I figli del silenzio
Recensione di Giovanna Aprile
TRAMA
L’omicidio della ventenne Eden Perry scatena il terrore tra gli abitanti di Emerson, in Massachusetts.
La domanda inevitabile è una sola: chi è il responsabile?
L’indagine della polizia si concentra sui tre adolescenti che erano con lei la sera della sua morte: Hannah, dolce ma dal passato turbolento; Jack, il ragazzo popolare dall’animo crudele; Christopher, un emarginato in cerca di accettazione.
È proprio quest’ultimo che viene arrestato, ma il colpevole può davvero essere qualcuno di così timido e diffidente?
Jack e Hannah sostengono di essersene andati prima del delitto, lasciando Christopher da solo con Eden.
Il caso si complica quando entra in gioco anche Patrick Noone, un uomo disperato che ha perso sua figlia due anni prima e che ha qualche conto in sospeso.
Patrick sostiene che quella notte ha visto una figura oscura e sinistra nei pressi del luogo del delitto che non corrisponde alla descrizione di Christopher, ma di Jack.
L’uomo, però, non è un testimone del tutto attendibile, perché ha un problema di alcolismo e quella sera non era completamente sobrio.
I genitori dei ragazzi non fanno altro che complicare il quadro: Michel, chef e ristoratore, difende strenuamente l’innocenza di Christopher, ma ha un segreto che mina la sua credibilità.
E Oliver, padre di Jack e personaggio potente nella piccola comunità, è disposto a tutto pur di proteggere il figlio. Ciascuno di loro agirà in difesa della propria famiglia, anche a spese degli altri e senza guardare in faccia nessuno. Tutti, però, sembrano nascondere qualcosa riguardo a quella notte.
RECENSIONE
I figli del silenzio potrebbe sembrare, a prima vista, una disamina sociale dell’alta borghesia di un tranquillo quartiere americano.
Molti altri autori hanno raccontato le varie dinamiche insite all’interno di una classe di élite, dove mai nulla succede.
Tuttavia, a differenza degli altri romanzi, questa volta, la storia viene raccontata indirettamente, ma anche in prima persona dai genitori, o comunque dai membri adulti della comunità.
Tutto comincia con un omicidio, quello di una ragazza che nessuno conosce.
Quella notte un uomo completamente ubriaco sta girovagando con la sua auto e investe un cane.
Soccorrendo l’animale ferito, l’uomo scopre che, al limitare del bosco, vi è una figura umana che lo guarda, ma che non fa nulla per aiutarlo.
È attraverso questa scena che si dipana il lungo resoconto di quella notte.
Stephen Amidon ha voluto alternare i vari punti di vista, cercando di spiegare al meglio ciò che accade.
Il punto di forza de “I figli del silenzio” è proprio in questa analisi: sono i genitori dei ragazzi coinvolti nella storia che cercano di dare un senso a quello che stanno vivendo.
Celia, la madre di Jack, matrona e moglie dell’uomo più in vista della città, offre uno sguardo su quella notte, raccontando, dal suo punto di vista, ciò che pensa del figlio Jack, il più piccolo di tre fratelli, che racchiude un animo perverso e a volte molto cattivo.
Il giorno della scomparsa, Jack dice che passerà la notte con Hannah la sua attuale ragazza.
“Ma poi era arrivata Hannah e i problemi sentimentali di Jack sembravano davvero un capitolo chiuso. Hannah, riusciva a vedere tutti i suoi lati positivi, sopportava le strane opinioni e gli scatti di nervosismo…”
Hannah, invece, viene raccontata da Alice, la sua matrigna.
Una donna un po’ anticonformista e sicuramente molto lontana dallo stereotipo di perfezione.
Proprio lei darà una mano molto importante alle indagini, lanciando critiche impietose a quella comunità tanto borghese e con i prosciutti sugli occhi.
Infine troviamo Michel, padre di Christopher, il migliore amico di Jack.
Quella notte anche lui si trova in balia degli eventi e, suo malgrado, ne è invischiato in maniera tangibile.
Altri due personaggi arricchiranno questo modo di raccontare la vicenda.
Da un lato Patrick, il guidatore ubriaco che ha una sua personale opinione su tutta la storia.
Lui fa parte da sempre della comunità, ma un grande dolore ha scosso la sua anima.
Sagace e tagliente, è un narratore molto più affidabile di tanti altri.
L’ultima narratrice è Danielle, la madre della vittima. Riusciamo, così, ad avere una visuale più diretta della vita di questa ragazza.
Il passaggio continuo da un punto di vista a un altro non entusiasma particolarmente il lettore; forse sarebbe stato meglio avere un’unica versione dei fatti per rendere la narrazione meno caotica.
Si arriva certo ad una soluzione del caso, ma non senza fatica.
Interessante il gioco dei punti di vista degli adulti, ma non abbastanza approfondito.
Inoltre ci sono diversi buchi nella trama de “I figli del silenzio” e il finale-non finale non aggiunge nulla alla storia.
Traduzione: Federica Aceto
Editore: Mondadori
Pagine: 360
Anno pubblicazione: 2024
AUTORE
Stephen Amidon è cresciuto sulla costa orientale degli Stati Uniti e ha studiato alla Wake Forest University, nel Nord Carolina, dove si è laureato in Filosofia. Si è trasferito a Londra nel 1987, dove ha cominciato la carriera di critico scrivendo recensioni per The Literary Review. Poco dopo Amidon ha esordito nella narrativa con il racconto Echolocation, scelto da Ian Hamilton per essere incluso nella raccolta Soho Square II, pubblicato dalla Bloomsbury. I suoi saggi e i suoi racconti sono apparsi in molte pubblicazioni statunitensi e britanniche: ha inoltre collaborato come critico cinematografico per Financial Times e Sunday Times. Al momento si annoverano fra le sue pubblicazioni 6 romanzi e una raccolta di racconti, tradotti e pubblicati in 15 paesi.