I sotterranei di Bologna di Loriano Machiavelli

I sotterranei di Bologna

I sotterranei di Bologna

Bologna svela la sua anima nera quando nelle acque dell’antico approdo del Battiferro viene rinvenuto il cadavere di Zodiaco Mainardi, detto Oroscopo, collega del sergente Sarti Antonio.

Era stato trasferito dalla Sicilia dove lavorava perché lo si pensava colluso con la mafia e, dopo la sua morte, nella sua casa è stata trovato un pacchetto di droga.

Ma Sarti Antonio non crede sia questa semplice soluzione a mettere fine alle indagini e la morte di altri personaggi lo convince ad andare a fondo e far luce su altri aspetti.

Durante le indagini conoscerà una Bologna che non si aspettava, quella sotterranea dei canali navigabili di epoca romana, delle fogne che creano collegamenti tra i palazzi nobiliari, chiese e conventi, e dei bolognesi che si rivelano sempre delle persone sorprendenti.

RECENSIONE

Di solito sottoterra si nasconde ciò che non si deve vedere. O di cui ci si vergogna. E forse perchè il sotto di Bologna è rimasto nascosto nei secoli, la sua storia e il suo mistero che si incontrano si sono conservati intatti. Il sotto, l’occulto, il buio rappresentano il mistero e sono il luogo deputato a mantenere i segreti.

Il commissario Sarti Antonio viene mandato nella periferia nord di Bologna dove alcuni ragazzini hanno scoperto un corpo che galleggiava nel Navile, un canale che scorre sotto la città insieme al rio Aposa ed esce alla luce del sole nel Battiferro, un approdo di epoca romana.

Il cadavere viene identificato come Minardi Zodiaco, detto Oroscopo.

L’ultima persona ad averlo incontrato è proprio Sarti Antonio.

Zodiaco era un suo collega, trasferito dalla Sicilia perché sospettato di collusione con la mafia.

Quando in casa gli trovano mezzo chilo di droga i sospetti diventano certezza.

Sarti però, non crede nella colpevolezza dell’amico per cui si getta a capofitto nell’indagine trovando una certa resistenza nell’ispettore capo Insignito Del Carmine.

Ma sul tavolo di sarti Antonio arriva anche la denuncia di un’arzilla anziana che ha assistito al pestaggio di alcuni extracomunitari da parte dei vigili urbani.

Sotto i portici di via Indipendenza, hanno pestato a suon di manganello, senza alcun motivo, i malcapitati.

Come se non bastasse, Vladimiro Cortesi, detto Caparèla, indagato per appalti truccati, riciclaggio di denaro e tangenti, muore in uno strano incidente stradale.

Era un ex partigiano che, insieme a Ferruccio Zaniboni, detto il sindaco (ora diventato parlamentare) aveva vissuto la Resistenza.

Insieme militavano nello stesso partito condividendo idee ed iniziative.

Nel loro ultimo incontro Caparèla aveva confidato a Zaniboni, di andare a Milano a prendere documenti importanti ma, sull’autostrada, un incidente sospetto l’ha fermato.

Zaniboni si rivolge a Sarti Antonio perchè di lui si fida soprattutto perché manca l’agenda dalla quale Caparèla non si separava mai.

Come sempre Sarti Antonio condivide le sue idee con l’amico Rosas.

I due sono complementari, sono il gatto e la volpe, il braccio e la mente: uno ha la memoria fotografica e l’intuito, l’altro la capacità di collegare gli elementi ed una cultura mostruosa.

Tra loro c’é un rapporto di odio/ amore ma non possono fare a meno della loro amicizia e del loro sodalizio.

È proprio Rosas a parlargli dei sotterranei di Bologna e di partire da lì per scoprire dove abbiano ucciso Zodiaco, alla ricerca di bossoli e tracce di sangue e, manco a dirlo, lui conosce chi può accompagnarli: Settepaltò, un senza tetto che conosce tutti gli accessi ed i tunnel che si snodano sotto la città.

Inizia così un viaggio

nei sotterranei della città, un mondo del quale noi che stiamo sopra sappiamo poco. Anzi, niente

e nel loro avventuroso vagare nei bui cunicoli maleodoranti, umidi e nei quali sembrano nascondersi insidie di ogni genere, il viaggio dei tre personaggi porterà alla scoperta di segreti che rischiavano di rimanere tali se nessuno avesse avuto la coraggiosa (e rischiosa) idea di cimentarsi.

C’è un tema unico nei gialli di Machiavelli, la giustizia con la maiuscola, che nelle aule dei tribunali come nelle vecchie stanze degli uffici della questura, é portata avanti da qualche sparuto magistrato coraggioso indotto a schierarsi sempre dalla parte del più debole perché cresciuto in un paese povero del sud oppure da una anziana signora che denuncia l’abuso di potere di finti vigili urbani.

Ma è la figura del questurino Sarti Antonio a rappresentare l’emblema della giustizia con la sua onestà, il voler cercare ad ogni costo il colpevole ed assicurarsi che la legge faccia il suo corso, credendoci fermamente.

Dona corpo e anima al suo lavoro, bevendo così tanti caffè che ormai soffre di colite cronica, parla da solo e non si cura di quello che indossa.

Si innamora di donne semplici ma forti, frequenta una prostituta perchè quando ha bisogno di lei basta solo una chiamata.

Il suo forte senso del dovere lo porta a far sì che anche i superiori si fidino sempre di lui e delle sue scelte.

Prerogativa di un buon questurino é non far capire agli altri di non sapere ciò che si vorrebbe tanto sapere

Sarti Antonio è una persona semplice, non è una cima, non ha il dono della sintesi ma é onesto e ha la memoria di un computer: gli serve chi prema il tasto e le cose gli diventano chiare.

A premere quel tasto in genere è l’amico Rosas così le indagini possono proseguire in un duetto davvero incredibile, esilarante ma davvero efficace.

E questa volta le indagini portano alla scoperta di ricatti e strozzinaggio, racket dell’estorsione, traffici di armi e droga, pulizia etnica, persino furti e traffico di oggetti sacri grazie proprio ai cunicoli sotterranei di questa Bologna sconosciuta ma affascinante.

Nei sotterranei di Bologna, dove le acque scorrono sotto la città felsinea, 85 km di canali percorribili che la attraversano senza che chi ci cammini sopra sappia mai della loro esistenza.

Ma c’é anche la Bologna dei portici e di San Petronio, di via Zaniboni e dell’università, la puzza e l’asfalto, la gente che corre e i bar sempre trafficati ma

dalle due alle quattro sembra che la notte di Bologna si addormenti, riposi. Due ore in attesa dell’alba. E’ il momento più gradevole o meglio, è tutto quanto di gradevole è rimasto alla città da offrire

Macchiavelli ci regala un personaggio che rimane nel cuore per la sua purezza d’animo così rara nella realtà e ancor di più tra l’inchiostro delle pagine, la sua scrittura ironica, impegnata e commovente strega ed ammalia.

Ne I sotterranei di Bologna, la narrazione coinvolgente è data da una voce fuori campo che dialoga con Sarti Antonio e solo con lui, quasi come fosse la voce della sua coscienza, altre volte è lo stesso questurino a parlare in prima persona rendendo così viva e ancora più brillante la lettura.

Editore: Einaudi
Pagine: 377
Anno di pubblicazione: 2023

AUTORE

Nato a Vergato il 12 marzo 1934, Loriano Macchiavelli è scrittore, drammaturgo, sceneggiatore, autore di pièce teatrali, racconti e romanzi polizieschi.

Nel 1997 ha iniziato una collaborazione letteraria con Francesco Guccini.

I più famosi tra i suoi racconti parlano delle indagini di una fra le coppie più originali del giallo italiano, quella composta da Sarti Antonio, un poliziotto credibile, onesto, tenace ma non particolarmente dotato nell’arte delle indagini e Rosas, ex parlamentare di sinistra, eterno studente universitario dotato di una mente analitica degna dei classici polizieschi.

Da questi racconti è stata tratta la mini serie TV prodotta da Rai2 2, Sarti Antonio brigadiere”.

Machiavelli ha condotto una trasmissione radiofonica in 13 puntate dei suoi racconti dal titolo “I misteri di Bologna”.

Nel 1997 con Macaronì, romanzo di santi e delinquenti, scritto a quattro mani con Francesco Guccini, ha vinto il premio “Alassio 100 libri” dopo essere stato finalista del premio “Ennio Flaiano” e del premio “Città di Ostia”.

Insieme a Marcello Fois e Carlo Lucarelli ha fondato il “Gruppo 13”, un gruppo letterario che ha in comune il genere poliziesco, nato per pubblicizzare e presentare alle CE nuove proposte. e con Renzo Cremante ha fondato e dirige la rivista “Delitti di carta” che si occupa del poliziesco italiano.

Dal suo primo romanzo Le piste dell’attentato (1974) ha pubblicato oltre 40 titoli, tradotti anche all’estero.

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