L’uomo senza una scarpa
Recensione di Alessandro Quadri di Cardano
Un omicidio apparentemente banale, un cadavere ritrovato nel cortile di un condominio borghese a Milano, viene affidato al commissario Biondo e alla sua squadra. Le indagini si rivelano più complesse del previsto, con testimoni riluttanti, un condomino irrintracciabile e una scarpa scomparsa.
E a complicare la situazione, il commissario sta attraversando una crisi esistenziale, è distratto, svogliato, troppo concentrato sui suoi problemi sentimentali. Toccherà quindi all’ispettore Gigio Martinoia, prossimo alla pensione, e all’agente Giusy Garofalo, italiana di origini etiopi, ricostruire spostamenti, verificare alibi, immaginare moventi.
E indagare i legami tra i sospettati, tra false piste e storie lontane nel tempo e nello spazio.
Recensione
L’uomo senza una scarpa si presenta come un romanzo giallo deduttivo dall’impianto classico: omicidio, indagine e soluzione.
Il protagonista, il commissario Enzo Biondo, è un uomo tormentato dal proprio passato, vittima delle ferite che la vita gli ha inferto.
Si porta dietro un grave lutto legato all’infanzia, che lo ha spinto a diventare poliziotto.
Nonostante questo, però, non ha mai osato indagare sul proprio passato, frenato dalla paura di ciò che avrebbe potuto scoprire.
Ormai sulla cinquantina, Biondo si sente finalmente pronto a fare il grande passo e ad impegnarsi in una vera storia d’amore (meglio tardi che mai!).
Questo traguardo è possibile grazie all’incontro con la sfuggente giornalista Beba Blondel, partendo da una misteriosa indagine proprio in quel di Palermo, città dove Enzo è nato e dove, tra l’altro, si è svolta la tragedia che ha segnato la sua vita.
Distratto dai suoi mali d’amore, Biondo trascura l’indagine e la passa in mano al collega Martinoia e alla giovane agente Giusy Garofalo.
Purtroppo, nonostante le loro migliori intenzioni, il caso si trascina e non avanza, perdendosi dietro alle dicerie e ai pettegolezzi che si intrecciano tra le persone che vivono nel condominio dove è stato rinvenuto il cadavere.
Lo stile de L’uomo senza una scarpa è fluido, i dialoghi convincenti e le relazioni tra i tre membri della squadra di polizia ben connessi, anche se si sarebbe potuto approfondire meglio la figura di Giusy.
Il principale elemento de L’uomo senza una Scarpa consiste invece nell’analisi introspettiva del protagonista, il commissario Biondo, che nelle sue rigidità mentali si mostra molto umano, suscitando empatia.
Ciononostante, il romanzo non riesce a convincere totalmente, forse perché, come Biondo, anche i lettori finiscono per distrarsi pensando a Beba.
Infatti, l’impasse amorosa del protagonista, invece di rafforzare la vicenda, finisce per ostacolarla, impedendo tanto a lui, quanto ai lettori, di concentrarsi sulle indagini.
Il caso, dopo diverse incertezze, viene finalmente chiuso quando Biondo riesce ad imboccare la strada lungamente attesa.
Il ritorno di Beba permette di chiarire anche l’annosa questione amorosa, ma anche di risolvere quella legata al passato del Commissario.
Questa soluzione, sebbene prevedibile, regala comunque un risvolto inatteso, salvando così le sorti un po’ sotto tono del romanzo.
Editore: Todaro Editore
Pagine: 304
Anno pubblicazione: 2024
Salvo Barone è nato a Palermo, ma risiede a Como insieme a moglie e figli.
Laureato con lode in Scienza Politiche, ha scritto una tesi sui Mezzi di comunicazione di massa. Ciononostante, ha fatto il bancario per 36 anni.
Nel 2010 fa il suo esordio letterario pubblicando Le regole del formicaio (Todaro Editore) con protagonisti il commissario Efisio Sorigu e l’amico Stefano La Duca.
A questi stessi personaggi dedica un prequel nel 2012, dal titolo Una giustizia più sopportabile.
Nel 2017 esce un racconto lungo, intitolato Confessioni di un malandrino, sempre per Todaro Editore.
Nel 2020 crea il personaggio del Commissario Biondo in Cani da riporto, che ritroviamo in L’uomo senza una scarpa.