Tra ironia e sete di giustizia, la nuova avventura del giornalista hacker Radeschi: intervista all’autore Paolo Roversi

Paolo Roversi è nato nel 1975. Scrittore, giornalista e sceneggiatore, vive a Milano. Con Marsilio, oltre agli otto volumi della serie di Radeschi, ha pubblicato il dittico Città rossa sulla storia della criminalità milanese degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta.

Ha vinto diversi premi letterari, fra cui il Premio Camaiore per la letteratura gialla 2007, il Premio Selezione Bancarella 2015, il Premio Garfagnana in giallo 2015 e il Premio Scerbanenco dei lettori 2020.

I suoi libri sono tradotti in otto paesi, tra cui Francia, Spagna, Germania e Stati Uniti. Collabora con quotidiani e riviste ed è autore di soggetti per serie televisive e cortometraggi.

È fondatore e direttore del NebbiaGialla Suzzara Noir Festival e del portale MilanoNera

In vista dell’uscita, il 23.01.2024, del nuovo romanzo “L’ombra della solitudine”, Marsilio Editore ha organizzato il 22 gennaio una piacevolissima serata, a cui ha partecipato come inviata di ThrillerLife, Federica Cervini.

Alle 18:30 presso il Teatro Menotti di Milano, Paolo Roversi stesso e Luca Crovi, quest’ultimo tra i massimi esperti in Italia di letteratura di genere, hanno presentato “L’ombra della solitudine”.

A seguire, l’autore ha intrattenuto a cena alcuni ospiti, proprio a quel “Paso de Los Toros” di Milano, ristorante che ritroviamo nelle pagine del suo libro e in cui si recano anche i protagonisti del romanzo.

È stata un’occasione speciale in cui parlare di letteratura di genere, delle storie crime preferite, di scrittura e ovviamente di questa nuova avventura tutta da scoprire grazie alla penna di Paolo Roversi.

Il giallo è stato letto e recensito per Thriller Life da Federica Cervini Qui

Paolo Roversi ha gentilmente accettato di rispondere alle nostre domande.

Thrillerlife: Nel tuo romanzo, Milano non è semplicemente uno sfondo, ma una protagonista di rilievo.

La menzione dei luoghi frequentati da Radeschi & Co. aiuta il lettore a immergersi nella vicenda, permettendo di esplorare la città attraverso le ambientazioni: Largo La Foppa, Viale Bligny, Alcatraz, Bar Basso, Paso de Los Toros, Piazza Bottini, lo IEO, fino a Via Lincoln nel Quartiere Giardino.

Traspare il tuo legame con la città che ti ha accolto, tu mantovano per origini. In che modo questa connessione con Milano contribuisce alla costruzione delle trame nei tuoi romanzi?

Paolo Roversi: La città è sempre protagonista al punto che non potrei (e non vorrei) ambientare altrove le storie di Radeschi. Il fatto poi di descrivere locali, luoghi, strade, secondo me aiuta il lettore a identificarsi e a immergersi nella storia.

TL: Il Giallone – la celeberrima Vespa del ’74 di Radeschi, unico mezzo che gli permette di sopravvivere nel traffico della metropoli – è diventata un’icona per i tuoi lettori, simbolo di libertà e fantasia.

Possiamo paragonarla nel significato metaforico di libertà e fantasia al maggiolone di Dylan Dog?

Paolo Roversi: Assolutamente sì!

TL: A partire dalla sinossi, in cui si cita il giornalista hacker, il pensiero vola alla più famosa hacker della letteratura gialla-thriller – cioè Lisbeth Salander – nonché al giornalista che le sta accanto – Mikael Blomkvist.

Nel tuo romanzo, ugualmente, accanto ad Enrico viene introdotto il nuovo personaggio Liz. A partire da questo parallelo, quali sono i tuoi autori di riferimento nel genere giallo-thriller e cosa leggi solitamente.

Nel corso della storia, ad esempio citi Manuel Vazquez Montalban nel capitolo 10 parte I, Don Chisciotte nel capitolo 9 parte III e Scerbanenco nel capitolo 10 parte IV. Quali sono per te altri riferimenti letterari significativi?

Paolo Roversi: Quello alla Salander è ovviamente un omaggio a uno dei personaggi letterari più riusciti degli ultimi anni. Quanto ai modelli, oltre a Vazquez Montalban  e Scerbanenco, non posso dimenticare di citare Don Winslow, un vero maestro.

TL: Parlaci dei personaggi femminili del tuo romanzo: Amanda (la compagna di Enrico), Carla Rivolta (l’agente che affianca Sebastiani), Marika (la “svalvolata” cugina di Enrico), Liz (novella Mercoledì Addams) – ed in generale del rapporto di Enrico con le donne nei tuoi romanzi.

Paolo Roversi Sono tutte donne forti e determinate. E Radeschi, spesso, ne è travolto. In tutti i dieci romanzi della serie è così e sono sicuro lo sarà anche in futuro!

TL: Parlaci dell’importanza e del valore della musica nei tuoi romanzi: faccio riferimento in prima battuta al maestro Paolo Conte (che Enrico ascolta), ma anche alla musica più in generale (nel cap. 12 parte I citi Lucio Battisti quando Enrico ricorda “le discese ardite e le risalite” circa il corpo di Amanda).

Paolo Roversi: Il cantante preferito di Radeschi, sin dall’inizio, è Paolo Conte e, infatti, uno dei titoli dei romanzi è Blue Tango in onore proprio del cantante astigiano. Per il resto mi piace inserire canzoni o riferimenti ad autori che stimo come ad esempio Enzo Jannacci.

TL: Alle spalle di Enrico intravediamo Fuster, che conosciamo appieno solo nel suo modo di parlare – che avviene essenzialmente per proverbi. 

Per citarne qualcuno: al cap. 7 parte II “A pensare male si fa peccato”, al cap. 9 parte II “In discesa tutti santi aiutano” e poi “Il lupo perde il pelo ma non il vizio” … e moltissimi altri. Che funzione hanno i proverbi, cioè la saggezza di un popolo, nella formazione dei tuoi personaggi?

Paolo Roversi: Molta. E Fuster, in particolare nel romanzo “Niente baci alla francese”, ne fa un uso smodato. Poi col tempo l’ho un po’ allontanato dall’azione ma era venuto il momento di rivederlo insieme ad Enrico.

TL: IL tuo romanzo è un omaggio al chihuahua Rimbaud; nelle pagine compaiono in realtà moltissimi animali e cioè il labrador Buk, i 2 chihuahua Rimbaud e Bernadette, l’iguana Iris, i pappagalli verdi, i pipistrelli.

Quale è il tuo rapporto con gli animali – a partire dalla sofferta e dolcissima dedica di questo romanzo “A Rimbaud un angelo con la coda” nonché alla nota che lasci ai lettori in conclusione del tuo romanzo.

Paolo Roversi: Gli animali fanno parte della nostra vita. Diventano famiglia. E quando racconti una storia non puoi non parlarne.

TL: Nel romanzo coesistono più trame principali: da un lato la vicenda del Danese e di sua figlia, dall’altra la morte di Amanda.  Si tratta di due situazioni di mancanza che si sviluppano e intrecciano nella vita di Radeschi – e poi c’è l’assalto al portavalori al casello di Melegnano.

Creare più trame è una strategia utile a creare suspence e ad attirare l’attenzione del lettore: quando scrivi parti già con l’idea nella mente di più sottotrame? E come riesci poi ad amalgamarle nella stesura del testo?

Paolo Roversi: Sì, io pianifico ogni cosa prima di mettermi a scrivere: la storia principale e quelle secondarie. In questo modo riesco a gestire la narrazione in maniera efficace piazzando al momento giusto i colpi di scena.

TL: So che insegni in una scuola di scrittura: a tale riguardo quali sono i consigli che daresti a chi vuole diventare uno scrittore

Paolo Roversi: Leggere tantissimo: il miglior consiglio in assoluto.

TL: Prima di salutarci, quale messaggio o augurio vorresti inviare ai lettori di Thriller life?

Paolo Roversi: Grazie per l’ospitalità e continuate a leggere e a promuovere i gialli!

Thriller Life ringrazia Paolo Roversi per la gentilezza.  

a cura di Federica, Rosaria e Alessia

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