Il dossier Wuhan di Qiu Xiaolong

Dossier Wuhan

Il dossier Wuhan

Shanghai, Cina, 2020. La pandemia di coronavirus, partita da Wuhan, si diffonde rapidamente anche a Shanghai. La politica zero-Covid del partito si fa sempre più stringente, raggiungendo livelli inumani. Intanto, tre omicidi avvenuti nei pressi dell’ospedale Renji, minacciano di diffondere ancora più panico tra la popolazione. In uno scenario che rievoca “1984” di George Orwell (più volte citato insieme a “La fattoria degli animali” nel romanzo), l’ex ispettore capo Chen Cao, personaggio seriale di Qiu Xiaolong, viene nominato consulente speciale della squadra omicidi.

Tra deliziosi piatti e numerose citazioni poetiche della cultura cinese, l’ex poliziotto deve sbrogliare la matassa delle sparizioni violente in piena pandemia.

RECENSIONE

Il mondo sta impazzendo e diventerà sempre più folle. Incorreggibilmente plurale.
Louis McNeice.

Chen Cao è un ex ispettore della polizia, personaggio scomodo al partito, in quanto poeta che dice cose che potrebbero ledere la reputazione del governo.

In passato ha letto dei versi di una poesia che riprendeva Orwell e da lì la sua segnalazione.

Qiu Xiaolong, nato a Shanghai, ma residente negli Stati Uniti, in Il dossier Wuhan, racconta una situazione in Cina durante le restrizioni del lockdown, che va aldilà di ogni umana concezione.

In effetti, sono molteplici i riferimenti agli scritti più noti di George Orwell.

I cittadini sono controllati da telecamere in ogni dove, cyberpoliziotti, “grandi bianchi” (figure addette al contenimento del virus con misure estreme), e altri ancora.

Qualsiasi affermazione che tenda a sminuire o contrastare le decisioni del partito viene opportunamente messa a tacere, sia sul web che nella vita reale.

Tramite un’applicazione installata sui cellulari, è possibile risalire ai contatti tra gli individui.

Questo sistema di controllo viene chiamato “Amicizia nello spazio e nel tempo”, la più avanzata tecnologia di sorveglianza cinese.

Il coronavirus è solo un pretesto del partito per tenere la popolazione sotto scacco.

Dal Dossier Wuhan, l’originale, emergono verità agghiaccianti.

Condomini interi sprangati per non far uscire nessuno, impedendo così i soccorsi anche ai vigili del fuoco.

Bambini lasciati da soli perché i genitori sono in quarantena in un’altra città.

Donne incinte lasciate a morire fuori dall’ospedale perché in mancanza di un codice verde risalente alle ventiquattro ore precedenti.

Chi prova a raccontare la verità viene arrestato o, meglio, invitato “a bere un tè”.

Il protagonista sa di essere controllato, del resto è stato estromesso dal suo ruolo di poliziotto in quanto non simpatizzante per il partito comunista.

Chen non è molto tecnologico e ha bisogno di “traduzioni” da parte di Jin, la sua devota assistente, fondamentale nelle indagini e non solo.

Le cose a Wuhan sono molto peggio di quel che il governo voglia far passare, ma grazie a un contatto, Chen Cao scopre la verità che cercano di insabbiare e si fa carico di una missione molto importante: divulgare al resto del mondo la verità sulle misure adottate dal governo cinese durante la pandemia, sacrificando il singolo in nome del “quadro d’insieme”.

Una manovra politica, più che sanitaria.

Le intuizioni dell’ispettore-poeta sono determinanti per aiutare il viceispettore capo Hou a indagare sugli omicidi, nonostante le difficoltà comportate dalla diffusione del virus e dalle restrizioni.

Chen Cao ricorda Poirot: intelligenza raffinata e sopra gli altri, snoda i pettini del caso e lo risolve, rivelando infine ai suoi collaboratori i dettagli.

L’atmosfera che si respira ne Il dossier Wuhan è nostalgica e poetica.

Il clima di terrore e repressione in tutto il paese, la popolazione ingabbiata, arriva come una sferzata di vento gelido al lettore.

Si percepisce distintamente il conflitto del protagonista tra ciò in cui crede e ciò che è praticamente obbligato a fare e mostrare.

Il governo gli sta col fiato sul collo e pretende il suo aiuto per risolvere i casi, sfruttando il nome di un ex ispettore ben voluto tra la gente.

I personaggi sono ben congegnati, molto credibili.

Chen Cao, ad esempio, agli occhi degli altri personaggi è un semi-dio, rispettato e riverito, mentre l’autore si sofferma anche su dettagli che lo rendono più “umano” (la passione per il cibo, alcune insicurezze, il suo passato nel vicolo, le numerose citazioni di autori cinesi e stranieri).

Famoso, encomiabile, ma sempre ed estremamente umile.

Jin, d’altro canto, è acuta e delicata, non le sfugge nulla, specialmente se si tratta di accudire il suo capo.

Le descrizioni sono come fotografie: si ha la netta sensazione di quello che sta accadendo, le scene sono vive, i personaggi con uno scopo preciso, una funzione, descritti sinteticamente per rendere l’idea del momento.

Alcune scene sono impressionanti, sembrano di guerra, di epoche passate, ma sono accadute solo poco tempo fa.

Paradossalmente surreale.

I capitoli sono molto lunghi (sebbene intervallati da diversi paragrafi); all’inizio di ognuno di essi sono presenti citazioni di diversi autori, cinesi e non.

Accurati anche alcuni dettagli, come l’importanza di servire il tè agli ospiti, spesso menzionato in tutte le sue declinazioni (nero, verde, oolong, degli Otto Tesori).

I dialoghi si rivelano interessanti, arricchiti da infinite citazioni.

Il narratore è alla terza persona con punto di vista mobile, che si sposta da Chen Cao a Jin, a seconda dell’esigenza.

Nonostante sia un giallo, mantiene un ritmo adagiato, cadenzato sulle note asiatiche, introspettive e calme.

Sorgono delle domande: quale sarà il prossimo futuro di un paese tirato avanti unicamente da ricatti e terrorismo?

Come può farsi strada nel panorama mondiale continuando a tenere il popolo sotto scacco?

Insorgeranno prima o poi i cinesi o continueranno ad accettare il proprio destino come i protagonisti di Orwell?

Traduttore: Fabio Zucchella
Editore: Marsilio
Pagine: 256
Anno pubblicazione: 2023

AUTORE

Qiu Xiaolong, scrittore e traduttore, è nato a Shanghai e dal 1989 vive negli Stati Uniti, dove insegna letteratura cinese alla Washington University di Saint Louis.

La pluripremiata serie dell’ispettore Chen, dodici episodi, è stata tradotta in venti lingue e adattata per una popolare serie radiofonica di Bbc Radio, e diventerà anche una serie televisiva.

Di Qiu, Marsilio ha inoltre pubblicato i due romanzi che raccontano le storie del Vicolo della Polvere Rossa, e una raccolta di poesie dedicate a Chen Cao.

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