Intervista a Chiaverotti e Porazzi
Spazio a cura di: Claudia Pieri e Samuela Moro
Intervista di: Claudia Pieri
“Dall’incontro di due anime creative e da stima e ammirazione reciproca è nata prima un’amicizia vera e in seguito l’opportunità di scrivere insieme una storia, e questa storia è diventata “Il re delle fate d’autunno.” (Chiaverotti e Porazzi), recensito qui da Claudia Pieri per Thriller Life.
Nello spazio interviste di oggi, abbiamo il piacere di ospitare Claudio Chiaverotti e Pierluigi Porazzi.
Claudio Chiaverotti è autore delle strisce delle Sturmtruppen, e dal 1989 lavora come sceneggiatore presso la Sergio Bonelli Editore. Ha scritto più di cinquanta storie di Dylan Dog, ha creato il personaggio fantasy Brendon e la serie Morgan Lost, in corso di pubblicazione. Ha diretto il cortometraggio I vampiri sognano le fate d’inverno?, premiato come miglior cortometraggio al XXXVII Fantafestival di Roma.
Pierluigi Porazzi ha pubblicato per Marsilio L’ombra del falco, Nemmeno il tempo di sognare e Azrael, premiato come miglior romanzo dell’anno dei Corpi Freddi Awards. Per Pendragon è uscito Una vita per una vita, scritto con il giornalista Massimo Campazzo, e per La Corte Editore La ragazza che chiedeva vendetta, Il lato nascosto, Mente oscura e Ritratti di morte. Ha pubblicato anche molti racconti in varie raccolte e antologie. Da uno dei suoi racconti è stato tratto il cortometraggio “La fotografia”, diretto da Luca Sabbatini.
I due autori hanno gentilmente risposto ad alcune nostre domande.
Thriller Life: Come è nata l’idea di una collaborazione tra voi e, di conseguenza, come avete approcciato la stesura del romanzo?
Chiaverotti e Porazzi: La nostra collaborazione è nata dall’amicizia e dalla reciproca stima, professionale e umana. Ci siamo conosciuti a un festival del noir in cui si presentava Morgan Lost, è nata una bellissima amicizia e abbiamo pensato di lavorare insieme a un progetto.
Il lavoro di stesura è stato intenso e arricchente, ognuno di noi ha dato qualcosa di personale e unico al romanzo e alla storia. Ma crediamo che abbia regalato anche qualcosa a entrambi, dal punto di vista personale e professionale.
T.L.: “L’Ekta era un cordone ombelicale che nutriva Dolcezza ma allo stesso tempo l’avvelenava. Una prigione di cui nessuno aveva il coraggio di spezzare le catene“
Sempre più spesso gli autori utilizzano il thriller e il noir per affrontare tematiche attuali di rilevanza sociale. Nel vostro romanzo avete scelto di raccontare e accendere i riflettori sulle emissioni industriali e il loro impatto su persone e ambiente, perché parlare proprio di questo tema?
Chiaverotti e Porazzi: Il noir racconta la società contemporanea come pochi altri generi letterari. Ci siamo focalizzati sul tema dell’Ekta sia perché attuale, sia perché assume anche i contorni di una metafora.
L’Ekta è sì una fabbrica che inquina l’aria che respirano gli abitanti di Dolcezza, ma è anche ogni tipo di sopraffazione esercitata dal potere nei confronti dei più deboli. Crimini e misfatti assolutamente legali ma che mietono spesso più vittime della delinquenza ordinaria.
L’Ekta rappresenta anche le catene invisibili che imprigionano sempre più le vite di ciascuno di noi, le sabbie mobili esistenziali dalle quali è pressoché impossibile uscire.
T.L.: Filo conduttore del romanzo è una poesia. Qual è il vostro rapporto con questo genere letterario?
C. e P.: Abbiamo letto ovviamente poesia, anche se come autori non è un genere che abbiamo intrapreso. Tra i due, Claudio ha sicuramente una vena poetica più spiccata, come sanno i lettori di Dylan Dog e Morgan Lost.
T.L.: Il personaggio di Giulia, “una carta fuori dal mazzo che non si accoppia con nessun’ altra, destinata a rimanere sola e fuori da tutti i giochi “, sovrasta umanamente, ma anche professionalmente, poiché “ogni vittima è sua sorella, suo fratello, sua figlia, suo padre o sua madre. Ogni vittima le resta addosso, chiedendo giustizia “, quello del suo collega Chiarloni, che rimane un po’ in ombra agli occhi di chi legge. Quali sono i motivi alla base di questa scelta?
Chiaverotti e Porazzi: Giulia è una donna forte, dei nostri tempi, di rara integrità morale, che ha un alto concetto di giustizia, correttezza e amicizia.
Come tutti quelli che vivono, non solo a parole, ma anche nei fatti, i loro principi, ha pagato un prezzo, dal punto di vista professionale e umano. Per lei tutte le vittime sono importanti, nessuna esclusa.
Ogni vittima è una parte di sé. Una personalità così forte è normale che oscuri in parte quella del suo collega, anche se – senza anticipare nulla – Chiarloni riveste un ruolo cruciale all’interno della trama. Ci piace pensare che il loro rapporto sia anche in parte metafora dei tempi che viviamo.
T.L.: “Pochi lo considerano, ma la noia è uno dei principali motori delle azioni sbagliate “
Qual è la vostra ricetta per combattere la noia?
Chiaverotti e Porazzi: Pensare, sempre, è un buon antidoto alla noia, anche se a volte “costa”. Chi riflette è difficile che abbia certezze granitiche. Riteniamo che il dubbio sia comunque positivo:
meglio riflettere in maniera critica sui dogmi che credere ciecamente e in maniera acritica a tutto ciò che i mezzi di comunicazione ufficiali ci propinano. Per sconfiggere la noia, sono tante le cose che si possono fare. L’importante è cercare di fare qualcosa di positivo.
Per chi ama la narrazione, la ricetta migliore è immergersi in una bella storia, che sia un fumetto, un film o un libro. Se poi è “Il re delle fate d’autunno”, ancora meglio.
T.L.: Giocando a immaginare una trasposizione televisiva e/o cinematografica della storia, a chi affidereste il volto di Giulia e degli altri co protagonisti del romanzo?
Chiaverotti e Porazzi: Difficile dirlo. La protagonista potrebbe essere Miriam Leone. Per gli altri interpreti si potrebbe pensare, tra gli altri, ad Alessandro Gassman Matilda De Angelis, Alessandro Borghi, Elio Germano e Matilde Gioli.
Thriller Life: Prima di lasciarci, quale messaggio o augurio vorreste inviare ai lettori di Thriller life?
Chiaverotti e Porazzi: Crediamo che i fan di Thriller Life siano un’eccezione, in un paese in cui si legge davvero poco, e che siano già consapevoli.
Possiamo tuttavia invitarli una volta di più a scegliere le letture e i libri senza farsi condizionare dalle promozioni ossessive delle grandi case editrici.
Se, invece di fermarvi alle pile di libri esposti per “dovere” dalle librerie, esplorate gli scaffali, anche quelli più nascosti, troverete veri gioielli di cui magari non avete mai sentito parlare.
Vi consigliamo di leggere anche “Il re delle fate d’autunno”. E, per concludere, vi ringraziamo di cuore per l’intervista!
Ringraziamo gli autori Chiaverotti e Porazzi per la disponibilità.