La torre nera di Louis Bayard

La torre nera di Louis Bayard, copertina
“Ognuno sceglie il proprio messia. Non c’è mai una spiegazione per la fede delle persone.”

La torre nera

Recensione di Camilla Tosti

Parigi, 1818. Hector Carpentier è uno studente di medicina piuttosto indolente, vive con la madre vedova nella loro casa signorile – che però ha visto giorni migliori – nel Quartiere Latino di Parigi. La sua vita scorre tranquilla e ripetitiva nella Francia della Restaurazione che, come lui, sembra preferire la quiete e la monotonia del presente agli sconvolgimenti del recente passato.

Ma quando il famosissimo Vidocq, terrore della malavita parigina, ex criminale, ora investigatore, fondatore e capo di una nuova forza di polizia che agisce perlopiù in incognito, maestro di travestimenti e di astuzia, bussa alla sua porta, il povero Hector non può far altro che seguirlo.

Il suo nome, infatti, è stato trovato nella tasca di un uomo ucciso, e Vidocq vuole capire perché. Nessuno dei due si aspetta, però, che quella cominciata come un’indagine di routine li porterà a confrontarsi con uno dei misteri più grandi della storia francese: la presunta morte di Louis-Charles di Borbone, legittimo erede al trono di Francia, figlio di Maria Antonietta e del re Luigi XVI, rinchiuso nella famigerata prigione della torre nera dal governo rivoluzionario.

O, almeno, questa è stata a lungo la versione ufficiale, ma sono in molti, nella Francia di Luigi XVIII, a sperare nel ritorno del giovane, e altrettanti a temerlo.

Recensione

Tutti coloro che si sono ritrovati a seguire, per dovere o anche per piacere, un qualsivoglia corso di storia, dai primi anni di scuola alla maggiore età, sanno che un argomento di fondamentale importanza è e sarà sempre la Rivoluzione Francese, per le sue infinite ripercussioni civili, politiche ed economiche.

Quello che, tuttavia, non siamo stati abituati a fare è toccare con mano ciò che la situazione di quegli anni ha contribuito a creare negli uomini: la psicologia profonda, a volte oscura, di coloro che quel periodo l’hanno vissuto, non solo studiato.

La loro quotidianità.

Protagonista indiscusso di La torre nera è Eugène-François Vidocq che, come da prassi oramai consolidata, è un personaggio realmente esistito ed è considerato il padre fondatore dell’investigazione scientifica.

Dobbiamo sempre ricordare che la Storia è molto crudele, soprattutto verso i figli dei regnanti che sono stati deposti o che sono semplicemente indesiderati.

Louis Charles di Borbone è, purtroppo, uno di questi. Egli viene isolato dai propri cari, affidato per la rieducazione a un ciabattino e chiuso in una stanza senza luce.

Di Charles si perdono inevitabilmente le tracce, ma se ne documenta la morte certa.

Tutti sappiamo, però, quanto fosse facile far sparire una persona in quegli anni.

È proprio in virtù di questa incertezza sulla fine della vita di Charles che Louis Bayard studia, costruisce e intesse questo La torre nera, a mio avviso un thriller storico spettacolare.

I personaggi, dei quali conosciamo non solo i nomi, ma capiamo a fondo il carattere, restano particolarmente impressi man mano che si prosegue con la lettura.

Risulta facile seguire il filo della vicenda, complessa in termini di avvenimenti e di storie di vita di coloro che la popolano, proprio perché riusciamo ad immedesimarci profondamente in ognuno di loro.

Hector Carpentier è un ventiseienne che vive con la madre nel Quartiere Latino; il padre è venuto a mancare un anno prima e per poter sopravvivere devono affittare le camere della loro casa a degli studenti e ad un loro amico.

Egli è un giovane in cerca del proprio posto nel mondo e nella società parigina.

Seppur spesso indeciso e a volte apatico nei confronti della vita, l’emozione preponderante in lui è la sofferenza per la scomparsa della misteriosa figura paterna.

In questa esistenza così monotona, si infila tanto furtivamente quanto fragorosamente Vidocq, capo di un neonato corpo di polizia composto da furfanti e mascalzoni.

A soli tre isolati dalla Maison Carpentier è stato trovato morto Monsieur Leblanc, il quale, in tasca, ha un foglio con nome e indirizzo di Hector e Vidocq, che meglio di tutti conosce la psicologia criminale e l’arte del travestimento, altro non può fare se non portare con sé il giovane alla strenua ricerca della verità.

Hector, dal canto suo, seppur ammaliato dalla monotonia della propria vita, sente sempre di più la necessità di ricercare l’avventura e quale miglior momento di questo?

Nel corso della ricerca, i due incontrano regnanti, giardinieri, nobili di ogni tipo.

Lo stile de La torre nera rasenta, in diversi punti, la perfezione: a tratti comico e bizzarro, a tratti umoristico con fine educativo.

Il linguaggio si potrebbe definire intelligibile e ineffabile allo stesso tempo, grazie all’accostamento di aggettivi ricercati e particolari.

Louis Bayard affonda le radici della propria scrittura nell’anima dei personaggi, tanto da immedesimarsi anch’egli, di volta in volta, in ognuno di loro.

Osserva da vicino i cittadini, parteggia per i protagonisti e per la loro umanità, studia a fondo la loro psicologia e la loro capacità di raziocinio, poiché essi rappresentano il cuore pulsante di questa società parigina.

E, infine, c’è un uomo di cui Hector e Vidocq non perdono mai coscienza: il principe Charles.

È davvero morto nella torre oppure il delfino è stato individuato da Leblanc prima della sua scomparsa?

Traduzione: Tiziana Lo Porto
Editore: La Nave di Teseo
Pagine: 448
Anno pubblicazione: 2024

Louis Bayard è autore di dieci romanzi.

Con I delitti di West Point (La nave di Teseo, 2023), tradotto in oltre quindici lingue, è stato finalista al premio Ellis Peters 2006 per il miglior romanzo storico e selezionato al premio Edgar Allan Poe – Best Mystery Novel, 2007.

Dal romanzo Scott Cooper ha tratto, nel 2022, l’omonimo film con Christian Bale, Harry Melling e Gillian Anderson.

Suoi articoli e contributi sono apparsi su “The New York Times”, “The Washington Post”, “Salon” e “The Paris Review”.

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