“Più buio della notte” intervista a Paolo Dondossola: un idealista che scrive Thriller

Paolo Dondossola

Intervista all’autore di “Più buio della notte”

A cura di: Federica Cervini

Copertina Più buio della notte

Lo scrittore Paolo Dondossola autore del noir “Più buio della notte” è il graditissimo ospite di oggi del nostro spazio dedicato alle interviste.

Paolo Dondossola è laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista. Ha lavorato per quotidiani cartacei e online, magazine, emittenti televisive e radiofoniche e agenzie di stampa multimediali. Nel 2022 pubblica con Laurana, Più buio della notte già recensito sul nostro sito da Federica Cervini QUI

Paolo Dondossola ha gentilmente accettato di rispondere alle nostre domande circa il suo noir “Più buio della notte”.

Thriller Life: Uno degli elementi caratteristici di “Più buio della notte” è l’attenzione alla costruzione dei rapporti tra i personaggi coinvolti dal maresciallo Damiano nell’indagine. Vuoi parlarci, per sceglierne due, del simpatico rapporto tra Damiano e Carlo, il proprietario del suo ristorante preferito, e del rapporto di stima e fiducia che intercorre tra Damiano ed il giornalista Luca Testa?

Paolo Dondossola: Carlo è il proprietario della ‘Tratoréa di Amìs’ (‘La Trattoria degli Amici’), un ristorante in cui, come si può intuire dal nome, i clienti trovano un luogo di piacevole convivialità.
Carlo è un bergamasco apparentemente burbero, così come il maresciallo Damiano è un siciliano tutto d’un pezzo.
Normale che, nel flashback che racconta il loro primo incontro, ci sia qualche “frizione” tra i due, con scambi di battute nei reciproci dialetti come fossero colpi di karate.

Ma poi intuiscono di avere più cose in comune di quanto vogliano ammettere e, così, nasce nel tempo una bella amicizia.
Damiano, da poco arrivato nella caserma di sua competenza, trova alla ‘Tratoréa di Amìs’ un calore familiare che ha smarrito da tempo.

Thriller Life: La premessa è doverosa: Damiano viene trasferito nella caserma di Monte Calepio proprio “grazie” a una inchiesta di Testa, che ha smascherato le malefatte del maresciallo precedente. È anche il motivo per cui, al suo arrivo, Damiano non viene visto di buon occhio dagli abitanti dei tre paesi sotto la sua competenza territoriale.

Paolo Dondossola: Il rapporto tra Damiano e Gianluca Testa in “Più buio della notte” risente in partenza della differenza di ruolo e di età tra i due.
Damiano è ormai vicino alla pensione, è disilluso, ha quasi perso la speranza di una giustizia “giusta”. Testa è un giovane cronista di nera.
È un idealista, ancora convinto che scegliere tra bene e male, tra giusto e sbagliato, determini il valore di una persona.
Ma con tutto quello che vede ogni giorno, e di cui scrive sul quotidiano per cui lavora, sta pian piano cedendo al cinismo.

Il loro rapporto, quindi, si costruisce non solo sull’indagine che vede entrambi coinvolti, ma su un reciproco sostegno umano: Damiano sprona il giornalista a non farsi trascinare nella disillusione, mentre Testa incita il maresciallo – punzecchiandolo, quando serve – a ritrovare la sua vecchia vena investigativa, lui che un tempo era stato un cacciatore di mafiosi.

Thriller Life: “Negli ‘Aspie’ tutto è straordinario e, al tempo stesso, ordinario. Dipende da come si riesce a inquadrare la loro vita”. Nel tuo noir “Più buio della notte” parli diffusamente della Sindrome di Asperger: perché hai scelto di trattare questa particolare condizione e come ti sei documentato per la costruzione del personaggio che, nel romanzo, ne è affetto?

Paolo Dondossola: Dunque… Questa è una domanda piuttosto complicata per tanti motivi. Richiederebbe una risposta lunga e articolata.
Cerco di essere chiaro in poche righe. Diciamo che era un argomento che volevo trattare esattamente in questo contesto.

Ho fatto moltissime ricerche sulla Sindrome di Asperger. Grazie al mio lavoro, ho anche potuto intervistare esperti che mi hanno fatto capire molte cose. Ho letto libri. Volevo un personaggio credibile al cento per cento, ma, allo stesso tempo, sentivo il bisogno di non urtare nessuno. Non volevo mancare di rispetto in alcun modo, o apparire sciatto e superficiale. È stato molto difficile costruire questo personaggio, non tanto per le sfaccettature caratteriali, quanto per l’incredibile umanità che porta con sé. Dovevo trattare certe dinamiche con un surplus di sensibilità. Spero di esserci riuscito.

Thriller Life: Un particolare della vicenda narrata in “Più buio della notte” ti porta a parlare del baseball e di famosi giocatori: si tratta di uno sport non molto conosciuto in Italia. La scelta di questo specifico sport è stata funzionale alla trama o ne sei un appassionato, anche a prescindere dalla storia raccontata nel tuo romanzo?

Paolo Dondossola: No, non sono particolarmente appassionato di baseball. Anche in questo caso hanno inciso le tantissime ricerche fatte. Avevo in mente determinate situazioni e, da lì, mi sono mosso con le ricerche. Ma tutto quello che racconto – come peraltro per tanti altri aspetti della storia – è assolutamente vero.

Thriller Life: Ad un certo punto di “Più buio della notte” Testa riflette su “come i destini delle persone a volte si incrocino nei modi più impensabili e su come non abbia alcun senso pianificare il proprio futuro perché potrebbe anche non esisterne uno”. A partire da questa sua triste riflessione vorrei sapere che cosa pensi del destino e della possibilità per ciascuno di creare la propria vicenda di vita.

Paolo Dondossola: Questa domanda si ricollega in qualche modo a quella sul legame tra Damiano e Testa.

Il cronista è ancora piuttosto giovane, ma ogni giorno si trova a fare i conti con la morte: incidenti, omicidi, violenze di ogni genere…
La sua esistenza è continuamente in bilico tra speranza e disillusione, tra l’idea che il mondo possa diventare un posto migliore e la sensazione che gli individui abbiano smarrito umanità.

Per certi aspetti, il modo di pensare di Testa riflette quello che è stato il mio modo di pensare crescendo, diventando adulto.
Avendo ricevuto un’educazione cattolica, sono sempre stato portato a credere – anche in maniera ingenua, dico oggi – che il bene e il male siano due entità distinte e che le persone virtuose, che scelgono di fare sempre la cosa giusta, possano realizzarsi pienamente.
La vita, poi, ti insegna che non è esattamente così, che spesso il male – in ogni sua forma – prevale sul bene, che le persone malvage e opportuniste schiacciano senza pietà il prossimo e che essere un idealista non ti regala una “corazza” che ti protegge dalla violenza.

Credo sia anche il motivo per cui il mio romanzo, che è un thriller, assuma i connotati del noir: i protagonisti sono chiamati a fare scelte etiche. In un modo o nell’altro, la loro vita sarà stravolta dalle decisioni che saranno costretti a prendere.

Thriller Life: Luca Testa, uno dei tuoi protagonisti, oltre a fare il tuo stesso mestiere impersona un certo tipo di giornalismo, cui di fatto si contrappone lo stile del suo capo, che è uomo di tutt’altra pasta. Vuoi parlarci dei due generi di giornalismo che loro incarnano

Paolo Dondossola: Luca Testa, come già detto, è un cronista convinto che la verità vada cercata con lo strumento dell’onestà, sotto tutti i punti di vista, a partire da quella intellettuale. Ha costruito la sua carriera da “precario” sul duro lavoro, senza scorciatoie, appunto da giovane idealista. Il suo direttore, al contrario, incarna l’arrivista senza scrupoli e, a dirla tutta, senza talento. Un uomo convinto che il potere vada raggiunto con ogni mezzo. Inevitabile quindi che, questi due mondi così distanti,entrino in collisione tra loro. Testa rischia sempre di pagarne le conseguenze, ma il fiuto giornalistico gli consente di salvare il lavoro.

Thriller Life: All’inizio di ogni capitolo di “Più buio della notte” trascrivi citazioni di famosi autori – tutte attinenti alla trama e molto belle. A questo proposito quali sono i tuoi riferimenti letterari per il genere giallo e quali gli autori che prediligi nella lettura? Di questi ce n’è qualcuno a cui ti ispiri o che ti ha ispirato nella scrittura?

Paolo Dondossola: Eh… L’elenco sarebbe davvero lungo!
Il “thriller” è un genere letterario sterminato, ricchissimo di sottogeneri.
È sempre difficile riportare nomi, perché rischi di lasciare fuori qualcuno che, comunque, ti ha segnato.
Ci sono diversi autori, non strettamente di thriller, che amo parecchio e con i quali sono cresciuto.
Due su tutti: Stephen King e Dean Koontz, perché vanno oltre il genere letterario.

Ho amato Michael Connelly fin dal primo romanzo pubblicato in Italia.
Mi piace molto Dennis Lehane.
Restando all’estero, ci sono James Ellroy, Joe R. Lansdale, Don Winslow, Jo Nesbo, John Connolly, Elmore Leonard, Jean Claude Izzo, Georges Simenon, Harlan Coben, Edgar Allan Poe…

E, anche per quanto riguarda gli autori italiani, l’elenco sarebbe davvero lungo, a partire da Giorgio Scerbanenco, il maestro del noir italiano.
De Cataldo, Carlotto, Lucarelli, Carrisi, Robecchi, Camilleri, Manzini, De Marco, Colaprico, Di Fulvio, Lugli, Dazieri, Fusco…

E naturalmente i compagni di viaggio della collana “Calibro 9” di Laurana Editore!

Un discorso a parte, poi, meritano le scrittrici, perché è sempre stimolante conoscere il “lato oscuro del mondo” da una prospettiva diversa rispetto a quella di un uomo.
Da Agatha Christie in poi, mescolando suspense, emozioni e, talvolta, anche umorismo, hanno creato personaggi che restano nel cuore. Basti pensare a Patricia Highsmith, Patricia Cornwell, Alicia Giménez-Bartlett, Camilla Lackberg, Fred Vargas, Kathy Reichs, Barbara Baraldi, Cristina Cassar Scalia, Ilaria Tuti, Gabriella Genisi, Elisabetta Cametti,..

Thriller Life: Nel tuo romanzo parli di “nuova mafia”, di come la ‘ndrangheta abbia raggiunto la provincia di Bergamo. Si tratta di una materia con la quale sei entrato direttamente in contatto nel tuo lavoro di giornalista?

Paolo Dondossola: Solo marginalmente. Da giornalista ho ricoperto diversi incarichi, lavorando per quotidiani, quotidiani online, magazine, radio, tv e agenzie di stampa, ma non ho mai fatto il cronista di nera. Però me ne sono occupato, ovviamente, e quando ho deciso che questo sarebbe stato l’argomento principale del romanzo, mi sono a lungo documentato, sia archiviando notizie di cronaca sia leggendo molti saggi, riportati alla fine del romanzo.

Thriller Life: Prima di salutarci, quale messaggio o augurio vuoi lasciare ai lettori di Thriller Life?

Paolo Dondossola: Ai lettori di Thriller Life auguro fantastici brividi d’estate con un buon romanzo! Magari un noir di un autore italiano.

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