La recluta
1987. Il Rancho Santa Elena, nella California Meridionale, sembra un paradiso idilliaco, almeno fino a quando una serie di strani crimini minaccia di disgregare il tessuto sociale della città.
A una sequenza di misteriose aggressioni ai danni degli operai della zona si aggiunge il ritrovamento del cadavere di un ricco venditore immobiliare.
Mentre il detective Benjamin Wade e l’esperta forense Natasha Betencourt si battono per trovare un filo comune tra questi crimini, tutti si chiedono: “Perché loro? Perché lì? E perché in quel momento?”.
Il detective si concentra su una feroce banda di giovani suprematisti bianchi. Scopre che il gruppo è collegato a una rete terroristica molto più ampia, che utilizza una nuova tecnologia chiamata Internet per diffondere la sua ideologia, pianificare attacchi e fare proseliti.
Mentre l’indagine di La recluta si allarga, il detective è costretto a confrontarsi con una serie di verità scomode su se stesso e sulla sua comunità, che fino a quel momento aveva ignorato.
RECENSIONE di Federica Cervini
Anno 1987, Rancho Sant’Elena, Sud della California.
Loro sono qui per via di un errore. Non appartengono al nostro paese. Stiamo vivendo un errore.
queste le parole riferite da un gruppo di americani bianchi a ispanici, asiatici ed ebrei che si sono trasferiti al Rancho, e che rendono conto dell’atmosfera di odio e razzismo di cui è pervaso il romanzo.
Un giovane 15enne è la recluta scelta con un marcio lavaggio del cervello e indottrinato da un gruppo di fanatici che non sopportano la presenza degli immigrati in California.
Parole di odio scritte con vernice spray appaiono sui muri della città (“Vietnamiti musi gialli”, “Mangiafagioli del cazzo”), oltre a frasi inneggianti alla superiorità degli americani rispetto alle minoranze presenti sul territorio.
Se la Polizia non interverrà a sedare gli animi al più presto, l’odio supererà i confini delle parole per trasformarsi in atti di violenza, sulla base della convinzione che se non si agisce in breve tempo…
loro saranno più di noi
e c’è persino chi si tatua la parola “odio” sulle nocche delle mani.
Gli ispanici sono disprezzati, così come i molti asiatici trasferitisi al Rancho (la guerra in Vietnam è una ferita ancora aperta nella mente degli americani), gli ebrei invece sono detestati perché considerati i possessori della gran parte del denaro circolante:
Gli ebrei controllano tutto: le banche, le lobby a Washington, gli affari, le scuole
Ne La recluta, vengono descritti uomini d’affari del ceto medio che votano i politici raccomandati dal Reverendo – una sorta di burattinaio che riesce a gestire le menti di moltissimi americani tessendo una infinita rete di odio, unico baluardo a difesa dei “puri” americani.
Gli orientali sono i musi gialli, i neri sono negri sangue sporco: come sopravvivere in questa situazione che è una bomba ad orologeria pronta ad esplodere?
Come dormire la notte sapendo che fuori casa ci sono razzisti pronti ad aggredire persone innocenti al fine di “pulire” la città?
L’aspetto più interessante di “La recluta” è la descrizione del conflitto razziale esistente e la crescita di capitolo in capitolo della tensione e della paura.
Il lettore sa fin dall’inizio che scoppierà una “guerra” in città, e conosce i colpevoli sin dalle prime pagine del romanzo.
Non si assiste quindi a una caccia ai criminali, né vi è nelle pagine la suspence di individuare chi sia il delinquente, ma la costante minaccia e la magnetica fascinazione dell’imminente scoppio della violenza, dovuta all’odio razziale esistente.
È curioso scoprire che i protagonisti sono alle prime armi con Internet e l’invenzione di
un nuovo congegno che si chiama modem, che utilizza una linea sicura a cui si può accedere solo tramite password
il Reverendo ha indovinato il potenziale di questa nuova tecnologia che gli permette di stabilire un contatto con decine di migliaia di americani, garantendo il totale anonimato sul territorio – così che ogni
patriota ariano cristiano in Nord America o persino nel mondo
può ascoltare i suoi sermoni ed interagire con lui.
Si tratta di strumentalizzare menti e diffondere la cultura della superiorità, condividendo i principi di una lotta che salverà la nazione americana dall’invasione dello straniero.
Impossibile non empatizzare con tutti gli stranieri contro cui il Reverendo chiama alla guerra: si tratta di coloro per i quali l’american dream non si è realizzato e per i quali l’impegno nel lavoro, il coraggio e la determinazione a inserirsi non sono bastati per costruire una vita nel Nuovo Mondo.
Linh e i suoi genitori rappresentano questa cruda realtà fatta di sollecitudine nel lavoro in negozio e di sconfitte; accanto a loro si schierano i bianchi “buoni” Natasha Betencourt (medico legale) e Benjamin Wade (detective), ma neppure il loro sostegno riesce a fermare il Reverendo, la recluta e la guerra che sta per scoppiare.
Appassiona il lettore di “La recluta” l’analisi delle sensazioni che gli immigrati vivono a Rancho Sant’Elena: la descrizione della fatica nel doversi adattare a vivere in un altro Paese, la rabbia per le ingiustizie quotidiane, la vergogna per gli affronti subiti e l’amarezza della violenza che dilaga.
Non ultimo il loro riconoscere tristemente che esiste una giustizia diversa a seconda del colore della pelle o della provenienza.
Ma siamo poi proprio sicuri che l’autore stia parlando dell’America della fine degli anni ’80?
O sta forse descrivendo una situazione ancora molto attuale?
Basti pensare alla campagna politica condotta da Trump nonché al fiorire negli USA di decine di sette pseudoreligiose che vivono e alimentano l’odio interrazziale.
In sintesi, elementi chiave del romanzo sono la descrizione della situazione di odio nei confronti degli stranieri da parte di alcuni americani, la tensione che cresce per l’imminenza dello scoppio della violenza fra le strade, la capacità di strumentalizzare le giovani menti di fragili adolescenti che vogliono essere accettati dal mondo dei grandi.
Traduzione: Alfredo Colitto
Editore: SEM
Pagine: 432
Anno pubblicazione: 2023
AUTORE
Nato e cresciuto in California, Alan Drew ha viaggiato moltissimo in Europa, Asia e Medio Oriente.
Per tre anni ha insegnato letteratura inglese in un liceo privato di Istanbul, dove è arrivato appena quattro giorni prima del devastante terremoto del 1999.
Quell’esperienza gli ha fornito l’ispirazione per il suo primo romanzo, Nei giardini d’acqua, che è stato tradotto in svariate lingue.
Vive a Philadelphia con la moglie e i due figli, dove insegna scrittura creativa alla Villanova University.