La sposa gitana di Carmen Mola

Copertina di La sposa gitana di Carmen Mola
“L’esperienza le ha insegnato che non è sufficiente osservare la faccia di qualcuno per sapere se è colpevole; bisogna mettere insieme parecchie prove inconfutabili, per essere certi.”

La sposa gitana

Recensione di Alessia Chierico

Quando rientra all’alba, esausta dopo notti di bevute e sesso occasionale, Elena Blanco ha un rito: esaminare le immagini di una fotocamera che ha piazzato davanti al portone del suo palazzo. Chi ha paura di vedere? O meglio, chi più di ogni altra persona al mondo vorrebbe vedere?

C’è un caso irrisolto nel passato di questa eccezionale ispettrice di polizia. L’unico della sua carriera. È molto più di una delusione, è un profondo trauma che ha sconvolto la sua vita e che continua a perseguitare ogni secondo della sua esistenza.

Per ora deve mettere da parte i suoi demoni perché la BAC, la brigata speciale che dirige a Madrid, è chiamata a indagare su un caso molto strano: l’omicidio di una ragazza gitana scomparsa la sera del suo addio al nubilato, e ritrovata due giorni dopo con ancora addosso il vestito della festa. La sua morte, di indicibile sadismo, è opera di una mente spaventosamente crudele.

A complicare le cose c’è che il modus operandi è identico a quello di un delitto avvenuto sette anni prima, e la cui vittima era la sorella della ragazza, anche lei uccisa alla vigilia del proprio matrimonio. Tuttavia, il colpevole di quell’assassinio è già dietro le sbarre. Tra false piste e indizi indecifrabili, questo thriller di Carmen Mola ci trascina nei luoghi più ricchi di storia e di mistero della capitale spagnola. E porta nel panorama della letteratura nera una nuova enigmatica protagonista.

Recensione

Al Very Bad Boys, in calle Orense, si ritrovano solo donne per l’addio al nubilato delle future spose.

Arriva il momento di Susana di esibirsi sul palco insieme agli aitanti ballerini.

Lei, a differenza delle altre promesse spose, non si spingerà oltre.

Lei sta per sposare Raul, ma non per amore.

Susana però non proverà l’ebbrezza del giorno delle nozze…

“Mancavano solo due metri al suo portone, stava già tirando fuori le chiavi dalla borsa: non vedeva l’ora di infilarsi a letto e verificare se Cintia aveva letto i suoi messaggi… Percepisce solo che perde le forze, che la trascinano e la fanno salire nella parte posteriore di un veicolo, forse un camioncino. Nient’altro.

Viene ritrovata morta a Carabanchel, un quartiere dalle ville in decadenza, dal viceispettore Angel Zàrate, da poco arrivato nel commissariato locale, e dal suo collega, Alfredo Costa.

Quello che vedono è una ragazza bruna, bella, che sembra una gitana e indossa un tutù macchiato di sangue.

Non sanno ancora che si tratta della ventitreenne Susana Macaya.

È insolito che, sulla scena di un delitto, arrivi subito il BAC, il dipartimento speciale.

Come mai sono giunti appena è stato aperto il caso?

Perché l’omicidio ne ricorda un altro, per i dettagli raccapriccianti, avvenuto sette anni prima.

Entra in scena lei, l’ispettrice Elena Blanco, insieme alla sua squadra investigativa: i poliziotti Chesca e Orduño, il medico legale Buendìa e l’esperta di informatica Mariajo.

Sono le uniche persone di cui Elena si fida perché li ha scelti lei, personalmente.

Quanto la sua vita privata, soprattutto notturna, è sfrenata, tanto l’ispettrice è precisa, attenta e organizzata nel lavoro.

I suoi ordini sono sempre ben impartiti, non lascia nulla al caso.

Durante un interrogatorio, si segna mentalmente tutte le informazioni, senza abbandonare quell’atteggiamento di donna sensibile che partecipa all’altrui dolore.

Susana, la vittima, diventa per tutti “la sposa gitana”.

Viene affrontata la delicata tematica del dover comunicare agli ignari genitori la morte della loro figlia.

Zàrate fornisce i dati essenziali e la Blanco

“apre la speranzosa parte della vendetta:

<Vi prometto che faremo il possibile per trovare l’assassino di vostra figlia.>”

Gli autori parlano anche della difficoltà di educare i figli, specialmente quando i genitori hanno origini diverse.

Sonia, la madre, è una paya, invece Moisés, il padre, è un gitano.

Hanno concesso alle loro figlie la libertà di prendere le decisioni e commettere degli errori, ora si chiedono se hanno fatto bene.

O se hanno spezzato troppo presto quel filo sottile che lega i figli allo sguardo vigile dei genitori.

Elena lo sa che, in ogni caso che affronta, non riuscirà a dormire bene finché non trova il colpevole.

È un personaggio complesso quello della Blanco.

In questo primo libro della saga inizia ad essere delineato.

Di lei sappiamo che beve grappa ad ogni ora del giorno, ama cantare le canzoni di Mina al karaoke, guida una Lada Riva Rossa,

“un gioiellino dell’industria automobilistica sovietica”

e non ha relazioni stabili. Inoltre, un dolore aleggia sul suo passato che, nel corso del libro, viene solo accennato.

Sono passati otto anni da quel Natale. Elena e Abel, il suo ex marito, non riescono a dimenticare ma, mentre lui cerca di andare avanti, lei rimane ancorata furiosamente a quel giorno.

Non desiste, non può farlo.

La sua è una ricerca continua e disperata.

Elena ha il ritmo giusto nel porre domande mirate e nel saper guidare la squadra alla ricerca del colpevole.

Abbiamo sempre un vantaggio sull’assassino. Noi possiamo sbagliare venti volte, ma se ne azzecchiamo una, lo scopriamo; lui può azzeccarci venti volte, ma se ne sbaglia una, lo scopriamo. È una questione statistica.

Presentando il personaggio dell’ispettore di polizia in pensione, Salvador Santos, gli autori trattano il tema dell’Alzheimer.

Da cinque anni la malattia sta avanzando e l’ex ispettore sta perdendo la sua essenza giorno dopo giorno, proprio lui che era la memoria storica del commissariato e che si era occupato di un caso analogo a quello, tanti anni prima.

La sposa gitana, certo che mi ricordo: non è una cosa che si dimentichi facilmente.

Il romanzo è strutturato in cinque parti e, avvicinandoci all’epilogo, l’atmosfera della storia diventa sempre più cupa.

Qualcosa di molto inquietante sta alla base di questo giallo.

Ancora una volta, dopo La Bestia, i tre sceneggiatori che si celano dietro il nome di Carmen Mola sono riusciti a depistare il lettore e a portarlo, insieme ai loro personaggi, fino in fondo al baratro.

Traduzione: Sara Cavarero
Editore: Salani
Pagine: 416
Anno pubblicazione: 2024

Carmen Mola è lo pseudonimo di tre scrittori e sceneggiatori spagnoli Jorge Díaz, Antonio Mercero e Agustín Martínez, che hanno rivelato la loro identità con grande scalpore durante la cerimonia di assegnazione del Premio Planeta, il più importante premio letterario spagnolo.

A lungo è stata considerata l’Elena Ferrante spagnola.

Frutto di una scrittura collaborativa moderna, di cui i tre autori sono tra gli esponenti più acclamati a livello internazionale, La Bestia, pubblicato in Italia da Salani nel 2023, ha venduto oltre un milione di copie e sarà pubblicato in quindici Paesi.

Per Mondadori era già uscito nel 2019, La sposa di sangue.

Nel 2024 esce per Salani, La sposa gitana, il primo caso dell’ispettrice Elena Blanco.

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