa nel Chianti, dove la bambina abita con una ragazza alla pari e una governante.
Da lì in poi la vicenda si svilupperà in maniera imprevedibile e allarmante e spetterà a Pietro districare la matassa oscura in cui si troverà anch’egli avviluppato.
Lo sviluppo della trama comprende numerosi elementi e piani di narrazione, intrecciati e sovrapposti tra loro, e anche se qualche rebus rimane sospeso, la qualità del racconto è così elevata da meritare l’assoluzione per questi piccoli nei.
L’effetto della lettura è comunque magnetico e pagina dopo pagina cresce la sete di comprendere in quale gioco sia realmente immerso il protagonista.
I colpi di scena non lasciano tregua in La casa delle luci, incalzanti oltre le attese, mentre lo svelamento progressivo di macchinazioni insospettabili, attivano nel lettore prospettive ansiogene, suggestive e coinvolgenti.
Gli indizi via via disseminati vanno a comporre, poco alla volta, un quadro pericoloso.
Si riaprono scenari e interrogativi sopiti per troppo tempo e l’ipnotista dei bambini, Pietro Gerber, stupirà il lettore provocando ancora una volta mille brividi improvvisi.
Editore: Longanesi
Pagine:291
Anno pubblicazione: 2022
AUTORE
Donato Carrisi è nato nel 1973 a Martina Franca e vive fra Roma e Milano.
Dopo aver studiato giurisprudenza, si è specializzato in criminologia e scienza del comportamento.
Scrittore, regista e sceneggiatore di serie televisive e per il cinema, è una firma del Corriere della Sera.
È l’autore di romanzi bestseller internazionali: Il suggeritore, Il tribunale delle anime, La donna dei fiori di carta, L’ipotesi del male, Il cacciatore del buio, La ragazza nella nebbia – dal quale ha tratto il film omonimo con cui ha vinto il David di Donatello per il miglior regista esordiente –, Il maestro delle ombre, L’uomo del labirinto – da cui ha tratto il film omonimo –, Il gioco del suggeritore, La casa delle voci, Io sono l’abisso – da cui ha tratto il film omonimo – , La casa senza ricordi ed è autore della favola dark Eva e la sedia vuota.
Ha vinto prestigiosi premi in Italia e all’estero come il Prix Pollar e il Prix Livre de Poche in Francia e il Premio Bancarella in Italia.
I suoi romanzi, tradotti in più di 30 lingue e hanno venduto milioni di copie.