Estranei
Recensione di Federica Cervini
Harada Hideo è un uomo di mezz’età, divorziato, con un figlio che non vede quasi mai e un lavoro – scrivere sceneggiature per la televisione – che stenta a decollare.
Per di più, vive nel suo ufficio, in una grande e asettica palazzina nei pressi di una trafficata strada statale di Tokyo. Così, per sfuggire allo squallore e alla solitudine della propria esistenza, il giorno del suo compleanno Hideo decide di recarsi ad Asakusa, il quartiere della sua infanzia dove a dodici anni aveva perduto entrambi i genitori, investiti da un’auto.
Ma, quando entra in un teatro, tra il pubblico nota un individuo straordinariamente somigliante al padre.
L’uomo lo invita a seguirlo a casa sua, dove lo aspetta la moglie: anche lei è identica alla madre morta …
Hideo trascorre con i due una serata sconcertante e meravigliosa, e questo gli dà la forza di riprendere a lavorare con rinnovata energia.
Gli incontri si susseguono, e sono una fonte di gioia e serenità, eppure … Hideo appare agli occhi dei suoi amici sempre più pallido e smunto, come se un male oscuro lo stesse consumando.
La più angosciata di tutti è Kei – una vicina di casa con la quale Hideo ha intrecciato una relazione sentimentale –, che, una volta scoperto il suo segreto, gli consiglia di interrompere quelle visite, perché è evidente che lo stanno distruggendo.
Ma anche Kei nasconde una verità inquietante…
Recensione
Estranei è stato il primo romanzo di Taichi Yamada tradotto in italiano.
Pubblicato da Editrice Nord nel 2005, viene ora riproposto al pubblico dalla stessa Casa Editrice e ha anche ispirato il regista Andrew Haigh nell’adattamento cinematografico Estranei (titolo originale “All of us strangers”), in uscita nelle sale italiane a fine febbraio 2024.
Da leggere tutto d’un fiato, Estranei è una ghost story in cui convivono la normalità della vita di tutti i giorni e il mondo soprannaturale.
Fondamentali i sensi dell’udito, del tatto e della vista, poiché l’autore fa gustare al lettore la vicenda, solleticandolo con la loro contrapposizione.
Anzitutto l’udito: immaginiamo Tokyo come una città trafficata e immensamente caotica negli animati quartieri moderni, ma poi ci spostiamo con il protagonista in una casa silenziosa.
“La palazzina di sette piani in cui vive Hideo affaccia direttamente sulla movimentata statale 8 di Tokyo, dove il traffico non conosce interruzioni in nessun momento della giornata
eppure l’edificio è estremamente silenzioso, persino inquietante, quasi fosse una scatola chiusa, poiché disabitato nelle ore serali (ospita uffici e solo il protagonista Hideo vi abita stabilmente); quindi non ci sono rumori né voci di vicini.
Questa mancanza di rumori, anziché infondere tranquillità, genera sospetto nel lettore che si affida quindi al tatto per orientarsi: siamo in una torrida estate e Tokyo è preda dell’opprimente calura estiva.
Hideo soffoca per l’afa, non osa aprire le finestre dell’appartamento a causa degli scarichi e dello smog provenienti dalla trafficatissima strada sottostante – e il senso di inquietudine nel lettore si fa sempre più forte.
I riferimenti al tatto sono continui, poi, quando entra in scena Kei, la donna con cui Hideo inizia una relazione d’amore e che nasconde all’amante il proprio seno – né accetta di essere da lui toccata durante gli amplessi – perché ha delle cicatrici atroci che non intende mostrare a nessuno.
E poi il senso della vista: tutta la trama è condotta su un gioco di vedo/non vedo in cui il lettore deve scoprire chi è reale e chi è il fantasma.
L’inquietudine aumenta quando Hideo, che nel romanzo ha 47 anni, incontra un uomo che è l’esatta copia del padre, ucciso in un incidente stradale con la moglie, quando il protagonista aveva solo 12 anni.
E la moglie di quell’uomo è l’esatta copia della madre: questi due individui non sono affatto invecchiati, sembra non essere passato un giorno dal momento della loro tragica fine.
“Nell’anno della loro morte, mio padre aveva trentanove anni e mia madre trentacinque. Gli stessi padre e madre non potevano abitare in quella casa trentasei anni più tardi senza essere invecchiati di un giorno
Il lettore si domanda se quelli siano effettivamente i genitori, Hideo stesso non sa darsi una spiegazione circa la vera identità di questa coppia che lo accoglie nella propria casa con amore: a vincere in lui, in definitiva, è il desiderio che quell’uomo sia proprio il padre / quella donna proprio la madre, e convivono da qui in avanti, nel protagonista, una segreta speranza (che siano davvero i suoi genitori) ed un profondo terrore (possono i morti resuscitare?).
Se da un lato la gioia della presenza dei genitori è immensa
“La loro presenza era sembrata più vera del vero ed il tempo passato con loro era stato di una indimenticabile dolcezza
parallelamente questa situazione irreale rende il protagonista emotivamente sfinito.
Tutto è illusorio, eppure Hideo desidera talmente la presenza dei genitori, da accettare una fusione ingannevole e pericolosa tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Parallelamente alla frequentazione di casa dei genitori e di Kei, le condizioni di salute di Hideo peggiorano: Hideo inizia a deperire, si sta consumando e se in un primo momento appare solo un po’ pallido, poi compaiono
“borse scure e profonde sotto agli occhi e guance scavate
finché Hideo arriva ad essere pelle e ossa … il fantasma di se stesso.
La percezione della sua inconscia solitudine (ora che ha divorziato, vive solo e ha un lavoro che conduce in pressoché totale autonomia) sembra avere resuscitato i genitori dal mondo dei morti; ma il lettore avverte chiaramente che la loro presenza “sta succhiando via la vita” di Hideo.
Il romanzo è consigliato ai lettori che amano le indagini psicologiche e le storie di fantasmi.
È commovente perché parla delle difficoltà degli uomini a creare un rapporto sincero con gli altri; infatti Hideo avvicina solo figure inquietanti, come Kei e i genitori, che rimangono impresse nella sua mente e la stravolgono in un incubo da cui il protagonista sembra non volersi risvegliare, per non perdere una seconda volta quell’amore che gli è stato negato da ragazzino, né vuole ricadere nel vuoto esistenziale che è la sua vita quotidiana.
Elementi chiave del romanzo sono la descrizione della solitudine, l’incapacità di vivere rapporti interpersonali, se non quelli governati da freddezza e distacco, la percezione delle illusioni che una mente sofferente può creare per vivere un breve intervallo di serenità
“forse era stata solo l’allucinazione di un ubriaco
Lo stile narrativo, in questa “illusoria caccia alle consolazioni emotive”, dà grande rilievo ai pensieri e ai sentimenti del personaggio principale, descrivendoli con grande delicatezza e dolcezza, ed una profonda malinconia dei giorni vissuti da bambino con i genitori accompagna le pagine.
Anche il contatto con il mondo del paranormale è trattato con toni sobri e discreti e con compostezza (vi è solo una breve descrizione a tinte quasi horror in tutto il libro).
Il colpo di scena finale, coerente con tutta la trama del romanzo, chiude una ghost story dal ritmo pacato ma intenso.
Traduzione: Anna Martini
Editore: Editrice NORD
Pagine: 209
Anno pubblicazione: 2024
Yamada Taichi (1934-2023) è stato uno dei più famosi e apprezzati scrittori giapponesi contemporanei.
Nato a Tokyo, dopo gli studi è entrato a far parte della casa di produzione Shochiku, per la quale ha scritto numerosi film e serie televisive di successo.
Ha lavorato per anni come freelance e ogni suo lavoro è stato premiato con i riconoscimenti più importanti del panorama cinematografico giapponese, tra i quali si ricordano il Ministry of Culture New Talent Prize, il Prime Minister’s Prize, un Japanese Academy Award e numerosi Japan Television Awards.
In ambito letterario le sue opere hanno riscosso un enorme successo sia di pubblico sia di critica; considerato il suo capolavoro, Estranei è stato insignito del prestigioso Yamamoto Shugoro Prize for Literature.