Marco Ghizzoni e “Le bionde del Benaco”: un thriller sulle sponde del Lago di Garda

Le Bionde del Benaco

Le bionde del Benaco

Intervista a cura di Samuela Moro

Le bionde del Benaco, copertina

Lo scrittore Marco Ghizzoni e’ il graditissimo ospite di oggi del nostro spazio dedicato alle interviste.
Marco Ghizzoni vive a Cremona, dove è nato nel 1983. Sua madre è stata proprietaria per quasi vent’anni di un bar in un piccolo paese della provincia di Cremona, crocevia di storie e personaggi che animano la serie di Boscobasso, cominciata con Il cappello del maresciallo (2014), e proseguita con I peccati della bocciofila (2015) e L’eredità del Fantini (2016), pubblicati da Guanda.


Il libro “Le bionde del Benaco”, pubblicato da Laurana Editore, letto e recensito QUI da Samuela Moro,
e’ un giallo ironico, piacevole e leggero, in cui il Lago di Garda fa da sfondo all’indagine del Commissario De Tullio su un omicidio e su alcuni traffici illeciti che avvengono nelle amene zone turistiche della costa occidentale. La conoscenza dei luoghi e dei personaggi tipici dei paeselli di provincia rappresentano i punti di forza di questo giallo, su cui l’autore ha gentilmente accettato di rispondere ad alcune domande.

Thriller Life: Ne “Le Bionde del Benaco” mi ha molto colpita l’attenzione all’ambientazione, che denota una conoscenza profonda dei luoghi che vengono descritti. E’ una conoscenza approfondita dalla necessità della scrittura oppure ha scelto questi luoghi proprio in virtù di una conoscenza pregressa? E quanta importanza riveste per lei l’ambientazione nell’economia di una storia, in particolare di un thriller?

Marco Ghizzoni: Frequento il lago di Garda fin dall’infanzia, soprattutto la sponda occidentale, che
considero a tutti gli effetti un luogo dell’anima, ricco di suggestioni e di vibrazioni positive. Che sia
estate o inverno, che ci sia il sole o piova, ne subisco il fascino incondizionatamente; una sorta di
affinità elettiva, per citare uno dei grandi scrittori che il Benaco lo hanno frequentato e raccontato.
Resto comunque un allogeno, un turista, pertanto il fatto che l’abbia colpita è per me motivo di
grande soddisfazione.

L’ambientazione in “Le Bionde del Benaco” riveste inoltre un’importanza fondamentale, per quanto mi riguarda, e lo dico anche da lettore. Le suggestioni, gli odori, le sensazioni provengono tutte da lì, e sono convinto che ne risentano anche i personaggi, o meglio il carattere e il taglio che ne dà l’autore. Esisterebbero Don Camillo e Peppone fuori dal Mondo Piccolo? Huckleberry Finn o L’impostore di Melville sarebbero gli stessi lontani dal Mississippi?

Thriller Life.: Nella sua biografia leggiamo che sua madre per anni è stata proprietaria di un bar di un piccolo paese della provincia di Cremona. I suoi clienti e le loro storie quanto hanno influito nell’ispirazione per i suoi romanzi, in particolare per “Le bionde del Benaco”?

Marco Ghizzoni.: Moltissimo. Quello che ho vissuto e ascoltato in quegli anni è materia viva e pulsante per le mie storie, ma soprattutto per i personaggi. Non solo in maniera diretta – cosa accaduta perlopiù
con i primi tre romanzi – ma anche per le dinamiche umane e sociali tipiche della provincia che ho
potuto vivere e assorbire.

L’impiegato comunale zelante fino al surreale, le piccole invidie, la meschinità, la puerile voglia di emergere, ma anche la solidarietà e l’accettazione incondizionata nonché protezione del diverso, e penso all’Hemingway. L’alcolizzato in una grande città è spesso un emarginato, nel paesello è un debole da proteggere, ma anche un elemento folcloristico quando non un vero e proprio oggetto di culto: perché in provincia c’è posto per tutti, e questo mi ha sempre colpito.

Thriller Life.: Ambientazione e personaggi sono a mio avviso i punti forti de “Le Bionde del Benaco“. Quale è stata la scintilla da cui è scaturita la storia e come ha approcciato la stesura dell’intero romanzo?

Marco Ghizzoni: La scintilla per “Le Bionde del Benaco” è stata senza dubbio la lettura casuale di una notizia di contrabbando di sigarette, pratica che credevo estinta da almeno trent’anni. L’inusuale mi attrae sempre, pertanto ho imbastito una storia intorno a questo fatto, che ben si prestava al taglio comico che volevo dare al romanzo.

Il mio metodo di lavoro è pressoché sempre lo stesso: scrivo un canovaccio con i passaggi salienti della trama, caratterizzo i personaggi principali, scelgo uno o più temi che voglio affrontare e procedo con una scrittura quotidiana, non troppo dispendiosa in termini di tempo per preservare il ritmo – per me fondamentale – affinché i personaggi acquisiscano personalità e familiarità e si evolvano nel corso della narrazione. Mi affido molto alla quotidianità e alle suggestioni, spesso mi accadono cose nella vita di tutti i giorni che modificano il corso della narrazione.

Thriller Life: “… alla stregua di una minaccia incombente, implacabile, esiziale,sapeva che sarebbe
arrivata la telefonata di sua madre. Cascasse il mondo, alle ore sei e mezza, Ultimina Savoldi, di
anni ottantadue (…) chiamava il figlio per avere ragguaglisui casi che stava seguendo e dispensare
consigli non richiesti. Anche se, a volte, ci azzeccava pure”.

Il rapporto tra De Tullio e la madre è sicuramente particolare, usuale per loro ma fuori dall’ordinario per il lettore e, da un certo punto in avanti, assume un ruolo centrale nella storia. Lui è una figura realistica, fisica e presente; lei un po’ caricatura di molte mamme e un po’ “gazzettino del paese”. Nell’idearlo si è ispirato a qualcuno che conosce realmente o è frutto della sua fantasia? E quale messaggio vuole veicolare attraverso questa atipica relazione madre-figlio?

Marco Ghizzoni: Come nella tradizione della commedia all’italiana, I miei personaggi sono dei tipi
umani che rappresentano vizi e virtù degli italiani, o almeno questa è la mia ambizione. La madre
del commissario De Tullio è la tipica madre invadente che non accetta che il proprio figlio sia diventato un adulto e vuole mettere il becco in ogni piega della sua vita, in questo caso addirittura in
quella professionale – e non si tratta di una professione qualunque – atteggiamento che genera in
lui un complesso di inferiorità che si traduce in inadeguatezza e ricorso allo stato di ebrezza per
allontanare I pensieri negativi e il peso che ne deriva.

Gli elementi di rottura stanno nella lontananza della madre, che non vuole assolutamente che il figlio la vada a trovare – come potrebbe altrimenti ricattarlo emotivamente?- nell’inatteso fiuto investigativo, e nella sbrigatività del rapporto che si limita, per sua esplicita volontà, a qualche stilettata critica e a aggiornamenti sui vari casi, che lei ritiene dovuti, come riterrebbe dovuto un nipotino che invece non arriva e di cui non manca di incolpare il povero figlio.

Ne ho conosciute tante di madri così e sono le più deleterie, perché scavano una fossa esistenziale
ai propri figli fin dall’infanzia e li rendono dei deboli, incapaci di reagire. Il taglio comico del mio
romanzo la rende divertente, ma nella realtà sarebbe esiziale.

Thriller Life: Molti lettori saranno certamente curiosi di leggere “Le Bionde del Benaco” e altre indagini di De Tullio e Toniolo, ma anche di approfondire la conoscenza della signora Ultimina o di Guido Buffa, lo strampalato medico legale. È prevista un’altra avventura per questi personaggi o preferisce non scrivere delle serie?

Marco Ghizzoni: Mi auguro che possa diventare una serie longeva, questo dipende soprattutto dai lettori e dall’editore, io mi sto già portando avanti con la stesura del nuovo romanzo.

Thriller Life: Prima di lasciarci, che augurio vuole fare ai nostri e ai suoi lettori?

Marco Ghizzoni: Che possano sempre trovare un libro che li appassioni, che li sorprenda e che, seppur pieno di imperfezioni, li faccia sentire a casa.


Ringraziamo Marco Ghizzoni e Laurana Editore per l’intervista e la disponibilità

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