“Fino a bruciarsi l’anima” – Ogni noir ha una propria colonna sonora. Intervista a Stefano Caselli

Fino a bruciarsi l'anima

Intervista a Stefano Caselli

A cura di: Federica Cervini

Lo scrittore Stefano Caselli è il graditissimo ospite di oggi del nostro spazio dedicato alle interviste.

Stefano Caselli è nato ad Alessandria e vive ad Arona.
Chimico industriale con la passione per i romanzi noir e polizieschi, è al suo secondo romanzo con protagonista l’ispettore Marco Fossati, dopo “Cuori nella nebbia”.
“Fino a bruciarsi l’anima” è stato letto e recensito per Thriller Life da Federica Cervini QUI

Stefano Caselli ha gentilmente accettato di rispondere alle nostre domande.

Thriller Life : Qual è il rapporto tra l’ispettore Fossati e Luigi Fusco all’interno di “Fino a bruciarsi l’anima”?

Stefano Caselli : Luigi Fusco è un ex ispettore di polizia, ormai in pensione, accanto al quale Fossati è cresciuto come investigatore fin dal suo ingresso nella sezione “Reati contro la persona”. Dal suo mentore, Fossati ha imparato ad analizzare i dettagli sulla scena di un crimine, l’abilità nel condurre gli interrogatori cogliendo le sfumature di gesti, espressioni, tono della voce delle persone. Un altro insegnamento che Fusco gli ha trasmesso è che, per risolvere un caso, spesso occorre muoversi al limite della legalità e talvolta è necessario spingersi anche oltre.

Thriller Life: Alessandria è una città che rivela un’anima noir affascinante. Luogo chiave della città è il Sandman, il locale di Dalia. Per Fossati è “un rifugio, un luogo dove sentirsi protetto, lontano dal lerciume in cui è costretto a rimestare durante il lavoro”. Che significato assume in “Fino a bruciarsi l’anima” per Fossati frequentarlo, ora che Dalia non c’è più?

Stefano Caselli: Dopo la scomparsa di Dalia, Fossati aveva promesso a sé stesso di non mettere mai più piede al “Sandman”. Ma è stato sufficiente rientrare in servizio dopo un periodo di congedo, per sentire il desiderio di fuggire in un posto dove sentirsi al sicuro.

Dopo un primo momento di smarrimento, sono bastati pochi minuti a Fossati per avvertire la presenza dell’amica e per capire che quel posto poteva essere un tramite tra loro: per questo si è addirittura messo in gioco in prima persona, rilevando il locale insieme a una “misteriosa” socia.

Ora, per Fossati il “Sandman” ha un significato ancora più importante e profondo rispetto al passato: continua a rimanere il suo rifugio, ma è diventato soprattutto il posto dove sente la presenza di Dalia, la vede vicino a lui, ne avverte quasi il tocco.

Thriller Life: Maurizio Colasanti è un personaggio a dir poco ambiguo che considera Fossati “un ostacolo alla sua carriera”. Come descriveresti il rapporto che lega i due personaggi in “Fino a bruciarsi l’anima”?

Stefano Caselli: Fossati e Colasanti hanno caratteri molto diversi e soprattutto una differente visione del loro mestiere. Fossati è spinto dal desiderio di portare alla luce la verità, di fare giustizia, anche a costo di mettere a rischio sé stesso. Invece, Colasanti è un ambizioso che compie ogni mossa in funzione di un possibile scatto di carriera. Colasanti non sopporta di vedere Fossati riuscire laddove lui fatica. Per questo tenta in ogni modo di ostacolare Marco e di metterlo in cattiva luce con i superiori. Tuttavia, dopo quanto accaduto in “Cuori nella nebbia”, tra loro vige una sorta di tregua che si regge su basi molto fragili e che potrebbe cadere da un momento all’altro.

Thriller Life: Il romanzo “Fino a bruciarsi l’anima” ha una colonna sonora: si tratta della musica che Fossati ascolta per rilassarsi e meditare, ad esempio The Cure, The Smiths, John Coltrane. Come la musica si inserisce nella stesura dei tuoi romanzi noir? E quale significato assume per il protagonista?

Stefano Caselli: Per me è importante che ogni storia abbia una colonna sonora e che questa, in qualche modo, rifletta lo stato d’animo del protagonista o dei personaggi principali. Inserisco riferimenti a canzoni nelle scene che toccano maggiormente i personaggi nell’intimo, quando stanno vivendo o hanno appena vissuto un evento che li ha coinvolti in modo significativo sul piano personale. Non ascolto musica mentre scrivo, ma mi capita di farlo quando ho bisogno di riflettere su una scena che non riesco a visualizzare: in questi casi, prendo una pausa, infilo le cuffiette e cerco canzoni tra gli autori che prediligo.

Thriller Life: Hai frequentato la scuola di scrittura creativa di Piergiorgio Pulixi: quali sono i principali insegnamenti che ne hai ricevuto? Puoi dirci se esistono delle regole per scrivere un romanzo di genere noir?

Stefano Caselli: Sono davvero molti gli insegnamenti che ho ricevuto durante i corsi di scrittura con Piergiorgio Pulixi, e gli incontri individuali che abbiamo avuto. Innanzi tutto, ho imparato che la scrittura richiede impegno e sacrificio.

E che per arrivare alla fine di un romanzo, anche se si scrive per hobby come nel mio caso, ci vuole metodo: occorre pianificare i momenti da dedicare alla scrittura e rispettarli. Io non mi metto a scrivere se non ho costruito la trama completa: ho bisogno di vedere scorrere le scene in cui è suddivisa una storia dall’inizio alla fine. Parto da cinque o sei scene e poco alla volta arricchisco la trama fino ad arrivare alla versione finale, in un processo che dura diversi mesi.

Altra nozione importante è la costruzione dei personaggi. Passo molto tempo a caratterizzarli, perché devo conoscerli perfettamente per poterli fare muovere in modo coerente con la loro personalità. Scrivendo noir conoscere la psicologia dei personaggi è fondamentale.

Altro aspetto importante è l’ambientazione, che è protagonista delle storie insieme ai personaggi e spesso ha contribuito a plasmarli, per cui cerco di scrivere bene i luoghi in cui i personaggi sono cresciuti, vivono e si muovono. Infine, penso che per scrivere noir occorra avere presente cosa contraddistingue questo genere da altri. Nei noir è importante la componente sociologica, la caratterizzazione dell’ambiente; capire il perché accadono le cose è più importante del come e questo lo rende un genere perfetto per raccontare la realtà, offrire una visione di uno spaccato della società.

Thriller Life: Descrivi te stesso in tre parole – descrivi Fossati in tre parole. Siete uomini simili?

Stefano Caselli: Mi ritengo curioso, preciso, pacato. Fossati è un tipo ostinato, irascibile, tormentato. Marco ed io abbiamo personalità diverse: non riuscirei ad agire come fa lui in certe situazioni (e a volte un po’ lo invidio), ma abbiamo in comune un paio di hobby che gli ho “regalato”, quali l’amore per la montagna e la passione per le birre artigianali. Inoltre, non amiamo i luoghi troppo affollati e alla moda. Ah, dimenticavo, abbiamo un’altra cosa che ci accomuna: non chiedeteci di ballare…

Thriller Life: Da autore emergente quale consiglio vorresti dare ai tuoi colleghi che si apprestano a pubblicare il loro primo romanzo?

Stefano Caselli: Per prima cosa suggerisco di rivolgersi a editori seri, che si impegnino a pubblicare il romanzo a loro spese, occupandosi anche della distribuzione.

Meglio evitare quelle case editrici che chiedono un contributo, più o meno elevato, per le spese di pubblicazione.

Poi è necessario avere pazienza: i tempi dell’editoria sono lunghi e passano diversi mesi prima di ricevere la notizia che il manoscritto è piaciuto e altro tempo ancora prima di passare all’editing e infine arrivare alla stampa. Un altro suggerimento è quello di ascoltare l’editor, di rimanere umili e disponibili ad imparare, di non sentirsi offesi quando vengono proposti interventi su alcuni punti della trama, ma di cercare di discuterli per capirli. Io ho la fortuna di lavorare con un editor molto esigente ma molto preparato e questo mi sta dando modo di crescere e affinare la mia capacità di costruire trame ben strutturate.

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