Francesca Bertuzzi “La star”

Francesca Bertuzzi

La star

Intervista a cura della Redazione Thriller Life

Copertina di La star di Francesca Bertuzzi

Ospite nel nostro spazio dedicato alle interviste di oggi é: Francesca Bertuzzi, specializzata in
scrittura cinematografica, nonché vincitrice del premio Letteratura e Cinema Roberto Rossellini nel 2011 con il suo “il carnefice”. Oggi parleremo della sua ultima uscita “la star” edito da Giunti Editore, un thriller agghiacciante ed adrenalinico recensito da Thriller Life QUI.

Thriller Life: L’ambientazione in La star ha un ruolo centrale: un’isola d’Elba invernale, fredda, caratterizzata da un meteo furioso, tutto pioggia e vento, che accompagneranno l’indagine e le relative ricerche. Che cosa ti ha spinta ad ambientare qui questo libro, scelte narrative o una
vicinanza personale con i luoghi descritti?

Francesca Bertuzzi: Era da molto tempo che desideravo ambientare un romanzo all’isola d’Elba, luogo a me particolarmente caro. Quando ho avuto l’idea di “La Star” sapevo che era la storia giusta per l’isola. Da una parte il romanzo vive e si sviluppa nel mondo del web, e mi serviva un contraltare al mondo digitale e così ecco che ha preso vita l’ambientazione, fino a diventare una vera protagonista della storia.

Perché da una parte il mondo del web nel romanzo cresce per ferocia e aggressività, dall’altra l’Isola d’Elba prende vita, ma non come siamo abituati a immaginarla, assolata e assediata dai turisti per la stagione estiva, al contrario fuori stagione, sferzata dai venti, dalle piogge e dalle mareggiate, incarnando un altro tipo di pericolo, un pericolo che ormai siamo abituati a sottovalutare, quello della natura che s’inselvatichisce, cieca nella sua potenza che potrebbe, in ogni momento, diventare devastatrice.

Thriller Life: La scelta del titolo, “La star ”, spinge inevitabilmente a porre l’attenzione verso le protagoniste femminili del libro. Benedetta, la vittima del rapimento e dei soprusi, cui vengono rivolte così tante morbose attenzioni dal pubblico; ed Arianna, la cugina giornalista che ne diventa la voce nelle interviste, raccontandone la vicenda e raggiungendo anche lei grande popolarità. Ma chi è la vera “star” della storia a tuo avviso e perché?

Francesca Bertuzzi: Io sono cresciuta negli anni novanta, e per me le star erano attrici e attori hollywoodiani, rock star, sportivi straordinari. Ero abituata a vedere i loro volti nelle copertine delle riviste e negli schermi televisivi. Poi intorno all’inizio degli anni 2000 ho notato che il trend è cambiato. Sulle riviste, nelle televisioni e poi sul web a riempire sempre più spazio erano i volti di persone comuni, resi però tristemente noti dalle cronache nere: volti di vittime, per lo più donne.

Ed è da qui che prende il titolo questo romanzo, appunto “La star“. Mi sono chiesta cosa sarebbe successo se, una di queste vittime, una di queste donne fosse riuscita a farcela. Che seguito avrebbe avuto, con un pubblico già abituato al suo volto e alla sua storia? Quella donna, quella sopravvissuta, non sarebbe diventata a tutti gli effetti una star?

Thriller Life: Uno dei temi del libro è il meccanismo perverso dell’attenzione dei media per il macabro e di come la vittima diventi un oggetto, in senso effettivo, della curiosità malata della gente. Benedetta diventa famosa per i video girati e diffusi dal suo rapitore mentre la tiene prigioniera. Inoltre, l’isola, che in genere in inverno è deserta, si riempie di turisti attirati dalla curiosità morbosa per il caso. Per quale ragione, a tuo parere, le persone sono così attratte dall’oscurità e dal dolore di altre persone?

Francesca Bertuzzi: Io ho poche risposte, di certo ho molte domande sul perché questo tipo di storie attraggano in modo ossessivo il pubblico. Analizzando i dati, a seguire queste vicende, le vicende di cronaca nera, è un pubblico in larga misura femminile.

E su questo dato rifletto. Rifletto sul fatto che l’essere umano è, ormai da tempo, arrivato in cima alla catena alimentare, non abbiamo un predatore sopra di noi, se non l’uomo stesso. E a quanto pare, dai dati, le donne sono una delle maggiori prede. Si potrebbe ipotizzare che le donne guardino al true crime come per capire, per riconoscere, dove è per noi il pericolo, forse vedere questi casi di nera, approfondirli, analizzarli, studiarli sono solo un tentativo di capire come riconoscere il nostro predatore naturale per cercare di salvarci.


Pericoloso però è il fenomeno di desensibilizzazione a cui stiamo assistendo in cui persone sorridenti si fotografano in luoghi dove è stato ritrovato il corpo di una vittima, se ci scolliamo dalla realtà tanto da non riconoscere il dolore, tanto da non capire il concetto di rispetto o decoro, questo si riverserà inevitabilmente sulla società e sulle abitudini civiche che reggono in piedi la civiltà, intesa come
valore imprescindibile del vivere in una comunità.

Thriller Life: Morbosità dei media, giornalismo d’assalto, turismo dell’orrore, corruzione della società attuale, ricerca di popolarità ad ogni costo, sono temi sociali di un certo peso e vengono in qualche modo toccati tutti in questo libro. Ritieni che il genere Thriller possa diventare veicolo importante per la denuncia, la critica o semplicemente per puntare attenzione su temi attuali così importanti?

Francesca Bertuzzi: Io amo da sempre il thriller perché è un genere libero, ti dà la possibilità di
entrare nelle parti più scure dell’animo umano e certamente è un genere che riflette anche sulla società che poi è l’humus in cui si sviluppa il male che prende vita nel thriller. Non so se sia un veicolo di denuncia, di certo può diventare un grande motivo di riflessione.

Thriller Life: “In fondo i nostri lavori non sono così diversi, vogliamo tutti e due scoprire la verità, lei per arrestare i colpevoli, io per raccontare la storia”. Così Arianna si difende ad un certo punto dall’accusa del Commissario Finiti di essere “degli avvoltoi senza etica” che si buttano sulle notizie, senza tener conto dei sentimenti di chi vive certi drammi. Cosa pensi di quel tipo di giornalismo, un giornalismo definibile d’assalto, che forse non e’ quello di Arianna, ma e’ più rappresentato nel personaggio di Danilo? Vi attribuiresti la colpa di determinati meccanismi, tra cui appunto l’attenzione morbosa per specifici fatti di cronaca?

Francesca Bertuzzi: Il mestiere è in mano a chi lo esercita. Questo vale per qualunque professione e dunque anche per il giornalismo. Io provo un’enorme stima per i giornalisti d’assalto, i giornalisti di nera che non permettono al mondo di dimenticare, che sostengono le famiglie nella ricerca della verità e, di stretta conseguenza, di giustizia. Ammiro profondamente, per esempio, trasmissioni come “Chi l’ha Visto” che non hanno permesso che si spegnessero i riflettori su casi che altrimenti sarebbero finiti nel dimenticatoio, giornalisti pronti a perpetuare la ricerca della verità anche sotto minacce vigliacche.

Ma, come c’è chi fa bene, inevitabilmente c’è chi fa meno bene, ed è quel tipo di narrazione del dolore ad alimentare una sorta di crogiolo che rischia di anestetizzarci anche di fronte al più miserabile dei crimini. Noi, come società che vuole evolvere, a mio parere non dovremmo abituarci all’ingiustizia, al sangue, alla morte insensata… ma dovremmo essere combattivi, in allerta, senza trovare giustificazioni o sporcare il linguaggio. Io spero di non sentire o di non leggere mai più frasi vergognose come: “l’amava troppo, per questo l’ha uccisa”. Questo tipo di narrazione distorce la percezione del movente, sposta i riflettori della realtà ed è rischiosa, rischiosissima per la società tutta.

Thriller Life: La vicenda raccontata nel libro trova una sua conclusione, ma rimangono aperti alcuni spiragli che potrebbero incuriosire il lettore e portarlo ad attendersi un seguito. Stai già pensando ad un altro libro, ad un’altra inchiesta per Arianna Canè o un’indagine di Finiti?

Francesca Bertuzzi: Quando ho iniziato a scrivere questo romanzo sapevo che Arianna Canè, la giornalista di nera, e l’Isola d’Elba per me potevano essere degli spunti per più storie. Quando ho scritto La Star ho pensato a una storia a sé stante, con la speranza però di ritrovare i personaggi e l’ambientazione per nuovi romanzi. Ora spero che mi venga presto l’idea per poterli riprendere in mano.

Thriller Life: Prima di salutarci, che augurio vorresti fare ai tuoi e ai nostri lettori?

Francesca Bertuzzi: Spero con tutto il cuore che, se La Star dovesse capitare nelle vostre mani,
possa conquistarvi… io, come scrittrice, ce l’ho messa tutta. Grazie mille a Thriller Life per avermi ospitata.

La redazione di Thriller Life ringrazia Federica Bertuzzi per la disponibilità.

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