Wilkie Collins
Maestro là dove si trattava di intrecciare situazioni (cit. T.S Eliot), Wilkie William Collins nacque a Marylebone, Londra, nel Gennaio del 1824.
Per omaggiare i duecento anni dalla sua nascita, Fazi Editori ha deciso di ristampare, in una nuova veste grafica, alcune delle sue opere rimaste eterne nello scenario della letteratura mondiale.
Figlio di un pittore di paesaggi e fratello maggiore dell’artista Charles Allston Collins, studiò giurisprudenza ma, pur ottenendo l’abilitazione all’avvocatura, preferì alla professione legale quella letteraria.
Prolifico autore di “narrativa sensazionale”, scrisse una trentina di romanzi, più di cinquanta racconti e numerose opere teatrali.
L’anno fortunato di Collins fu il 1851, l’anno dell’incontro con Charles Dickens.
Quest’ultimo era al culmine del suo successo letterario e direttore della rivista Household Words.
Dickens vide in Collins un ventiseienne promettente e gli propose di “intrattenere” i lettori tenendo viva la loro attenzione per intere sequenze narrative.
Da allora esplose il caso Collins, quello di un autore in grado di creare intrecci noir come mai nessuno aveva fatto fino a quel momento.
Wilkie William Collins si spense nel Settembre del 1889 ma con lui non si spensero i suoi capolavori, i suoi intrecci, le sue storie senza colpevoli e i suoi intrighi da dipanare, che arrivano dritti fino a noi a duecento anni di distanza dalla nascita del loro autore.
Nello specifico tre sono i testi che la Fazi Editore ha voluto rimettere in stampa.
Tre pietre miliari del lavoro di Collins.
La donna in bianco _ 1859/60 – 2024
La donna in bianco è un romanzo di Wilkie Collins pubblicato, a puntate nella rivista di Charles Dickens, tra il 1859 e il 1860.
Si tratta di una narrazione voluminosa che si compone di tre libri, o parti, nei quali viene sviluppato il punto di vista dei diversi personaggi.
È l’ultimo giorno di luglio del 1849.
L’estate londinese volge già al termine.
Il protagonista della prima parte è un insegnante di disegno: Walter Hartright.
Di rientro da una cena, nel pieno della notte, lungo la strada per Londra incontra una donna singolare, tutta vestita di bianco, come se si trattasse di un sogno.
La coincidenza vuole che il giovane stia per partire per il Cumberland, per insegnare disegno alle nipoti di Mr Fairlie, e la giovane donna venga proprio da quella zona e conosca la famiglia presso cui Walter sarà ospitato.
Questa prima parte è forse la più avvincente.
Collins ha saputo dosare bene dialoghi e descrizioni e aggiungere quell’elemento di mistero che, sicuramente, riuscì ad appassionare i lettori del tempo.
Con la sua scrittura, alquanto moderna per l’epoca, lasciava i lettori in suspense fino alla pubblicazione del capitolo successivo.
Tante sono le tematiche affrontate: il ruolo della donna in epoca vittoriana, i matrimoni combinati e le conseguenti implicazioni legali e finanziarie.
Il romanzo di Collins appartiene al genere sensation novel, disseminato da piccoli colpi di scena, incentrati sulla straordinaria somiglianza di due donne.
Senza nome _ 1862 – 2024
Quando le due sorelle Magdalen e Norah Vanston, alla morte improvvisa dei genitori, scoprono che questi non erano sposati, si trovano private di una cospicua eredità e costrette a guadagnarsi da vivere.
Ognuna dovrà fare affidamento sulle proprie risorse: mentre Norah, dimessa e ligia al dovere, si rassegnerà a una vita da governante, l’irresistibile Magdalen sfrutterà il suo fascino per farsi strada, determinata a riconquistare l’eredità al punto da prendere in considerazione la mossa più pericolosa di tutte: sposare l’uomo che detesta.
Sullo sfondo di questa contrastata vicenda, scandita da perizie legali e tradimenti, scambi di identità e giochi di coppia, emergono i personaggi, caratterizzati con maestria, di una storia intensamente drammatica, ma anche venata di umorismo.
Composto nella seconda metà dell’Ottocento, Senza nome risulta ancora attualissimo, non solo nella scrittura, ma anche e di più nelle tematiche trattate.
Il ritmo è quello tipico del maestro Collins, serrato e dinamico, pur trattandosi di un tomo bello grande.
La capacità dell’autore è quella di incollare il lettore alle pagine per sapere come si evolveranno storia e personaggi.
Grande punto di forza e modernità è il ruolo centrale che viene dato ai “cattivi” della storia.
Come non innamorarsi di Wragge, il capitano furfante, ma così pieno di intelligenza e ironia?
E come non vedere in sua moglie Magdalen l’eroina anticonformista per eccellenza?
Una donna frivola, che possiamo definire la sorella “cattiva” disposta a tutto, ma anche a prendersi le sue responsabilità.
La pietra di Luna _ 1868 – 2024
La pietra di Luna, prezioso e antico diamante giallo originario dell’India, dopo una serie di avventurose vicissitudini nel corso dei secoli, arriva infine in Inghilterra e viene donata a una giovane nobildonna di nome Rachel Verinder nel giorno del suo diciottesimo compleanno.
Il gioiello, di valore inestimabile, scompare in circostanze misteriose quella notte stessa e un famoso investigatore, il sergente Cuff, viene incaricato di risolvere il caso.
L’indagine, per quanto accurata, non porta a nessun risultato e causa, anzi, sgomento e confusione sia tra i membri della famiglia che nella servitù.
A fare da sfondo a questo giallo c’è una romantica storia d’amore.
Questo è il libro che fece conoscere l’autore a un pubblico più ampio.
Con questa sua prima opera, Collins, ha proposto un giallo investigativo di quelli che oggi si possono definire classici.
La Pietra di luna prenderà ancora la sua vendetta su voi e sui vostri
Frase emblematica, che incita il lettore a proseguire. Le spiegazioni delle storie, che si susseguono con vivacità, sono appesantite però da minuziose e maniacali descrizioni.
I punti di vista si alternano.
Interessanti sono le riflessioni dei personaggi e le spiegazioni che ognuno di loro è obbligato a dare.
Gli indizi, che Collins aggiunge uno dopo l’altro, sono di facile intuizione, ma il “padre del giallo” semina anche quelli falsi, tanto da indurre il lettore a trarre una soluzione, che poi si scopre errata e nasconde tutt’altra verità.
La figura di Collins è da sempre oggetto di studio.
È lui, per molti critici letterari, il mentore di tanti artisti che lo seguirono.
Wilkie Collins morì nel 1889, l’anno prima della nascita di Agatha Christie.
Egli visse in piena età vittoriana. Fu un autore prolifico.
I suoi romanzi ben rappresentavano un genere molto in voga nel XIX secolo: il feuilleton o romanzo d’appendice. Erano romanzi pubblicati a puntate con lo scopo di incrementare il numero di abbonati.
La Christie definì Collins “il padre del giallo moderno” in quanto le sue storie presentavano elementi mistery che incuriosivano e appassionavano i lettori.
Riusciva a disseminare nel corso della narrazione numerosi indizi, talvolta anche fuorvianti.
Ma cosa accomuna Agatha Christie e Wilkie Collins?
Un punto in comune tra questi autori è l’attenzione data alla personalità e al carattere dei loro personaggi, così come la tendenza a puntare il dito contro l’ottusità della mentalità sociale britannica.
Entrambi hanno saputo mettere in scena una gamma di personaggi differenti e di diversa estrazione sociale, dando grande rilievo alla loro sensibilità e al loro modo di pensare.
La donna in bianco, ad esempio, può essere considerato l’antesignano del legal drama, in quanto la vicenda viene narrata e sviluppata dal punto di vista di tutti i personaggi, come se fosse un interrogatorio o un processo.
Invece, in La pietra di luna l’indagine viene affidata a un detective: il sergente Cuff di Scotland Yard, che ricorda l’investigatore dickensiano Bucket nel romanzo La Casa Desolata.
Il tema dello scambio d’identità, gli intrecci sentimentali, le questioni legali fanno da sfondo a quel coup de théâtre che era tanto caro a Collins e che caratterizzava i suoi romanzi.
Quindi, Collins ha inaugurato un vero e proprio filone letterario da cui hanno preso spunto diversi suoi colleghi.
Ciò che cambia, ovviamente, nel corso del tempo sono la scrittura e le ambientazioni, ma chiunque scriva noir, gialli o legal drama, in qualche modo scrive rifacendosi a Collins.
Dopo i classici di Poe, Agatha Christie e altri nomi di eccellenza, nei quali chi leggeva arrivava insieme al detective di turno a scovare l’assassino, scopriamo che nei primi del novecento, la narrazione non è più lineare e pulita, ma viene introdotto l’elemento psicologico.
Vista la rilevanza di questo nuovo fattore, la struttura della narrazione prende una nuova piega.
Ne deriva anche un diverso approccio da parte del lettore, che deve mettere in conto gli aspetti interiori sia dell’assassino sia dell’investigatore.
Per ciò che concerne la storia dello sviluppo narrativo, si può parlare di una “rivoluzione” con George Simenon, che ribalta ancora una volta la struttura.
Lo scrittore belga introduce, infatti, gli approfondimenti relativi al crimine stesso, analizzando le cause che lo hanno generato, senza mai dimenticare di tenere in considerazione il contesto e la società, anzi, ricavando da essa e dalle sue problematiche le probabili motivazioni dei delitti.
Arrivando ai giorni nostri, si evince che l’informatica, i social e i nuovi strumenti a disposizione della scienza hanno mutato ulteriormente la ricerca della verità: l’investigazione viene immancabilmente coadiuvata dalla tecnologia.
Lo stile odierno dei gialli rispecchia il nostro tempo frenetico con dialoghi concisi ed efficaci e, spesso, coinvolgenti scene d’azione.
Quello degli scrittori attuali è uno stile più sintetico, rispetto a quello di Collins, una scrittura senza tanti fronzoli letterari che cattura e tiene alta l’attenzione del lettore.
Verso quale direzione sta andando il giallo attuale? Probabilmente verso il noir e il thriller psicologico.
E sulla psicologia dei personaggi, i giallisti contemporanei devono molto a Wilkie Collins che seppe tratteggiare dei ritratti vividi e realistici dei suoi personaggi.
I loro personaggi si muovevano in situazioni spesso intricate e grottesche che sapevano tenere i lettori in trepidante attesa del capitolo successivo.
A cura di Alessia Chierico, Emanuela Ferrara e Isabella Galeotti