La ciantona
Recensione di Monica Truccolo
Nel paesino di Castroianni il tempo scorre lento e come senza strappi, senza cambiamenti. Tanto che quello che succede negli anni Cinquanta può facilmente sovrapporsi a quel che succede oggi. Soprattutto se un autore si mette a giocare con le vite dei suoi personaggi e le trame dei suoi romanzi, finendo con il confondere tutti i piani: i personaggi si mescolano, gli ambienti si ripetono, le trame si intrecciano.
Tra strani omicidi che non trovano un colpevole; brigadieri e marescialli che – sempre per distrazione dell’autore – occupano a distanza di settant’anni ancora gli stessi uffici e non riescono a condurre le indagini in santa pace perché la scrivania è puntualmente occupata; tra testimoni reticenti, mogli che fingono, vicini che non hanno visto niente e misteri che si avvicendano, “La ciantona” – ovvero «il baccano» – ci si mostra davvero come un affresco caotico e colorato, dove molte voci si rincorrono e dove la realtà, da qualunque parte la si guardi, mima sempre e comunque una finzione.
Due gialli in cerca di soluzione, si potrebbe dire, parafrasando Pirandello, ed è proprio questo che avviene nel nuovo esilarante romanzo di Michele Guardì: non un giallo tout court, ma un gioco di incastri, di equivoci e malintesi, nel vero e puro spirito della tradizione siciliana; ma anche e soprattutto un indovinello letterario, un enigma, in cui Guardì sfida il lettore a rintracciare gli elementi irrinunciabili del romanzo giallo e poi a ricomporli per arrivare alla soluzione.
Recensione
La ciantona è un giallo molto originale e bizzarro dove l’autore ha deciso di vestire di nero i protagonisti che agiscono negli anni Cinquanta e di bianco i protagonisti la cui storia è ambientata ai nostri giorni.
Il titolo La ciantona è presto svelato nelle prime pagine del libro, un neologismo che in italiano significa “il baccano”, quello creato da più voci che parlano, si sente la parola di una persona, di un’altra e alla fine non si capisce nulla.
Proprio come entrare in un locale dove le voci si sovrappongono ad altre voci creando una “ciantona”.
Era, ciantona, un termine siciliano coniato in esclusiva a Castroianni, paese che, perduto tra le montagne, trovava nella fantasia una ragione di vita. E tra le fantasie c’era l’invenzione di parole nuove, come la ciantona, termine che veniva usato quando in un posto chiuso le voci si sovrapponevano in forma confusa tra rumori d’ambiente e frasi spezzate che non consentivano di cogliere il senso delle parole. Qualcosa che andava oltre il trambusto e che era un po’ meno dello schiamazzo.
Ci troviamo a Castroianni, piccolo paese siciliano, nome di fantasia, dove i “bianchi” con a capo il brigadiere Amenta devono indagare sull’omicidio di Giuseppe Sorce, conosciuto come Beppe Rapina a causa delle sue truffe e imbrogli commessi e i “neri”, con il maresciallo Sconci sono alle prese con un altro omicidio dove un uomo viene ritrovato con la testa fracassata da una legnata ben assestata.
Due gialli e due colpevoli.
Nella trama del romanzo è presente anche L’Autore del libro stesso, che viene spesso chiamato in causa dai suoi personaggi, ben consapevoli della sua esistenza, una presenza stravagante e fantasiosa che sta scrivendo due romanzi in contemporanea e quindi crea un po’ di divertente confusione nel lettore.
Le storie sono parallele e così capita che i personaggi si incontrino tra di loro nella trama del libro, quelli del passato e quelli del presente, e tra un malinteso e l’altro ci si accorda per l’uso dell’ufficio in caserma, tra il maresciallo e il brigadiere, uno lo userà al mattino e uno al pomeriggio.
I due vanno d’accordo e così decidono di collaborare visto che anche L’Autore si diverte a passare da un’epoca all’altra confondendo le idee.
Nonostante gli intrecci la lettura scorre piacevolmente e in maniera divertente creando curiosità in chi sta leggendo che si deve districare in una duplice trama, un intreccio a tratti giocoso, ritrovandosi, per assurdo a seguire due omicidi avvenuti in epoche diverse ma con i personaggi che dialogano tra loro.
Michele Guardì, con questo nuovo romanzo, invita il lettore a partecipare a una sorta di rompicapo, provocandolo a individuare gli elementi del genere giallo e a ricomporli in una soluzione intrigante e avvincente.
Questo breve libro non è solo un esercizio di stile, ma una dimostrazione di ingegno e talento narrativo, un invito in un universo letterario dove il tempo si piega e le verità si confondono.
Editore: Baldini & Castoldi
Pagine: 128
Anno pubblicazione: 2024
Michele Guardì è nato il 5 giugno 1943 a Casteltermini, in provincia di Agrigento.
Si è laureato in Giurisprudenza all’Università di Palermo e per qualche anno ha esercitato l’attività di avvocato.
Ha scritto per il cabaret e per la radio.
Per la televisione è stato ed è autore e regista di alcuni dei programmi più longevi e di maggiore successo della Rai, come I fatti vostri e Scommettiamo che??
Ha firmato la riduzione e il testo teatrale dell’opera musicale moderna I promessi sposi, che ha prodotto e messo in scena dal giugno 2010.
Fimminedda (Sperling & Kupfer, 2017) è il suo esordio narrativo.