“Alla scoperta dei finalisti del premio Nebbia Gialla: come l’autore emerge dal proprio libro”

Nebbia Gialla

Nebbia Gialla

Spazio a cura di: Laura Crottini

Intervista a cura di: Laura Crottini, Leonardo Di Lascia e Roberto Frazzetta

Buongiorno cari lettori, come ogni anno siamo finalmente giunti all’ultimo mese prima della consegna del premio più ambito per il Thriller Italiano: il premio Nebbia Gialla ideato da Paolo Roversi nel 2010 e di cui già vi avevamo parlato QUI.

Quest’anno abbiamo deciso di fare qualcosa di diverso, e andremo – piano piano – a conoscere i quattro finalisti (e i loro libri) tramite una serie di interviste multiple, sempre con un tema comune.

L’argomento di oggi è: tutto ciò che emerge dell’autore stesso nei propri libri; come sappiamo scrivere è un lavoro estremamente personale e spesso, nella scrittura, viene messa una piccola parte di sé, è proprio da qui che inizieremo il nostro viaggio alla scoperta dei quattro finalisti.

Prima di entrare nel vivo però, ecco che ve li presentiamo brevemente:

Alessandro Bongiorni, nato a Milano, giornalista e pubblicista laureato in Scienze e Tecnologie della comunicazione, con il suo “Favola per rinnegati” (2023, Mondadori)

Leonardo Gori, autore della serie di romanzi polizieschi ambientati negli anni Trenta con protagonista il capitano Bruno Arcieri, con il suo “La libraia di Stalino (2023, TEA).

Marcello Simoni, laureato in lettere, ex archeologo e ora bibliotecario nonché autore pluripremiato, con il suo “Morte nel chiostro(2024, La Nave di Teseo).

Licia Troisi, nata a Roma, laureata in astrofisica nonché notoriamente conosciuta come scrittrice fantasy, ha esercito nel mondo del thriller con “La luce delle stelle(2024, Marsilio).

ALESSANDRO BONGIORNI

Nebbia Gialla

THRILLER LIFE: Torni alla narrativa dopo un lungo periodo di ‘silenzio’, tanto che hai definito questo libro come una sorta di “nuovo esordio”. Il processo creativo e le modalità di lavoro sono rimasti gli stessi oppure si sono modificati?


ALESSANDRO BONGIORNI: Il metodo di lavoro è tendenzialmente sempre lo stesso. Penso, ripenso, indugio, studio, mi dispero e a un certo punto inizio a scrivere. Non saprei dirti quando, di preciso. E qui però è una lotta. Sono capace di stare settimane su un solo capitolo, finché non lo sento “suonare” come dico io.

LEONARDO GORI

Nebbia Gialla

THRILLER LIFE: siamo di fronte ad una storia cruda e spietata, una guerra senza frontiere dove sono i civili a pagarne le conseguenze; come ti ha cambiato scrivere una storia del genere?


LEONARDO GORI: Mi ha cambiato profondamente perché, in tutta sincerità, date le premesse iniziali e grosso modo un nucleo di quello che doveva essere il “mistero” attorno a cui ruota la vicenda, non sapevo dove la storia mi avrebbe condotto. Sono stato il primo a stupirmi e a indignarmi per massacri, orrori, miserie umane; il primo a meravigliarmi, durante la stesura, per la piega imprevista che prendevano avvenimenti e personaggi. “La libraia di Stalino” ha cambiato profondamente il mio modo di vedere il mondo, la guerra, l’universo femminile e allo stesso tempo credo che abbia anche cambiato radicalmente la mia scrittura.

LICIA TROISI

Nebbia Gialla

THRILLER LIFE: Spesso i fantasy si associano un po’ ad un tema di italiano, dove si può spaziare senza confini, mentre il giallo è più come un compito di matematica dove alla fine tutto deve tornare. Proprio per questo ti chiediamo, è più stimolante scrivere in fantasy o un giallo?


LICIA TROISI: Non ho trovato in realtà grandissime differenze, in entrambi i casi occorre costruire un mondo; nel fantasy ovviamente occorre creare qualcosa di diverso rispetto alla nostra realtà, ma anche nel giallo bisogna costruire lo spazio dell’investigazione. In ambo i casi, poi, ci vuole una stretta coerenza interna, o il lettore non ci crede. Comunque, essendo una cosa nuova per me, al momento trovo più stimolante scrivere gialli.

MARCELLO SIMONI

Nebbia Gialla

THRILLER LIFE: Hai ambientato i tuoi romanzi in diverse epoche storiche: dall’anno dell’ègira 627 con Il profanatore di tesori perduti alla fine del XVIII secolo con La taverna degli assassini. Quale periodo storico ti affascina maggiormente? In quale epoca, non ancora descritta, ti piacerebbe ambientare uno dei prossimi romanzi?


MARCELLO SIMONI: Come dicevo, adoro i secoli centrali del Medioevo. Ho accarezzato a lungo il desiderio di ambientare una storia nel Trecento, a Napoli. Le coordinate temporali e spaziali ci portano in una città gotica, sotto il controllo angioino, contrassegnata da un amalgamarsi di elementi francesi, svevi e orientali. Una molteplicità a suo modo unica e d’impareggiabile fascino.


Lo staff di Thriller Life ringrazia gli autori per la disponibilità e non perdetevi il prossimo incontro con lo speciale Nebbia Gialla e con altre curiosità riguardo questi finalisti.

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