Iris Bonetti
Grafica per lavoro, scrittrice per passione, Iris Bonetti classe 1970 nel 2011 ha fondato una Casa Editrice per bambini, per la quale ha svolto il lavoro di grafica, oltre a scrivere alcune storie per i più piccoli. La Genesi del Male, partenza di una serie di indagini con Leonardo Landi, è il primo romanzo thriller che scrive per Delos Digital.
Qualche verità su Iris
Qual è stata l’idea germinale del titolo?
La genesi del male è una storia che, a differenza delle altre, non ha sedimentato ma è arrivata di getto. Io stessa ne sono rimasta sorpresa, data la complessità della trama, ma è chiaro che la mente elabora anche sul piano inconscio suggestioni che lasciano delle tracce, per poi restituircele sul piano cosciente. Tra queste tracce ci sono senz’altro l’interesse che ho riguardo alcuni orfanotrofi, dove tanti bambini ancora oggi vengono abbandonati a se stessi, privati di quell’affettività necessaria a una crescita equilibrata, e la psicologia, uno degli studi che avrei voluto intraprendere, in particolare orientato ai rapporti famigliari tossici.
Al fine de La Genesi del male, ho modellato il mio protagonista, Leonardo Landi: un uomo irrisolto, dal passato traumatico. Un uomo sfiduciato e chiuso con una serie di domande sulla propria vita a cui dare risposte. Risposte che arrivano solo alla fine del romanzo e che portano con sé un peso per lui insopportabile.
Tutte le vittime del romanzo vengono ritrovate con indosso un oggetto: una pecora. Qual è il legame tra questo feticcio e Iris, se ne esiste uno?
Il feticcio che viene lasciato su ciascuna vittima, ossia un ciondolo a forma di pecora legato a un filo di lana rosso, che porta il protagonista, Leonardo Landi, a ribattezzare l’omicida “il pastore”, è un dettaglio che è arrivato solo successivamente. Non è legato a qualcosa che appartiene a me o al mio passato, piuttosto a una storia antica che ho scoperto e che mi ha conquistato. Purtroppo il rivelarla sarebbe un imperdonabile spoiler. Quello che posso dire è che ho trasformato qualcosa di poetico e fiabesco in qualcosa di orrido e atroce. Ai lettori scoprirlo.
Come mai la scelta di un cronista investigativo bello e carismatico?
Inizialmente il protagonista, Leonardo Landi, lo avevo immaginato come un ispettore di polizia. Solo in seguito, su suggerimento dell’editor, l’ho cambiato. Devo ammettere che è stata una scelta vincente. Mi ha consentito di arricchire il rapporto tra lui e la polizia e farlo agire con una libertà che solo un giornalista può avere. Per il resto, scegliere di caratterizzarlo come un uomo cupo e incompiuto è stato fisiologico all’inserimento in una trama dalle tinte forti e nere, in previsione anche di un percorso evolutivo che ho in serbo per lui con un finale a sorpresa. Perché anche bello e carismatico? Perché mi piace quel conflitto tra lui e il mondo femminile. L’idea di un uomo che attrae le donne che lui stesso rifugge.
Da grafica per storie dedicate ai bambini ad autrice di romanzi thriller. Da dove proviene la voglia di scrivere un romanzo come La Genesi del Male?
Deriva principalmente dalla mia passione per il genere horror. Come racconto spesso, sono cresciuta a pane e film horror. Mia madre ha iniziato a farmeli vedere sin dalla tenera età. Era un momento piacevole da condividere insieme e nel quale non avere più paura. Da qui il passo è stato breve. Sono passata ai romanzi thriller quasi da subito, soprattutto quelli psicologici, mia grande passione. Come detto prima, questa storia non l’ho scelta o voluta, è arrivata come un lampo a ciel sereno. Si vede che tutti i film e le letture fatte, sommate agli interessi maturati negli anni, l’hanno modellata fino a farla emergere in tutto il suo orrore. La Genesi del Male è forse qualcosa che avrei voluto leggere.
Da uno a dieci, dove dieci è l’inferno, quanto hai paura della tua mente criminale?
In realtà credo di essere l’essere più pacifico del mondo. Ho un carattere pacato e mite. Forse è per questo che la mia mente riesce a partorire atti criminali simili, per la regola del dualismo insito in ciascuno di noi. Forse se si interrogasse un vero serial killer, si scoprirebbe un orientamento alle storie d’amore. Chi può dirlo?
Ne La Genesi del Male sottoponi il protagonista alla psicoanalisi regressiva. Quanto credi in questa possibilità di poter alterare o far riaffiorare momenti assopiti e dimenticati?
La psicoanalisi regressiva è una materia che da sempre mi affascina: la capacità di scavare in profondità nel passato delle persone, permettendo di riportare a galla quei ricordi dormienti messi da parte dall’esperienza dissociativa della mente, nel tentativo di proteggersi. È una pratica per cui mi sono a lungo documentata e in cui credo moltissimo, tanto che mi piacerebbe un giorno sottopormici io stessa. Chissà cosa verrebbe fuori da questa testolina folle.
Ho paura a chiederti se hai progetti. Sicuramente incroceremo ancora il Landi. Hai altro che bolle sotto quella chioma rossa?
Sì, Leonardo Landi tornerà presto con un nuovo romanzo e una nuova indagine che lo vedrà occupato nel mondo del satanismo e di rituali occulti. Questa volta sarà ambientato interamente nella sua Toscana, terra di esoterismo. Nel frattempo sto iniziando la stesura di un romanzo molto impegnativo, che ho nel cuore da un paio di anni e che sento ora il bisogno di tirare fuori. Anticipo che non sarà di genere thriller, ma una storia drammatica e di amore che attraverserà il tempo. La parte noir dentro di me la manderò per un po’ in vacanza.
Lasceresti un consiglio di lettura per tutti coloro che leggeranno questa intervista su Thriller Life? E un consiglio per gli aspiranti autori?
Di consigli di lettura in tema thriller ne voglio dare due. Il primo è Babysitter di Joice Carol Oates, un thriller non ansiolitico che mi ha trascinato all’ultima pagina, e parliamo di un bel tomo. La scrittura fluida e accattivante di questa autrice americana famosa, ma che in realtà io non conoscevo, è stata una bella scoperta. Il secondo consiglio è il thriller Una di famiglia, di Freida Mc Fadden, coinvolgente da matti e con un esemplare colpo di scena finale che mi ha spiazzato.
Qualche consiglio per gli aspiranti autori? Mai demordere; puntare alla qualità appoggiandosi a degli editor professionisti, anche in caso di pubblicazioni in self, e leggere come dei forsennati.
All’interno di un orfanotrofio pressoché abbandonato vive il giovane Ioan, uno degli otto bambini rimasti soli alla mercè di Olga, sadica tutrice.
Decenni dopo a Torino viene trovato il cadavere di un senzatetto, con la pelle del volto divelta e appoggiata come una maschera macabra su una gamba. Al collo, un pupazzetto di pecora appeso con un filo di lana rossa. È la firma del pastore, un pluriomicida sulle cui tracce è da tempo, oltre alla polizia, anche il cronista investigativo Leonardo Landi, voluto dall’ispettrice Laura Pacini.
Landi non è solo dotato di uno straordinario intuito, ma ha un dono speciale: la capacità di cogliere frammenti di eventi che devono ancora accadere, attraverso immagini che sin da piccolo raffigura in disegni appena abbozzati. L’ultimo di questi, è l’uomo puzzle. Nel corso della complessa indagine, Landi non mancherà di dare un significato alla figura enigmatica che la sua mente ha generato, aprendo un varco su una verità agghiacciante del suo passato, fino alle radici stesse del male.
Diabolicamente malefica. Nelle prime pagine la scrittura della Bonetti si presenta cruda e perfida
Alcune stanze cieche si aprivano alla loro sinistra come bocche fameliche
di uno stomaco sommerso…
I personaggi, si affacciano nella storia affascinanti e determinati, ma scavando nella loro intimità si scoprono complessi e fragili.
Un carosello di emozioni e colpi di scena. Ben architettate e descritte con sapienza le ambientazioni, tra Torino passando per Firenze arrivando fino nel Galles.
L’epilogo? Lascio solo l’ultima frase :
Ti insegno a odiare tuo padre.