Stivali di velluto di Giuseppina Torregrossa

Stivali di velluto
“Un caso da risolvere a distanza di cinquant’anni. Un caso che avrà tanto da svelare.”

Stivali di velluto

Recensione di Samantha Calligaris

TRAMA

Palermo, 1977. Il direttore di una sede periferica delle Poste viene trovato morto, in una pozza di sangue, nel suo ufficio. Dall’arma del delitto non c’è traccia, ma dalla cassaforte mancano dieci milioni di lire, così le indagini vengono archiviate: una rapina finita in omicidio, un faldone tra i tanti stipati negli scaffali della Mobile. Fino a quando quel caso per uno strano scherzo del destino finisce sulla scrivania di Giulia Vella, una giovane ispettrice e profiler che deve individuare il colpevole, a quasi cinquant’anni di distanza.

Arriva da Milano e porta con sé segreti che non ha mai affrontato e con ciò sarà costretta a fare i conti, in una Palermo quasi irreale, in cui il passato dà forma al presente. Saranno proprio le indagini a far incontrare a Giulia la parte più profonda di sé, mettendola di fronte a un’umanità calda e refrattaria a ogni etichetta.

Così, poco per volta, l’ispettrice conosce la Sicilia, con il suo fascino e le sue contraddizioni, e i siciliani, tanto diversi da lei quanto capaci – come la collega Cuor contento – di leggerle dentro, facendola sentire accolta anche lontano da casa. Palermo vibra tra le pagine di questa storia, e da scenario si fa protagonista, svelandosi come una città languida e irresistibile, con lo sguardo rivolto al futuro ma le radici ben piantate nel terreno di antiche tradizioni. Un luogo dove solo l’amore può guarire tutte le ferite e dirci chi siamo davvero.

RECENSIONE

Stivali di velluto è un giallo che dà spazio all’investigazione femminile, in un contesto che vede protagonista la città di Palermo in tutte le sue sfaccettature. Troviamo infatti in queste pagine una Palermo dalle due facce, quella accogliente, con la sua gente amichevole e generosa, e quella che ci mostra la parte più oscura, quella fatta di mafia, ricatti e sporcizia.

L’inserimento in questo contesto della nostra protagonista Giulia, originaria di Milano, mette subito in evidenza le differenze tra nord e sud Italia, sia per quanto riguarda l’aspetto caratteriale dei personaggi, che per lo stile di vita e l’approccio alle giornate.

Giulia, infatti, ci viene presentata come una ragazza chiusa e diffidente, seria e impostata, in netta contrapposizione con la sua nuova collega Paola (sopranominata Cuor contento), allegra, socievole e chiacchierona. Ma le due donne hanno anche qualcosa in comune: i dolori e i dispiaceri, a cui non importa se si è del nord o del sud. Entrambe devono fare i conti con l’accettazione di situazioni che mettono a dura prova la loro stabilità sentimentale.

Questo “infiltrarsi” nella vita privata dei personaggi fa sì che si riesca a creare più empatia nei loro confronti tanto che, nonostante il romanzo sia breve, ci dispiacerà abbandonarlo. I personaggi che incontriamo, tra l’altro, sono molteplici e ognuno possiede le proprie caratteristiche che li rendono unici e riconoscibili.

Stivali di velluto è un romanzo interessante per contesto e sviluppo. Meritava però un’elaborazione più approfondita della storia, forse un po’ troppo veloce e dinamica, considerata la difficoltà di riaprire un caso dopo cinquant’anni.

Ma il punto forte di questa storia è la tematica che viene messa in primo piano, l’omosessualità, insieme a tutte le sue forme. Quel non riconoscersi nel proprio corpo, il non accettare la presa di coscienza di desiderare una persona del nostro stesso sesso e, soprattutto, la non accettazione da parte della società, rendendosi prigionieri del proprio corpo.

Riusciamo quindi tra le pagine di Stivali di velluto a entrare nella sensibilità e nella frustrazione di queste persone, una tematica di grande attualità e importanza messa a confronto con gli anni settanta.

Contro i diversi c’è sempre un pregiudizio, ma sono liberi di manifestarsi per quello che sono.”

Stivali di velluto è dunque una storia che, per impostazione, caratteristiche e tematiche, ha del grande potenziale, ma la brevità del romanzo non permette di goderne al massimo. I personaggi hanno tutti una marcia in più, il contesto palermitano ha tanto da raccontare e l’argomento di attualità trattato è vincente.

Ma se andiamo a rimuovere questi elementi, le indagini del caso e la parte finale in modo particolare, risultano affrettate e tolgono al lettore un finale gustoso.

Editore: Rizzoli

Pagine: 160

Anno di pubblicazione: 4 giugno 2024

AUTORE

Stivali di velluto

Giuseppina Torregrossa è nata a Palermo, ha tre figli e un cane. Il suo primo romanzo è “L’assaggiatrice” (2007), a cui sono seguiti “Il conto delle minne” (2009) e, tra gli altri, “Panza e prisenza” (2013), “Chiedi al portiere” (2022) e “La santuzza è una rosa” (2023). Per Rizzoli ha pubblicato “Il figlio maschio” (2015) e “Cortile nostalgia” (2017), entrambi disponibili in BUR. Nel 2024 sempre con Rizzoli pubblica appunto “Stivali di velluto

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