“La colpa è mia”: una vita tra incel e solitudine

Andrea Donaera

La colpa è mia

Intervista di Federica Cervini
Spazio a cura di Sharon Lattanzi e Federica Cervini

La colpa è mia

Andrea Donaera, classe 1989, nasce a Maglie. Nel 2019 pubblica il primo romanzo “Io sono la bestia” (NN Editore) per poi proseguire con “Lei che non tocca mai terra” (NN Editore 2021) e “La colpa è mia” (Bompiani 2024) letto e recensito da Federica Cervini QUI

Thriller Life: Nelle pagine di “La colpa è mia” compaiono spesso, negli scambi tra Bruno ed Aby, autori noti: William Faulkner, Philip Roth, Sally Rooney, Don De Lillo.
Quali sono i tuoi riferimenti letterari e quali gli autori che preferisci leggere?

Andrea Donaera: Quelli presenti ne “La colpa è mia” sono autori e autrici che cito un po’ per necessità di trama, dato che la protagonista svolge un dottorato in letteratura americana. Non tutti i nomi di cui parlano i personaggi del libro sono davvero importanti per i miei tentativi letterari. A me interessano molto libri in cui è ben raccontata la vita intrapsichica dei personaggi, e mi piacciono molto i libri in cui la voce narrativa è molto ben strutturata, con stili che possano coinvolgermi senza limitarsi a resocontare una trama.

Emmanuele Carrère, Flannery O’ Connor, Thomas Bernhard, Fleur Jaeggy, Georges Perec, per esempio, che possono sembrare tutti lontani tra loro, ma nella mia testa c’è un filo che me li fa amare tutti con lo stesso impeto. Anche se i miei scrittori preferiti, alla fine, sono da tanto due: Paolo Nori e J.R.R. Tolkien, che sembrano lontanissimi dalle cose che provo a scrivere io, ma in realtà continuano a essermi utilissimi ogni giorno. Poi ci sono stati un paio di libri particolarmente decisivi per la stesura de “La colpa è mia”: “Dies Irae” di Giuseppe Genna e “Animale” di Lisa Taddeo.

Thriller Life: Un nodo cruciale nel tuo romanzo “La colpa è mia” è l’uso di Instagram ed i thread fra incel; a tale riguardo quale è il tuo rapporto con il mondo dei social media?

Andrea Donaera: Il mio rapporto con i social media è pessimo. Non mi trovo a mio agio tra i mondi secondari che le persone costruiscono attraverso il digitale. Mi interessano i mondi primari. Poi, va be’, la solita storia che sono utili, che il mondo adesso si determina attraverso le dinamiche presenti nei social, che il consenso anche artistico deve necessariamente fare un passaggio nei filtri social, e tutte queste cose.

Le so, come le sa ogni millennial. Ma comunque, per me, resta tutto un tapparsi il naso e sopportare. Da tempo però sono finalmente riuscito a fuoriuscire dalla bolla social di quelli che si occupano di libri, editoria ecc. Era uno spazio digitale terrificante, con branchi di figure pronte ad attaccare qualcuno, con contenuti testuali lunghissimi e contorti, schizzi di egocentrismo e narcisismo malsano che mi arrivavano in faccia in modo volgare e non richiesto. Santo cielo.

Thriller Life: La Lecce in cui ambienti “La colpa è mia” è quella dell’epoca COVID: Petrus, ad esempio, incontra Bruno indossando addirittura 2 mascherine FFP2. Quanto e come hanno influito la pandemia e il COVID nella stesura del romanzo?

Andrea Donaera: La pandemia non ha influenzato per niente la stesura de “La colpa è mia”. Ne parlo nel libro perché la storia è ambientata nel 2021, e in quel periodo c’era la pandemia; quindi, era necessario inserire alcune caratteristiche di quel momento del nostro mondo. Tutto qui. Non sono stato spinto a scrivere durante i vari lockdown, non sono uno di quelli che ha usato l’isolamento per concentrarsi sugli aspetti creativi.

Thriller Life: Bruno è un giornalista freelance e nel romanzo la rivista Sabotage è così descritta: “Sabotage propone per lo più longform narrativi, reportage personali: no scoop, no breaking news, no clikbait”. Qual è il tuo pensiero sui media e sul ruolo che ricoprono nella società odierna e tu che rapporto hai con loro?

Andrea Donaera: Negli anni sono riuscito a restringere il campo, leggendo soltanto uno o due giornali. Per molti anni non ho posseduto una televisione (non per scelta, ma per povertà), adesso ne ho una ma la utilizzo soltanto per giocare alla Playstation, perché ho perduto del tutto l’atto di guardare la televisione, è qualcosa che non mi appartiene più.

Come anche lo scrollare sul telefono guardando notizie provenienti da mille siti differenti: non mi appartiene più. Ogni mattina ascolto una rassegna stampa, e durante il giorno consulto un paio di giornali digitali che mi sembrano sobri e affidabili. Per quanto riguarda invece le riviste letterarie o i siti culturali come Sabotage: non li leggo, mi risultano insostenibilmente noiosi quasi sempre.

Thriller Life: Petrus in “La colpa è mia” sostiene che le red pills “permettono di comprendere la vera natura del mondo in cui viviamo”. Con particolare riferimento a queste ultime e agli incel, quanto ha influito la visione fantascientifica di Matrix nella costruzione narrativa del romanzo?

Andrea Donaera: Il riferimento alla pillola rossa è stato teorizzato nelle comunità incel, non è una mia intuizione. Gli incel radicalizzati si definiscono “redpillati” (ed esiste anche una tremenda pagina Facebook che si chiama “Il Redpillatore”). Credo che abbiano scelto questa immagine soltanto perché in qualche modo poteva suonare bene: se avessero realmente compreso un film come Matrix non si sarebbero mai appropriati di una terminologia proveniente da un’opera simile.

Thriller Life: Da dove è nata l’idea di inserire in “La colpa è mia” le teorie incel, il loro rifiuto del femminismo, dei suoi valori e di tutte le lotte di emancipazione del ’68? E da quali fonti hai attinto per documentarti in merito?

Andrea Donaera: La sfera incel mi sembra poco “sorvegliata”, sebbene rappresenti un lato oscuro del già oscuro mondo patriarcale in cui viviamo. Volevo provare a raccontare le dinamiche di coppia contemporanee iniettando però un elemento disturbante ulteriore, che rispecchia molti aspetti torbidi della realtà circostante.

Gli ambiti del desiderio, e dunque i temi affettivi e amorosi, a mio avviso, non possono non fare i conti con certi sottoboschi pericolosi e devianti. Per un anno ho frequentato siti, forum, pagine social, thread su Reddit. E ho anche incontrato di persona un paio di incel radicalizzati. Non è stata un’esperienza piacevole, ma più ci stavo dentro e più mi rendevo conto che era fondamentale capire quel mondo per dare una profondità eccentrica e ulteriore alla storia d’amore malsana che volevo provare a raccontare.

Thriller Life: Gatsu e Caska sono i soprannomi di Bruno e Aby, e sono i nomi dei protagonisti di Berserk – un manga scritto e disegnato da Kentarō Miura. Quali sono i motivi che ti hanno spinto ad inserire nel racconto un riferimento ai manga?

Andrea Donaera: “Berserk” è per me un’opera molto importante che ha dilatato il mio immaginario come poche altre. E la gestione narrativa dell’amore tra Gatsu e Caska mi ha molto aiutato nella costruzione del rapporto tra Bruno e Aby. Citare direttamente il lavoro di Miura mi è sembrato naturale.

Sottolineo che, per scrivere, non mi sono mai stati utili soltanto i libri: nutrirsi di soli libri per scrivere libri è l’approccio più vecchio, squalificante e fuori fuoco che si possa assumere, nel 2024 (ma da almeno trent’anni, in realtà). Per provare a far venire fuori questo romanzo ho studiato romanzi, sì, ma anche manga, film, videogiochi, serie tv, dischi, quadri: senza alcuna gerarchia gentiliana, senza presumere che la letteratura abbia un qualche statuto estetico superiore.

Thriller Life: Prima di salutarci, quale messaggio e/o augurio vuoi lasciare ai lettori di ThrillerLife?

Andrea Donaera: Grazie mille per questo spazio. Ricordate che vivere una vita non è attraversare un campo.

Thriller life ringrazia Andrea Donaera per la disponibilità

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