Licia Troisi
Graditissima ospite di oggi nel nostro spazio dedicato alle interviste è Licia Troisi, indiscussa regina italiana del fantasy con milioni di copie vendute nel mondo, grazie alle saghe del Mondo Emerso, della Ragazza Drago, dei Regni di Nashira, di Pandora, di La saga del dominio, tutte edite da Mondadori.
Nata a Roma nel 1980, dopo la maturità classica conseguita presso il liceo Kant, la Troisi si laurea in Astrofisica con una tesi sulle galassie nane, e come astrofisica ha collaborato con l’Università di Roma Tor Vergata.
La luce delle stelle, letto e recensito qui da Claudia Pieri (Leggerefabene), è il suo primo thriller.
Licia Trosi ha gentilmente accettato di rispondere alle nostre domande:
ThrillerLife: A chi ti domanda perché hai scritto questo romanzo, hai risposto “perché me l’hanno chiesto”, secondo te, perché ti hanno chiesto di scrivere proprio un thriller e non un altro genere di romanzo?
Licia Troisi: Bisognerebbe chiederlo a Chiara Valerio, che mi mandò il famoso messaggio sul detective astronomo. In genere non mi pongo questioni sulle ragioni editoriali dietro la pubblicazione dei miei libri, quindi sinceramente non so: forse, come mi ha detto qualcuno, è un buon periodo per i gialli, forse è facile vendere un mio esordio nella letteratura per adulti. Spero solo vada bene perché mi sono molto divertita a scrivere questo libro.
TL: Tu sei una famosa e apprezzatissima autrice di fantasy molto amati anche dai ragazzi, ci sono dei punti di contatto tra i due generi ? E doversi rivolgere ad un pubblico adulto anziché a dei giovani, cosa cambia nell’approccio alla scrittura ?
LT: Credo che tutta la letteratura di genere abbia in comune una serie di strumenti che si usano per scrivere una buona storia: del resto, si tratta di libri che concentrano il divertimento per il lettore soprattutto sulla trama e sui personaggi.
Credo quindi sia questo il punto di contatto maggiore. Per quel che riguarda il pubblico, in realtà non mi sono posta grandi problemi: i ragazzi cui mi rivolgo solitamente sono sostanzialmente adulti per quel che riguarda le tematiche e il grado complessità del testo che sono in grado di recepire. Mi faccio solo problemi di linguaggio solo quando mi rivolgo a un pubblico davvero giovane. Anche in questo caso, quindi, non ho riscontrato grandi differenze.
TL: Per quanto riguarda l’ambientazione della storia si può dire che tu abbia “giocato in casa” dal momento che l’astrofisica è la tua materia, quali motivazioni ci sono alla base della tua scelta, oltre ovviamente alla conoscenza approfondita di tutto quello di cui tratti nel romanzo.
LT: Poiché avevo in mente un investigatore che nella vita facesse tutt’altro, avevo bisogno di metterlo in una situazione che lo costringesse ad indagare; volevo inoltre essere molto aderente al canone del libro giallo, e il delitto della stanza chiusa mi è sembrato venire incontro ad ambo le esigenze. Da questo punto di vista, l’osservatorio mi sembrava perfetto, perché è in genere un luogo isolato e con le sue regole. Inoltre, avevo voglia di raccontare com’è la vita di chi lavora ai grandi telescopi.
TL: “Il mondo della ricerca è un casino, un casino vero, e lo stesso vale per l’università. Ci vengono richiesti dei sacrifici incredibili e tutti danno per scontato che sia normale … dicono che non dovremmo lamentarci, e fare tutto il necessario per rimanere nel sistema. E il sistema è spietato.” Nel romanzo accendi i riflettori sul mondo della ricerca, denunciando lo sfruttamento e l’eccessiva competitività che caratterizzano l’ambiente e le condizioni lavorative dei giovani ricercatori, pensi che siano questi i motivi che spingono sempre di più i nostri giovani ad andare all’estero?
LT: Non credo. Queste sono le condizioni in cui si lavora ovunque, non è un problema tipicamente italiano. Quel che cambia è invece il trattamento economico: all’estero gli stipendi sono molto più alti, a volte ci sono anche ulteriori incentivi che dipendono dallo stato sociale del paese in cui si va a lavorare. In ogni caso, almeno un’esperienza all’estero è richiesta per chiunque voglia fare il ricercatore.
TL: Che tipo di reazioni ci sono state rispetto a questa denuncia ? Te le aspettavi? Era quello che volevi?
LT: Il libro è uscito da poco, quindi è difficile fare un bilancio, ma per ora non ho visto grandi discussioni sul tema, e, francamente, me ne aspettavo di più. Questa situazione è ben nota agli addetti ai lavori, ma meno per il pubblico generale. Questa tematica è stata sicuramente notata, visto che durante le presentazioni me ne si chiede spesso conto, ma aspetto di vedere cosa ne penseranno i ricercatori se e quando leggeranno il libro.
TL: Per un giovane ricercatore “la performance è l’unica cosa che conta”, pensiche questaaffermazione sia diventata una condizione universale, valida per tutti gli ambienti lavorativi e/o di studio ? E tu, nei tuoi panni di scrittrice, hai mai avvertito questo tipo di pressione ?
LT: Sì, è una condizione generale generata dal sistema capitalistico; bisogna fare sempre di più sempre meglio, il mondo lavorativo, almeno quello privato, è strutturato su questo principio. Io non ho mai ricevuto pressione esplicite in questo senso, ma evidentemente ho interiorizzato il modello, perché faccio davvero tante cose e inizio a risentirne. Sto cercando di impormi ritmi più blandi, anche perché altrimenti mi resta sempre meno tempo per scrivere, senza contare i tempi morti che sono necessari per ricaricarsi e stare bene con se stessi, oltre che per avere idee nuove.
TL:“Senza la curiosità che lo muove, l’uomo non è niente ” : la curiosità è quindi il motore delle nostre azioni, pensando ai ragazzi, come pensi che vada stimolata la loro curiosità? E l’Intelligenza Artificiale, di cui sentiamo parlare sempre più di frequente, che impatto potrebbe avere sulla curiosità umana ?
LT: Non credo ci sia bisogno di stimolare la curiosità dei ragazzi, sono naturalmente curiosi. Piuttosto questa curiosità non va frustrata, ma incoraggiata: spesso siamo infastiditi dalle loro domande, rispondiamo svogliatamente, ci aspettiamo che crescendo abbandonino l’entusiasmo per il mondo e per le cose. Per quel che riguarda l’IA, credo sia più che altro un supporto a tante attività umane; viene già ampiamente usata nella ricerca, ad esempio per riconoscere pattern che l’occhio umano non coglie o solo con una mole di lavoro superiore, quindi direi che sia un ottimo aiuto nella nostra impresa di comprendere come funziona l’Universo.
TL: Da astrofisica a scrittrice come si conciliano queste due professioni, sono vasi comunicanti o completamente staccate una dall’altra ? E quali sono, se ci sono, i punti di contatto tra le due ?
LT: In realtà, ho smesso di fare ricerca nel 2014, ma ho mantenuto il legame con le stelle tramite la divulgazione. In generale, spesso mi è capitato di prendere spunto da oggetti astronomici per le mie storie, e la disciplina che applico quando scrivo è la stessa che usavo quando studiavo all’Università o facevo ricerca.
Comunque, il punto di contatto più evidente è costituito dall’immaginazione e dalla creatività, che servono in ambo i lavori, anche se poi, ovviamente, si esprimono tramite strumenti diversi.
TL: Diversi studi e sondaggi affermano che i ragazzi di oggi sono più attratti dai social e dalle serie tv che da un libro. Quale consiglio daresti per avvicinare e far appassionare i giovani alla lettura ?
LT: Di entrare in libreria e lasciarsi incuriosire da quello che vedono, prendere un libro o un fumetto e provare a vedere come va. La promozione della lettura in Italia si fa puntando molto sull’etica: leggi che diventi una persona migliore. È un messaggio che su un ragazzo non ha molta presa; meglio far presente che, essendo un’attività che facciamo nel nostro tempo libero, leggere è prima di tutto una cosa divertente.
TL:” È che fare l’astronomo è un po’ come fare il detective: hai delle prove e devi tirare fuori la legge che le unisce. È un po’ la stessa cosa. Poi a me i gialli piacciono.” Gabriele è un personaggio che suscita un’immediata empatia nel lettore, facile da amare, per lui vedi un futuro come protagonista di altri thriller?
LT: A me piacerebbe e ho delle idee per un seguito; mi sono divertita a scrivere questa storia e vorrei continuare. Vedremo come andranno le cose.
TL: Prima di lasciarci, quale messaggio o augurio vorresti inviare ai lettori di Thriller life ?
LT: Di incontrare tante belle storie thriller sul loro percorso di lettori e che il loro autore preferito non smetta mai di scrivere.
Thriller Life ringrazia Licia Troisi per la sua cortesia e per la disponibilità.
a cura di Claudia, Rosaria e Alessia