Danilo Pennone
Laureato in Lettere, classe 1963, insegna a Roma.
Danilo Pennone esordito nella narrativa nel 2008 con il romanzo “Confessioni di una mente criminale”, da cui è stato tratto l’omonimo spettacolo teatrale.
Seguono poi “Il cadavere del lago” nel 2019 e “Delitto alle saline” nel 2020, entrambi pubblicati da Newton Compton e con protagonista il Commissario Mario Ventura.
Oltre alla scrittura, Pennone ha collaborato alla realizzazione di tre CD come coautore di musiche e testi.
Nel 2007 è stata messa in scena la commedia musicale, di cui Danilo Pennone è autore del testo e delle musiche, “Era l’estate dell’amore”
Sabato 23 settembre, a Suzzara (MN), ci sarà la proclamazione del vincitore del Premio NebbiaGialla 2023 per la categoria romanzi editi.
Lo Speciale NebbiaGialla di Thriller Life, in collaborazione con Paolo Roversi, ideatore di questo premio letterario, vi propone le recensioni dei titoli in concorso e le interviste ai protagonisti di questa finale.
Danilo Pennone concorre alla finale con il suo libro Delitto di Ferragosto – Newton Compton
“Un romanzo che si gioca tutto sul suo protagonista, un anti-eroe che o si adora o si odia, ma che in ogni caso lascia un segno e che sicuramente è incredibilmente vicino alla realtà.”
Alessandro Quadri Di Cardano ha letto e recensito Delitto di ferragosto di Danilo Pennone QUI
Danilo Pennone ha gentilmente risposto alle nostre domande
1. Mario Ventura non è uno facile. Non ha peli sullo stomaco, non sembra simpatico, ha una sua idea della giustizia, che non appare condivisa dai colleghi. A tratti pare rotolare nella vita, stanco e malato, ma alla fine non si arrende e resta coerente con se stesso. Un personaggio non semplice, che ha ricevuto un’accoglienza non omogenea da parte del pubblico: o lo si ama o lo si detesta. Perché credi che Ventura susciti sentimenti così contrastati?
Ventura non è il classico investigatore che indaga e, alla fine, riesce a mettere tutto a posto.
È un personaggio cinico ma al tempo stesso compassionevole, arrogante ma fragile, irascibile ma indulgente.
Le storie che lo vedono protagonista sono poco consolatorie. Ed è proprio la sua essenza fatta di contraddizioni che lo fa inevitabilmente odiare o amare.
2. Anna, la figlia di Ventura, è un personaggio bellissimo, pieno di forza, di violenza, e, al tempo stesso, di fragilità. Il rapporto di amore-odio con il padre non è facile, ma è talmente veritiero, simile a quello che tante persone vivono quotidianamente a casa, da sembrare reale. A chi ti sei ispirato nel descrivere questa relazione burrascosa?
A una ragazza che ha frequentato, anni fa, una scuola dove ho lavorato.
Sono un insegnante, e ho a che fare ogni giorno con pre-adolescenti e adolescenti che manifestano i loro disagi spesso attraverso conflitti. Com’è capitato a questa ragazza.
A volte, da queste storie traggo qualche spunto per trasformare situazioni reali in materiale letterario. Poi, c’è da dire che sono anch’io padre di una figlia e direi, soprattutto, che sono stato anch’io figlio…
3. Sebastiano, il ragazzo di Anna, pare il tipico cattivo ragazzo. Il lettore si sente subito solidale con Ventura nel suo tentativo di proteggere la figlia. Ma poi, quando ci parla, il poliziotto si trova a dover fare i conti con una realtà che non è così bianco e nero e una figlia che non è così candida come appare. Credi che oggigiorno i genitori siano troppo protettivi e tendano a idealizzare i figli?
Ne sono convinto.
Ma la cosa ancora più pericolosa, secondo la mia modesta esperienza d’insegnante, è che attraverso i propri figli molti genitori tendano a idealizzare sé stessi.
Intendo dire che ho conosciuto genitori del tutto privi di quella consapevolezza e di quell’umiltà che dovrebbero portare ciascuno di noi a riconoscere i propri errori. Non si può far passare per delle semplici bravate comportamenti che, tanto per restare in argomento con il romanzo poliziesco, altrimenti definiremmo reati.
Assolvere i propri figli, liquidando tutto con la battuta “in fondo sono ragazzi”, alla lunga, non paga nella formazione di un giovane.
4. L’indagine di Ferragosto è il tipico “pasticciaccio brutto” in cui Ventura non sembra uscirne troppo pulito. A tratti, a furia di frequentare le zone grigie, sembra che anche il poliziotto ne rimanga macchiato. In questo, Ventura è un personaggio lontano dai poliziotti incorruttibili di alcune serie poliziesche. Perché hai deciso di dipingere un protagonista a tinte fosche?
In realtà, non l’ho deciso. A mano a mano che scrivevo, Ventura si è fatto conoscere nelle sue ambivalenze, che lo rendono un personaggio poco simpatico ma interessante dal punto di vista psicologico.
La sua atipicità lo distingue dagli investigatori rassicuranti dei romanzi polizieschi tradizionali, dove alla fine tutto torna a posto.
Si tratta di uno scarto dalla norma che avvicina le storie di Ventura alle atmosfere noir. Un genere poliziesco in cui mi riconosco di più e che mi permette di indagare sulle ragioni complesse che sono alla radice del male e del delitto.
5. Il romanzo è ambientato a Roma, e come un moderno Enea, Ventura si porta sulle spalle il peso di un padre anziano e malato. La tematica è molto interessante e affronta il difficile equilibrio tra senso del dovere, affetto e bisogno di proteggersi, sfoggiando un sano “egoismo”. Quanto è difficile calibrare pesi e contrappesi?
L’accostamento con Enea è pertinente. Non è un caso che Ventura, a un certo punto della storia, si carichi, di peso, il padre, che si chiama Anchise, sulle proprie spalle.
Qui siamo di fronte all’altro aspetto della vicenda personale del commissario che riguarda non più il suo ruolo di genitore, ma quello di figlio. Ho cercato di recuperare attraverso di lui il vecchio concetto di pietas quale virtù nel prendersi cura dei propri cari. E da qui nasce il dramma.
Non sempre è facile gestire la vecchiaia o la malattia degli altri, soprattutto quando questi “altri” sono dei congiunti. A me è capitato molto presto e il dramma sta proprio nel riuscire a contenere quel “sano egoismo” di cui parlavi. Enea rischia la vita per salvare il padre, Ventura invece crolla, non ce la fa e lo abbandona.
Ma non abbiamo il diritto di giudicarlo per questo. Come il protagonista della novella Il treno ha fischiato di Pirandello, anche Ventura cerca una via di fuga dalla pesantezza della vita reale.
6. Continuando il parallelismo tra Ventura ed Enea, l’eroe cantato da Virgilio, arrivato in Lazio, sposa Lavinia, la figlia del re Lazio. Possiamo immaginare che un nuovo amore possa salvare il nostro commissario?
È una domanda molto interessante cui trovo molto difficile dare una risposta. Ventura ormai ha cristallizzato l’idea dell’amore attorno alla figura di sua moglie.
È una vedovanza pesante anche per il complicato rapporto con Anna, la figlia, la quale non accetta che il padre possa “rifarsi una vita”.
La solitudine di Ventura allora si giustifica in una sorta di auto-assoluzione per tutte le colpe che sente di avere nei confronti della ragazza. Vedo Antonia più come Euridice che come Creusa.
In ogni caso, poiché l’amore è sempre qualcosa d’inatteso e sorprendente, chissà…
7. Thriller, Noir e Gialli si trovano anno dopo anno sempre in vetta alle classifiche dei libri più venduti. Perché ci piace così tanto leggere storie che declinano il Male in tutte le sue varie sfumature?
Forse per esorcizzarlo.
O forse perché nei romanzi polizieschi si ricompone quell’equilibrio tra verità e giustizia che talvolta non troviamo nella realtà.
In ogni caso, la letteratura ci permette di osservare il Male da vicino e, se non di capirlo, almeno di scoprirlo.
Noto che anche a scuola i ragazzi sono più attratti da personaggi negativi e da storie affollate di cattivi. Del poema dantesco, per esempio, l’Inferno è la Cantica che appassiona di più rispetto alle altre due, e questo al di là della loro complessità sul piano teologico-filosofico. Nei Promessi Sposi non mi sembra che sia Lucia il personaggio femminile a intrigare di più ma Gertrude, forse per il suo dramma o la sua relazione galeotta con Egidio.
Credo allora che il villain interessi maggiormente quando si presenta come personaggio problematico.
8. Il premio NebbiaGialla riunisce ogni anno i migliori talenti italiani della narrativa crime. Cosa rappresenta per te questo premio?
È sicuramente un grande onore, perché questo prestigioso premio vanta i più importanti nomi del crime novel italiano.
Essere arrivato in finale è senz’altro una bella medaglia da appuntare sul petto.
Thriller Life ringrazia Danilo Pennone per la disponibilità
a cura di Alessandro Quadri Di Cardano e Patty Pici