L’enigma del cabalista di Marcello Simoni

L'enigma del cabalista
Ci sono pedine inconsapevoli e cercare la verità ad ogni costo potrebbe essere controproducente.

L’enigma del cabalista

Recensione di Alessandra Boschini

TRAMA

Anno Domini 1307.

Mentre l’Ordine del Tempio è in procinto di sgretolarsi sotto le accuse di eresia, Basilio Cacciaconti, templare rinnegato, si reca a Napoli per condurre un’indagine dagli aspetti quantomai singolari. Il ritrovamento di un antico talismano e dell’uomo che ne sarebbe in possesso.
Un’impresa non semplice, dal momento che la persona alla quale Basilio deve dare la caccia è l’ebreo Malachia Vinelles, un mago cabalista tenuto prigioniero nelle segrete del convento di San Domenico, sede dell’Inquisizione.

L’unico modo di comunicare con lui è attraverso la giovane figlia Samira, alla quale è stato dato il permesso di recare visita al padre. Il Cacciaconti, tuttavia, non è il solo a muoversi su questa complicata scacchiera. Altri ambigui personaggi sembrano interessati quanto e forse più di lui a mettere le mani sullo sfuggente cimelio, misurandosi in un pericoloso gioco d’intrighi in una Napoli angioina dalle suggestive atmosfere gotiche e francesi, tra inseguimenti nelle vie sotterranee e gli agguati di un insidioso assassino chiamato Grimuche. Ma la minaccia più grande si nasconde forse dietro l’ombra del cabalista. O di Samira stessa, che per misteriose ragioni accetterà senza indugio di mettersi al servizio di Basilio.

RECENSIONE

Se siete alla ricerca di un romanzo colto e ricco di atmosfere cupe, opprimenti, ma allo stesso tempo dense del fascino di fine Medioevo, e con quell’aura di avventura, tensione incalzante, misteri e intrighi, “L’enigma del cabalista” è perfetto.

Il mix ideale tra “Il nome della rosa” e “Indiana Jones”, per intenderci, dove tra citazioni latine e pergamene da decifrare, il protagonista, Basilio Cacciaconti, è alla disperata ricerca di un oggetto, il maufé, un simulacro o forse un feticcio dai presunti poteri soprannaturali.

“I segreti ai quali volete accedere sono stati motivo sufficiente a indurre qualcuno al furto e all’omicidio! Eppure parliamo di segreti che non promettono privilegi o ricchezze terrene, bensì un tesoro impalpabile, una conoscenza astratta, non quantificabile e impossibile da riporre in un forziere. Segreti che vi cambieranno per sempre”.

Forse il talismano che il Cacciaconti cerca non è un oggetto né una reliquia, forse si tratta di un concetto “una ricchezza astratta di cui soltanto l’intelletto può diventare il vero ricettacolo?

Nella forsennata ricerca di questo manufatto, o del suo culto, il Cacciaconti incontra frati domenicani che predicano la fine del mondo ormai prossima, rabbini ed inquisitori, confraternite dedite a culti pagani, una giovane ebrea alla ricerca della verità che gli farà battere il cuore e persino la regina Maria d’Ungheria, moglie di Carlo II d’Angiò.

Il protagonista di “L’enigma del cabalista” è un uomo leale che ha rinnegato la veste bianca e lo scudo templare perché ha vissuto sulla pelle le Crociate, utili a mascherare inaudite violenze e saccheggi per saldare i debiti della Corona.

Lui, uomo d’onore, fedele e colto, onesto d’animo e d’intelletto curioso, si trova ad essere manipolato suo malgrado, e sarà costretto a venir meno ad alcuni dei suoi principi più saldi.

Cacciaconti si muove in una Napoli che “è un labirinto di vicoli ora dalle variopinte atmosfere orientali, ora immersi in una cupezza che ricordava i sobborghi di Parigi, che ha come riferimento la mole grigiastra del Vesuvio che occhieggia tra torri, campanili e merla delle mura fortificate”.

Una città dalla doppia facciata, quella buia e sotterranea delle catacombe, che ne creano le fondamenta, e quella in superficie, impolverata e caotica, dove il riverbero del mare si insinua tra le casupole e le bettole.

Una città che vive di contraddizioni e che reca in sé sia il passaggio di molti popoli, “sinuosa e arabeggiante o luminosa nelle architetture dei palazzi Angiolini”, che il retaggio svevo e normanno.

Simoni ha saputo ricreare un’atmosfera cupa e asfissiante dove “la sapienza fa paura, soprattutto agli occhi delle masse ignoranti, soprattutto se ad esserne custodi sono gli ebrei e le donne”, e dove aleggia lo spettro dell’Inquisizione.

Ma, allo stesso tempo, si è catturati dall’evolversi della trama, dall’affannosa ricerca della verità che accomuna un po’ tutte le epoche.

L’autore ha creato in “L’enigma del cabalista” un susseguirsi di intrighi e oscuri misteri che tengono il lettore incollato alle pagine con il suo stile inconfondibile, lo stile del ricercatore storico che non annoia mai.

Ha saputo dar vita ad un insieme di personaggi affascinanti seppur ambigui, così ben inseriti nel contesto storico che pare di veder svolazzare i mantelli e percepire l’odore della cera che cola dai lumi.

Ciò che contraddistingue la penna di Simoni è anche la cura dei dettagli che immerge totalmente nella trama e, tra un colpo di scena e l’altro, porta ad un epilogo inaspettato e per nulla prevedibile.

EDITORE: Newton Compton

PAGINE 288

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2024

AUTORE

Marcello Simoni è nato a Comacchio nel 1975. Ex archeologo e bibliotecario, laureato in Lettere, ha pubblicato diversi saggi storici; con Il mercante di libri maledetti, suo romanzo d’esordio, è stato per oltre un anno in testa alle classifiche e ha vinto il 60° Premio Bancarella. Ha vinto inoltre il premio Stampa Ferrara, il premio Salgari, il premio Il corsaro nero e il premio Jean Coste. La saga del Mercante ha consacrato Marcello Simoni come autore culto di gialli storici: i diritti di traduzione sono stati acquistati in venti Paesi. Con la Newton Compton ha pubblicato numerosi bestseller tra cui la trilogia Codice Millenarius Saga e la Secretum Saga.

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