Questa intervista a Piergiorgio Pulixi è per noi un po’ speciale perché ci accompagna nell’inaugurazione del nostro sito.
Nato a Cagliari, Piergiorgio Pulixi ha al suo attivo decine di romanzi, alcuni facenti parte di serie amatissime dal pubblico, altri extra serie. Ha inoltre pubblicato diversi titoli anche con il collettivo Mama Sabot, di cui è parte integrante insieme a Massimo Carlotto.
E’ vincitore di numerosi premi, il più prestigioso è il Premio Scerbanenco nel 2019 con L’isola delle anime, l’ultimo è il Premio Franco Fedeli che si è aggiudicato nel 2021 con Un colpo al cuore e nel 2015 con Il canto degli innocenti.
Il suo ultimo romanzo Per mia colpa, è il noir con cui esordisce nella collana Giallo Mondadori, a cui è particolarmente legato perchè è proprio con un Giallo Mondadori cha da bambino si appassiona al genere.
Per mia colpa è’ un romanzo che mette al centro le donne: una, dalla vita apparentemente irreprensibile che scompare misteriosamente, la giovane figlia, che si mette sulle sue tracce, e la poliziotta, che non può fare a meno di prendere a cuore il caso.
Contattato dalla nostra redazione, Piergiorgio ha gentilmente accettato di rispondere alle nostre domande.
Il tuo ultimo libro Per mia colpa nell’empireo della storica collana giallo Mondadori è un grande riconoscimento.
Che effetto fa aver pubblicato li?
È di sicuro un grande orgoglio e un immenso riconoscimento. Questa collana ha avuto un ruolo di importanza capitale nella costruzione e nello sviluppo di una nicchia sempre più solida di letteratura poliziesca, che ha resistito al tempo e a innumerevoli tentativi di sminuire e delegittimare questo genere letterario tanto popolare.
È stato un contenitore capace di ospitare tantissimi autori che hanno fatto la storia di questo genere. Trovo che sia stata un’ottima idea quella di riportare in libreria la collana in occasione del suo novantesimo compleanno. Per me, sin da bambino, ha esercitato un fascino incredibile.
Forse il classico fascino del proibito, dato che inizialmente mi era proibito leggere quei libri gialli dalle copertine così violente, oscure e d’effetto.
Quando poi ho finalmente iniziato, be’, è stato difficile smettere.
Per mia colpa è un romanzo perfetto per il giallo Mondadori, è stato adattato per essere pubblicato in quella collana o è nato perché sapevi di pubblicare li?
Era una storia che avevo tra le mani da qualche tempo, che avevo scritto e riscritto non essendo mai davvero soddisfatto del risultato finale, sia a livello di scrittura che di struttura. Ci ho rimesso le mani in occasione dell’invito a partecipare alle celebrazioni del Giallo Mondadori, ripartendo da zero.
Mi sono concentrato di più sulla trama mistery, cercando di trovare uno stile che fosse molto immediato, scorrevole ma al tempo stesso elegante e profondo. Ho provato a rendere più limpida e suadente la voce della protagonista, e ho tratteggiato con cura il personaggio di Flavio Caruso, il suo partner, consapevole di quanto siano importanti in un giallo i comprimari. Mi sono molto divertito a scrivere questa storia e ho imparato tantissimo, abituato com’ero negli ultimi tempi a lavorare su romanzi più ampi e con tanti personaggi.
Hai scelto di raccontare la storia in prima persona, portandoci nella testa della protagonista Giulia Riva, una donna complicata con un amore travagliato, facendoci vivere le sue emozioni e le sue sensazioni.
Quanto è difficile passare dalla terza alla prima persona? Questo cambio di regia cosa ti offre in più e cosa invece ti manca?
Non è difficile la scrittura in sé, quanto trovare “la voce”, il “tono” e la “cadenza” della prima persona, perché la dovrai portare avanti per tutto il romanzo senza stancare e annoiare i lettori.
La prima persona regala un’intimità maggiore, può creare più empatia col personaggio, ma è senz’altro più complessa da gestire, soprattutto sulla lunga distanza. Inoltre, in un giallo, avere sempre la telecamera puntata solo e soltanto sul protagonista può diventare limitativo e complesso nello sbrogliare gli eventi di trama.
La terza persona ti permette di saltare molto agilmente da un personaggio all’altro e questo infonde più ritmo alla narrazione. Di contro, però, può risultare più fredda e asettica come narrazione e – se portata all’estremo – troppo labirintica e confusionaria. Uno dei talenti di chi scrive è proprio quello di saper scegliere al meglio quale sia il punto di vista migliore da adottare per quella determinata storia.
Quindi non è tanto un problema di come si scrive meglio – se in prima o in terza -, ma di avere l’istinto di trovare la giusta lente focale.
Il giallo è costruito come in tutti i tuoi libri in maniera precisa e senza lasciare nulla al caso, ma la sensazione che si ha leggendo Per mia colpa è che Giulia sovrasti la storia e diventi un’amica del lettore.
Cosa volevi comunicare ai tuoi lettori con questa storia?
Il mio obiettivo rimane sempre quello di far emozionare, evadere e intrattenere al meglio i miei lettori. Tutto è teso a questo, ed è l’obiettivo primario. Ovviamente ci sono tanti obiettivi corollari: in questo caso, volevo che la narrazione fosse permeata da riflessioni sui sensi di colpa, e sul modo che hanno di ancorare le nostre vite al passato, e dal tema dell’impossibilità – dal punto di vista filosofico e psicologico – di giudicare le altre persone dal di fuori.
Ogni persona in questo romanzo giudica e viene giudicata, ma quasi nessuno ha contezza del mondo interiore degli altri e dei mostri che si agitano negli animi delle altre persone. Quindi il giallo diventa doppio: c’è sicuramente l’indagine su una scomparsa, che avrà una sua risoluzione, ma è presente ancora di più un’indagine collettiva sui segreti e i mondi sommersi di tutti i personaggi della storia. Questo credo che faccia la differenza in un giallo psicologico. Vuoi arrivare alla verità del caso, ma anche a scoprire chi sono davvero i protagonisti, Giulia Riva in primis.
Ormai la Sardegna non la lasci più?
Ho impiegato più di dieci anni a capire come potessi descriverla al meglio, quindi direi di no. Perlomeno finché riuscirò a trovare modi sempre originali per raccontarla. Ciò non toglie che continuerò a esplorare anche tanti altri territori che mi affascinano.
Se dovessi indicare tre parole che ti rappresentano, quali sarebbero?
Immagino che tu intenda tre parole che mi rappresentano come autore.
Direi… attento, preciso e – spero – coinvolgente.
Se dovessi scegliere tre cose di cui non potresti mai fare a meno, ovviamente escludendo la scrittura, quali sarebbero?
Eviterò di essere banale e retorico, quindi al di là delle cose a cui tutti non rinuncerebbero, a partire dalla famiglia, ti direi: il mare (se possibile il mio); il caffè; l’esercizio fisico in mezzo alla natura.
Prima di salutarci e anzi, proprio per inaugurare un saluto d’eccezione, che messaggio o augurio ti piacerebbe lasciare ai nostri lettori?
Augurerei di trovare sempre il coraggio per essere felici e per seguire i propri sogni. Di vivere ogni giorno con cuore coraggioso e di non perdere tempo dietro a ciò che non ci appassiona fino in fondo o che non arricchisce le nostre vite, perché il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo.
E consiglierei a tutti di imparare a perdonarsi, perché spesso siamo verso noi stessi dei giudici implacabili. Amarsi, vuol dire sapersi perdonare e andare avanti, senza guardare costantemente indietro. “Il passato vive solo nel cuore di chi non ha il coraggio di affrontare il futuro”, come dice Strega nel prossimo libro.
ThrillerLife ringrazia Piergiorgio Pulixi
a cura di Alessandra Panzini e Leonardo di Lascia