Nato a Roma nel 1968, avvocato da anni, dall’esperienza personale Michele Navarra ha creato il personaggio di Alessandro Gordiani.
Come lui romano e penalista, Gordiani è il protagonista dei suoi nove romanzi, pubblicati a partire dal 2007.
I legal thriller di Michele Navarra, grazie anche alla sua capacità di ‘raccontare’ i tecnicismi della professione in modo lineare e diretto, hanno ottenuto numerosi riconoscimenti e vari premi letterari, tra i quali, nel 2022, il premio “Caravaggio”, con Una giornata cominciata male.
Nel 2023 ha dato alle stampe Il peso del coraggio (per la recensione di Ale87_book_funko, clicca QUI).
Thriller life ha intervistato Michele Navarra proprio in merito a questo suo ultimo lavoro.
1. In questo nuovo titolo della serie Il peso del coraggio che vede protagonista l’avvocato Alessandro Gordiani, affronteremo due casi strettamente collegati e molto ostici, quali un’accusa di pedofilia e il successivo caso di omicidio.
Parliamo di un caso che purtroppo si è presentato anche nella nostra realtà al quale hai avuto modo di assistere?
Purtroppo sì, anche se non nei modi descritti nel romanzo.
I casi si sono presentati singolarmente, del tutto sganciati uno dall’altro.
Nel libro, accorpandoli in un unicum narrativo, ho voluto far riflettere sul concetto di giustizia negata, sulla frustrazione di un’ingiustizia subita, sul concetto di bene e di male e su quanto sia labile il confine tra queste due categorie, su quanto in là si è disposti a spingersi pur di far combaciare la realtà con ciò che si ritiene giusto.
2. Il protagonista Alessandro Gordiani è un avvocato penalista sempre alla ricerca della vera verità. In aula è molto determinato e prende a cuore il suo lavoro.
Michele Navarra coltiva gli stessi principi in aula?
Assolutamente sì, anche se lui è molto più… coraggioso di quanto io potrò mai essere.
Nella mia realtà professionale quotidiana sono naturalmente costretto ad improntare il mio agire a quelli che sono i principi di prudenza e di efficacia.
Insomma, Gordiani rispetto a me può permettersi molto di più, tanto alla fine… non rischia nulla, perché nel caso si metta nei guai ci sono io pronto a salvarlo e a offrirgli un salvagente.
3. In tutta la narrazione viene esaminata anche la vita privata del protagonista. Il suo matrimonio, le sue sensazioni, le sue turbe verso la moglie.
Hai voluto rendere Alessandro Gordiani un uomo più reale e vicino ai lettori con questa apertura che sembra aumentare di titolo in titolo?
Ho semplicemente scelto di far “crescere” il protagonista nel corso dell’evolversi della narrazione, nel susseguirsi dei romanzi (con quest’ultimo siamo a nove).
Non è stata una scelta calcolata, ma del tutto naturale. Alessandro Gordiani cresce e si evolve, di romanzo in romanzo, come uomo e come professionista, un po’ come capita a ciascuno di noi nella vita reale.
Ultimamente mi è capitato di rivedere (per correggerlo in previsione di una prossima ripubblicazione con Fazi) il mio secondo romanzo, Per non aver commesso il fatto, edito da Giuffrè nel lontano 2010. Ho potuto notare i cambiamenti del protagonista nel corso del tempo…
In quel vecchio romanzo scritto una quindicina di anni fa Alessandro stava per sposarsi con Chiara, di cui era innamoratissimo… Se pensiamo invece alla loro situazione ne Il peso del coraggio… beh, direi che purtroppo il tempo passa per tutti e, come spesso accade nella vita reale, i sentimenti cambiano.
4. “Purtroppo, nella vita ci vuole coraggio, a volte si devono fare delle scelte, bisogna venire a patti con la propria coscienza e, soprattutto, bisogna rischiare.”
Ti sei trovato nella situazione di dover fare una scelta obbligata, rischiando il tutto per tutto?
Per fortuna non nei termini descritti nel romanzo. Spero davvero di non trovarmi mai a dover fare la scelta che invece Alessandro è costretto a compiere.
Se poi parliamo di “correre rischi”, questo è inevitabile nella vita professionale di un avvocato. Direi anzi che quasi ogni scelta comporta un rischio più o meno grande.
E posso assicurarti che è assolutamente impossibile prevedere in anticipo cosa succederà in un processo, quali saranno gli esiti delle tue decisioni, delle tue strategie difensive, insomma calcolare esattamente il rischio.
5. Alessandro Gordiani continua ad invadere il tuo spazio creativo? È un personaggio che può ancora raccontare molto o che ha esaurito le sue possibilità?
Spero che Alessandro abbia ancora tanto da raccontare ai lettori.
Poi ovviamente non so se questo accadrà davvero, perché scrivere un romanzo, come puoi facilmente immaginare, non è mai semplice.
Ma le idee ci sono, bisogna però metterle sulla carta e riuscire a creare una storia con un meccanismo che funzioni.
6. Se dovessi descrivere Il peso del coraggio in tre parole, quali sceglieresti?
Duro, avvincente, istruttivo. O forse d-istruttivo, chissà.
7. Come autore scrivi con dovizia di particolari, usando anche tecnicismi propri della professione del protagonista, avvocato penalista, senza far risultare il testo pesante o poco fluido. Uno stile sicuramente accattivante e contemporaneo.
Come scrittore hai una fonte di ispirazione che ti ha accompagnato verso la definizione del tuo stile assolutamente riconoscibile?
Fin da bambino, sono stato un lettore onnivoro. Ho letto di tutto, anche cose che francamente mi sarei potuto risparmiare. Il risultato è che non ho un autore di riferimento, una fonte di ispirazione, né peraltro ho alcuna pretesa di originalità.
Il mio obiettivo era raccontare in modo “esatto” e avvincente il processo penale italiano, cercando di spiegarne i meccanismi, senza mai appesantire la narrazione con inutili o eccessivi tecnicismi. Guai a scrivere un trattato di diritto e procedura penale, sarebbe stato un suicidio.
Io volevo soltanto che il lettore si divertisse, che comprendesse (nel modo più semplice possibile) la realtà in cui viviamo (senza scimmiottature dei processi di stampo anglosassone) e, soprattutto, che provasse il desiderio di andare avanti nella lettura (i complimenti più belli che ricevo sono quelli in cui mi dicono che non sono riusciti a staccarsi dalle pagine del libro e hanno fatto nottata pur di finirlo).
8. Ogni grande autore è spesso un lettore appassionato. Vivere nella scrittura, così come nel lavoro, di crimini e violenza, ti porta poi anche a scegliere titoli crime o la lettura diventa un modo per spaziare in altri mondi fantastici?
Come ti ho raccontato prima, sono sempre stato un lettore onnivoro e lo sono tuttora. Per darti un’idea, gli ultimi romanzi che ho letto sono stati “Sostiene Pereira”, due avventure “crime” di Jack Reacher, il bellissimo personaggio creato da Lee Child, e “Ferrovie del Messico” di Gian Marco Griffi. Più onnivoro di così…
9. Thriller, Noir e Gialli si trovano anno dopo anno sempre in vetta alle classifiche dei libri più venduti. Perché ci piace così tanto leggere storie che declinano il Male in tutte le sue varie sfumature?
Perché purtroppo il male assoluto esiste e ci spaventa, a volte addirittura ci terrorizza. E, volenti o nolenti, esercita (e ha sempre esercitato) su di noi un fascino in qualche caso irresistibile.
Leggere storie in cui alla fine il colpevole viene (in genere) scoperto e assicurato alla giustizia, in qualche modo ci aiuta ad esorcizzare il male. Sapere che l’ordine naturale delle cose è stato ristabilito con la cattura del responsabile ci tranquillizza, ci regala l’illusione (perché, ahimè, d’illusione si tratta) di essere al sicuro.
10. Prima di salutarci quale messaggio o augurio ti piacerebbe lasciare ai nostri lettori?
Non smettete mai di leggere, mi raccomando!
Ringrazio Michele Navarra per la disponibilità 😉
Grazie a voi per avermi voluto intervistare!
A cura di Patty Pici, Alessia, Elide e Rosaria