,

Il delitto della finestrella di Filippo Venturi

il delitto della finestrella
“La sua teoria non solo lo convinceva, ma la considerava ovvia, al limite dell’inaccettabile.

Il delitto della finestrella

Recensione di Erika Giliberto

TRAMA

È una piovosa serata invernale, gli ultimi clienti della trattoria si sono finalmente decisi a pagare il conto ed Emilio sta per tirare giù la serranda della Vecchia Bologna, quando riceve una visita inaspettata. È Maicol, un tipo un po’ sopra le righe che i ristoratori del quartiere chiamano affettuosamente Charlie Chaplin.

Ma stasera non è venuto per ordinare la solita rosetta alla mortadella: è sconvolto e sporco di sangue dalla testa ai piedi. Eppure non ha nemmeno un graffio. Emilio, che ultimamente è tormentato da inediti rovelli sentimentali, preferirebbe non farsi troppe domande, ma la sorte e la polizia non sono dello stesso avviso.

Poche ore dopo, infatti, a due passi dalla trattoria viene rinvenuto il cadavere di un ragazzo. E non in un posto qualsiasi, ma nell’angolo più instagrammato di Bologna: la finestrella di via Piella, il pittoresco affaccio sul canale che da qualche tempo è diventato meta di turisti e innamorati da tutto il mondo.

Fatto sta che qualcuno sembra averlo scelto per scaraventare di sotto un giovane writer. Le prime testimonianze fanno ricadere i sospetti proprio su Maicol, e così anche Emilio si ritrova invischiato nel caso con tutte le scarpe. Ristoratore, detective per modo di dire e generatore automatico di battute a sfondo gastronomico, Emilio Zucchini comincia a indagare, muovendosi tra la vita notturna di via del Pratello, il mondo degli influencer ed episodi dimenticati della storia bolognese.

RECENSIONE

Se vi stavate chiedendo che fine avesse fatto Emilio Zucchini, non preoccupatevi, è sempre il proprietario della Vecchia Bologna. Se guardate attentamente, a ‘sto giro è proprio là, accanto alla serranda, alle prese con uno di quei diluvi che quello universale è stato niente.

La pioggia sta facendo i tortellini nelle pozze” e ci mancava solo che saltasse la corrente!

“Vuoi dire che in una serata così, con un’acqua che ha reso la città deserta come in quei simpatici momenti di marzo 2020, non ti arrivi il blackout al novantesimo?”

Il delitto della finestrella inizia proprio sul finale di un piovoso e anonimo giovedì di dicembre. Il nostro Zucca è alle prese con la chiusura della cassa, una giornata senza infamia e senza lode, non ci si lamenta, ma “quando nel ristorante si verifica un imprevisto, Zucca ha sempre il timore che possa trattarsi di un avvertimento, l’annuncio che sta per accadere qualcosa di sinistro.

E come se non lo avesse appena pensato, chi si sta dirigendo, a passo incerto, proprio nella sua direzione? Il problema non è che sia Maicol (sì, scritto come si legge) Fabbri, ma è il fatto che l’uomo sia imbrattato di sangue dalla testa ai piedi.

Ecco che, anche stavolta, Filippo Venturi ci presenta un casino ne Il delitto della finestrella che, volente o nolente, Emilio Zucchini deve cercare di risolvere, perché la sfiga vuole che ci si ritrovi immischiato in pieno. In un attimo, il pavimento della Vecchia Bologna si riempie del sangue sgocciolato da Maicol, per gli amici Charlie Chaplin, ma la cosa più grave è che a qualche decina di metri di distanza, si è consumato un delitto. Proprio all’altezza della Finestrella di Via Piella, la regina incontrastata delle attrazioni petroniane”.

Ma sarà poi stato Maicol a far volare Giotto dalla Finestrella? In qualche maniera, Zucca inizierà le sue indagini di detective strampalato, perché i conti non gli tornano.

Il delitto della finestrella è un thriller non convenzionale. Si potrebbe definire un divertente gastrothriller? Perché no. L’autore ci ha abituati bene, ormai Emilio Zucchini è conosciuto, lo scapolone che non ne vuole mezza, che quando tenta gli approcci con le donne è un po’ goffo, tant’è che anche in questa storia si interfaccia, a modo suo, con Diana Proietti, una bellissima commentatrice sportiva della Capitale.

La trama de Il delitto della finestrella è ben costruita, non manca niente. Un punto di forza, tra i tanti, è senz’altro il modo di scrivere di Filippo Venturi, perché è scorrevole e, soprattutto, confidenziale, pane al pane, non le manda a dire, i giri di parole li lascia usare a qualcun altro.

Divertente l’utilizzo delle simpatiche e tipiche espressioni dialettali: “Pronti-via, Zucca s’improvvisa umarell. Mani dietro la schiena, aria da gnorri, fischiettino mezzo innocente e mezzo colpevole, comincia a far vasche su e giù per i cinquecento metri di lunghezza del ciottolato cercando di captare segnali.”

Le continue metafore gastronomiche e i riferimenti al cibo, sono spassosi e piacevoli da leggere. Rubano forse un po’ di spazio alla suspense che dovrebbe permeare durante la lettura di un thriller, ma, appunto perché Il delitto della finestrella è un unconventional thriller, va bene così.

E poi, è impossibile non respirare, dalla prima pagina all’ultima, la “bolognesità”. Filippo Venturi, così come diversi scrittori bolognesi, tipo Gianluca Morozzi, per citarne uno, sono letteralmente innamorati della loro città e ne decantano, con giusta ragione, le bellezze, le contraddizioni e le particolarità.

Difatti, anche le ambientazioni in cui si svolge la trama de Il delitto della finestrella, sono talmente ben descritte, che sembra di camminarci dentro in questa Bologna, così ricca e pregna di storie e buffi individui.

“Via del Pratello è la strada più bohémien di Bologna, se non del mondo intero, una sorta di quadro naïf dalle pennellate giuste, con le case basse, i portici caldi e i colori vivi. Un luogo dell’anima, in cui la vita scorre senza regole tra baretti e osterie; una parentesi nascosta nel centro della città, in un patchwork di allegria e disperazione.”

Anche i protagonisti de Il delitto della finestrella sono tutti ben delineati nel carattere, sia i buoni che i cattivi. Ci si riesce ad affezionare persino alla triade Iodice-Baroni-Stoduto, l’ispettore e i due agenti che seguono il caso. I personaggi si interfacciano tra loro attraverso dialoghi caserecci e botta e risposta sempre molto sanguigni.

Un occhio attento potrà notare sulla copertina de Il delitto della finestrella una scritta che rappresenta tre numeri: 6 – 12- 90. Bene, fino a qui ci siamo divertiti. Ma chi sa sorridere, in un contesto pittoresco, con personaggi bizzarri e non, e nonostante un delitto da risolvere, sa anche quando è d’obbligo fermarsi, star zitti e ricordare.

EDITORE Mondadori Editore

PAGINE 264

ANNO PUBBLICAZIONE: 2024

AUTORE

il delitto della finestrella

Filippo Venturi gestisce una trattoria in centro a Bologna. Ha esordito nella narrativa nel 2010 per Pendragon, con cui ha pubblicato una raccolta di racconti e due romanzi. Collabora con “la Repubblica” di Bologna, su cui tiene da anni la rubrica “Dietro al banco”, una sorta di Tripadvisor al contrario in cui è il ristoratore a recensire i clienti. Insieme al cestista Gianmarco Pozzecco ha scritto “Clamoroso. La mia vita da immarcabile” (Mondadori, 2020). L’oste-detective Emilio Zucchini è già stato protagonista di tre black comedy, tutte pubblicate da Mondadori: “Il tortellino muore nel brodo” (2018), “Gli spaghetti alla bolognese non esistono” (2020) e “È l’umido che ammazza” (2022) e come ultimo “Il delitto della finestrella“(2024)

Condividi questo articolo:

Potrebbero interessarti anche: