La calda estate di Mazi Morris
Recensione di Samuela Moro
Tel Aviv 2014. È un giorno di luglio dell’estate più torrida di sempre, con i razzi che hanno ricominciato a piovere dal cielo, quello in cui Jasmin Shechter, figlia del re degli affari della città, svanisce nel nulla. I potentissimi Shechter non vogliono scomodare le forze dell’ordine: è già successo, ogni tanto Jasmin sparisce, e poi ricompare.
Il marito Dudi, invece, non si dà pace e si rivolge a Mazi Morris, ex amica d’infanzia, ex poliziotta e ora investigatrice privata. Anche se il suo nome in ebraico significa fortuna, Mazal, per tutti solo Mazi, di fortuna nella vita ne ha avuta davvero poca. Dopo un’infanzia segnata dal dolore e un’adolescenza in cerca di un posto da chiamare casa, si era salvata da sé stessa entrando in polizia.
Inadatta alle relazioni sentimentali e sessualmente sfrenata, più dura e più veloce dei colleghi maschi, era diventata presto la punta di diamante della squadra investigativa. Fino a quel giorno, terribile, di due anni prima in cui era stata cacciata. Per questo Mazi Morris ora non può rifiutare l’incarico. La donna che non ha più niente, nemmeno un distintivo da mostrare, sfreccia in sella alla sua moto per le strade roventi di Tel Aviv in cerca di Jasmin, bella e favolosamente ricca, la donna che ha avuto tutto, tranne un motivo per voler sparire.
Ma Mazi è proprio la persona giusta per capire cosa si cela dietro l’arroganza del potere, perché sa giocare senza regole e non c’è abisso che possa farle paura, abiezione che non abbia già guardato negli occhi. Dalle ville di extralusso alla periferia in degrado della città che non dorme mai, l’indagine ad alto rischio di Mazi Morris, investigatrice dannata in cerca di salvezza, corre a tutta velocità fino alla sua stupefacente conclusione.
Recensione
“Quando intravidero profilarsi all’orizzonte i grattacieli della città sentirono il piacere riservato a chi è davvero innamorato di Tel Aviv. Era sempre gradevole allontanarsi, ma Tel Aviv è l’unica casa per chi sa di non appartenere a nessun altro luogo
L’ambientazione è Tel Aviv, Israele, anno 2014, nel bel mezzo della guerra. Se è vero che ai fini della vicenda il conflitto rimane sullo sfondo, pur essendo presente nei cuori e negli occhi dei protagonisti, per il lettore la consapevolezza della guerra riaffiora solo di tanto in tanto, quando la narrazione viene interrotta dalle sirene degli allarmi antimissili.
A questi attimi fugaci, in cui si torna nel qui ed ora della storia, si alternano descrizioni più pittoresche dei paesaggi e delle vedute della città e dei luoghi limitrofi, in cui la vita prosegue immersa nell’afa e nel caldo di un luglio bollente.
In questa particolare ambientazione fa il suo esordio Mazal, Mazi Morris, ex agente di polizia, adesso investigatrice privata.
“Poi l’avevano cacciata dalla polizia. L’avevano spinta ed era rotolata giù, giù nel baratro che l’aspettava da sempre al di sotto della sua vita quotidiana. Il baratro di chi aveva perso la madre a due anni ed il padre a dodici
Il personaggio di Mazi da subito cattura l’attenzione di chi legge e personalmente la trovo magnifica: una donna sfrenata, impulsiva, testarda, anticonformista, alla continua ricerca di una “dose” della sua “droga”, il sesso, e di un posto in una vita che non le ha regalato nulla, se non continue difficoltà e dolori.
Senza nulla da perdere, se non i suoi unici due famigliari, i fratellastri adottivi Tilly e Benji, Mazi si ritroverà a cercare di risolvere il caso della sparizione di una donna, Jasmin Schechter, la cui vita sta agli antipodi rispetto alla sua, ma con cui condivide l’affetto di una persona per lei importante, Dudi, suo amico di infanzia e marito della donna scomparsa.
Mazi è un’ottima poliziotta, “brava a capire le persone”, che eccelle nell’arte dell’interrogatorio; l’indagine troverà piano piano la sua verità grazie proprio agli interrogatori di Mazi, nei quali sa mostrare il lato di sé più adatto alla situazione, a chi si trova di fronte e a ciò che è interessata a scoprire.
Sfrecciando sulla sua moto per le strade di Tel Aviv, tra un incontro lascivo e l’altro, Mazi Morris scoprirà le torbide verità nascoste dietro una famiglia che ha fatto del potere, dei soldi e del successo gli unici obiettivi di tutti i suoi membri, disposti a tutto per mantenersi in auge.
Lo stile della narrazione riprende in maniera sorprendente lo spirito della sua protagonista: svelto, asciutto ma preciso, senza fronzoli, coglie direttamente il punto.
Anche nel descrivere momenti e situazioni più emozionanti o toccanti, che fanno parte del racconto del duro vissuto di Mazi, l’autrice sdrammatizza, mantiene una linea distaccata, quasi fredda, che a mio avviso perfettamente si sposa con questo genere di thriller poliziesco, senza impedire, al tempo stesso, di empatizzare con i protagonisti.
Il finale, senza grandi fuochi d’artificio, è un finale di certo sorprendente, al quale il lettore arriva assieme all’investigatrice, con piena consapevolezza di tutte le tessere del puzzle, ma di cui si vedrà il quadro completo soltanto nelle ultime pagine.
Finale anch’esso asciutto, definitivo, realistico; proprio per questo l’ho apprezzato, come ho apprezzato, del resto, tutto il libro, senza trovare nessun difetto.
Un noir che si legge in un soffio, un libro che intreccia magistralmente i diversi fili della saga familiare e del poliziesco, con una protagonista dannata ma perfettamente riuscita, difficile da non amare e di cui tutti, sono certa, si aspettano una seconda indagine.
Traduzione: Raffaella Scardi
Editore: Neri Pozza
Pagine: 336
Anno di pubblicazione: 2024
Daria Shualy è nata e cresciuta in Israele.
Giornalista di carta stampata e testate online, scrive per la televisione, è consulente di startup ed è stata cofondatrice e ceo di Sense of Fashion, sito e-commerce per marchi di moda internazionale indipendenti.
La calda estate di Mazi Morris è il suo primo romanzo. Vive a Tel Aviv.