Il castello delle congiure
Recensione di Alessandra Boschini
TRAMA
Ferrara, autunno 1442.
Leon Battista Alberti è invitato a corte per partecipare, in qualità di giudice, a un concorso indetto dal marchese Leonello d’Este: al vincitore sarà commissionato un monumento del suo defunto padre Niccolò III.
Nel frattempo, approfittando dell’antica amicizia che li lega, il marchese incarica Leon Battista Alberti di indagare su un fatto spinoso che sta turbando la città: la giovane Laura Pendaglia, erede del cittadino più ricco di Ferrara e promessa sposa di Folco Bonacossi, ha deciso di rinunciare alle nozze e rifugiarsi in convento per farsi monaca. Mentre l’Alberti cerca di orientarsi tra giochi di potere e trame ordite dalle famiglie dei mancati sposi il giovane Folco muore in circostanze poco chiare.
Con l’aiuto dei suoi fidati compagni, il dottor Parentucelli, l’avventuriero dè Conti e di Margherita, un’audace e bellissima nobildonna, l’Alberti tenta di fare chiarezza sulla scia di sangue che sta macchiando la corte. Una traccia che conduce a una tragedia confinata nel passato oscuro degli Este, la cui ombra minaccia il potere di Leonello e la sorte stessa del suo casato.
RECENSIONE
Dopo “Il quinto sigillo”, l’autore continua in “Il castello delle congiure” il filone del giallo storico con protagonista il celebre architetto Leon Battista Alberti, una delle figure artistiche più poliedriche del Rinascimento. In veste diluviale, lascia Firenze alla volta di Ferrara che dipinge come “una città di vizi e peccati, che vive per i sensi e, attraverso i sensi, insegna a vivere”.
Nella città, avvolta dalla nebbia autunnale, le indagini dell’Alberti si svolgono per conto del marchese Leonello, succeduto al padre Niccolò III.
“Se vostro padre aveva la forza della spada, voi possedete la prudenza dell’intelletto”.
Infatti Leonello non è un uomo violento, il suo motto è “un principe governa con la città e per la città se vuole ottenere la felicità di tutti”. Anche gli Este, come tutte le casate e le Signorie del periodo, non sono diventati re per diritto divino, ma sono sorti dalle lotte tra fazioni e hanno raggiunto il potere con le armi a loro disposizione: astuzia, violenza e fortuna.
“La politica, come il matrimonio, si regge sul compromesso”.
E proprio su un matrimonio l’Alberti è chiamato a cercare la verità o, meglio, sulle promesse infrante dalla giovane nobildonna che, invece di salire all’altare col giovane e aitante Folco Bonacossi, e unire così anche terreni e possedimenti, si rinchiude in convento. A nulla serviranno le suppliche e le richieste di chiarimenti: la giovane Laura sembra aver trovato pace e serenità tra quelle mura.
Pace e serenità che l’Alberti stenta a trovare tra intrighi di palazzo, cospirazioni, congiure e sotterfugi, vendette e omicidi, mentre le avanguardie degli Sforza stanno per assediare le mura di Ferrara. Del resto l’epoca, nota come Rinascimento delle arti e della cultura, cela dietro la sua ricerca estetica oscure trame e torbidi segreti, peccati inconfessabili e complotti clandestini.
Leon Battista Alberti è un uomo colto, intelligente, un acuto osservatore, nutre interessi in svariati campi e non si ferma davanti alle apparenze. Caratteristiche queste che ne fanno un perfetto investigatore. Con le sue capacità riuscirà anche a svolgere il ruolo di patologo. Difatti, ispezionando il cadavere del giovane Folco, egli troverà tracce di aconito, o arsenico vegetale: “s’aspettavano di celebrare un matrimonio, ma temo dovranno accontentarsi di un funerale”.
Il fastoso e spettacolare torneo, descritto in maniera realistica, doveva celebrare l’amor cortese, portando in scena il dramma della storia d’amore di Ugo e Parisina, ma la morte del giovane porterà alla luce oscure trame. Quali congiure e tranelli si volevano mascherare con quel matrimonio?
Ad un ritmo serrato in poco più di duecento pagine in “Il castello delle congiure”, narrate con un andamento incalzante, viviamo un mese alla corte estense, godiamo del buon cibo in banchetti fastosi, assistiamo alle avances amorose a cui lamberti non riesce a resistere, ci appassioniamo a questa storia intrigante e avvincente, ai personaggi così reali e regali.
Le pagine di “Il castello delle congiure” si divorano grazie ad un equilibrio narrativo lineare e coinvolgente e ad un perfetto connubio tra fantasia e realtà, grazie alle descrizioni accurate e fedeli. “Il castello delle congiure” mette il lettore davanti ad una serie di misteri che si celano dentro il castello e agli intrighi che vi si tramano, insieme ad un grande architetto pronto a mettersi in gioco per lealtà ed amicizia.
EDITORE: Newton Compton
PAGINE: 224
Anno di pubblicazione: 2024
AUTORE
Davide Cossu è nato a Cagliari nel 1987. Laureato in storia del cinema e filosofia ha studiato scrittura creativa presso la scuola Holden di Torino. “Il quinto sigillo” suo romanzo d’esordio, è stato vincitore del Premio Selezione Bancarella.