L’uomo di vetro di Anders de la Motte

L'uomo di vetro
“Fail to plan, plan to fail. Fallisci nella pianificazione e pianificherai il tuo fallimento”.

L’uomo di vetro

Recensione di: Federica Cervini

TRAMA:

Qualcosa si sta svegliando dentro di lui, mentre risale dall’abisso.
Una sensazione di tormento. E di fame.

Al limitare fra lo Småland e la Scania, dove le foreste impediscono anche alla luce di entrare, al centro di un lago scuro e gelido c’è un’isola.
Sotto l’isola, una miniera abbandonata: Stjärngruvan, la Miniera delle Stelle.
La storia della miniera è costellata di inspiegabili incidenti, presenze da altri mondi, misteriose sparizioni, morti violente.

L’unica cosa certa e che ha fatto la fortuna degli Irving col suo tesoro di vetro nero, l’ossidiana.
Senza il loro permesso, nessuno può avvicinarsi all’isola, ma la sua sinistra leggenda attira molti curiosi, compreso l’urbexer Martin Hill, esperto di luoghi abbandonati.

Così, quando Nova Irving si rivolge proprio a lui per scrivere la storia della famiglia, Martin non esita un istante ad accettare.
Non importa se questo significa trasferirsi nella dimora immensa degli Irving, isolata e inaccessibile al resto del mondo, abbandonando la sua vita di prima.
Non importa se questo significa non vedere più Leo.

Leo, Leonore Asker, ormai stabilmente a capo della divisione “Casi disperati e Anime perdute”, fra le altre cose è preoccupata anche per Martin.
I problemi non le mancano: suo padre è tornato a tormentarla, forse è coinvolto addirittura in un omicidio.

Diversamente dalla sua, la famiglia Irving è troppo perfetta per non nascondere dei segreti.
Segreti che riposano nelle viscere della terra, segreti che possono uccidere.

Ma proprio quando Martin si avvicina alla verità, l’uomo di vetro emerge dalle tenebre in cui era rimasto per lungo tempo, un luogo di oscurità e sonno da cui nessuno è mai tornato. Nessuno tranne lui.

La rana continuava a rimanere immobile, con gli occhi chiusi. Come se dormisse. Come se stesse aspettando il ritorno della primavera e del caldo. Lui si chiedeva sempre cosa sognasse, immersa in quel buio eterno. Ora lo sa.

RECENSIONE:

Nel vasto panorama degli autori di thriller di origine scandinava, Anders de la Motte merita un posto di particolare rilievo.

Autore de “Il respiro della farfalla”, Neri Pozza Editore 2023, Anders de la Motte prosegue con “L’uomo di vetro” la serie delle indagini della poliziotta Leo – Leonore Asker, garantendo al lettore una lettura avvincente e originale.

Cosa attrae nella penna di Anders de La Motte?

Moltissime sono le caratteristiche delle vicende narrate che catturano l’attenzione del lettore, facendo sì che le pagine (in questo romanzo quasi 600) scorrano veloci verso un finale sorprendente.

Anzitutto appassiona l’ambientazione della trama de “L’uomo di vetro”, cioè una zona all’interno della Svezia costellata di foreste e laghi – che pone le basi per un’atmosfera inquietante, che allarma il lettore.

Tutto si svolge nei pressi di un lago all’interno di un bosco, e da lì la vicenda si sposta su di un’isola che si erge al centro del medesimo lago: sull’isola si trova una miniera ormai abbandonata con un’incredibile rete di gallerie segrete soffocanti e claustrofobiche.

Le pagine che descrivono la natura svedese, così diversa e opprimente rispetto a ciò a cui siamo abituati, e quelle che tratteggiano la villa della famiglia Irving (enorme – e proprio per la dimensione pressoché disabitata), permettono al lettore di compiere un salto nell’ignoto e approdare in un paesaggio intriso d’inquietudine, senso di pericolo, angoscia.

Altra caratteristica peculiare della penna di Anders de la Motte è la costruzione di personaggi magnetici dei quali l’autore approfondisce con cura i tratti psicologici.
La protagonista è Leo, la cui eterocromia oculare resterà per sempre nella memoria del lettore, generando al contempo disagio e fascinazione. La definizione dei rapporti con i due principali uomini della sua vita, cioè Martin Hill (il ragazzo che ama e con cui è cresciuta) e Per l’Apocalittico (suo padre), permette di conoscerne i lati del carattere, nel bene e nel male – e perché sia diventata la donna che è oggi.

Da un lato Per ha significato per lei avvicinare la follia, vivere la quotidianità con l’imposizione di assurde ed inviolabili regole – e cioè vivere nel bosco da “prepping” in quanto Per è un survivalista.
La vita dei “prepper” (che possiamo tradurre con “coloro che si preparano”) impone di prepararsi con anticipo ad un possibile cambiamento radicale dello scenario circostante – e ovviamente si tratterà di un cambiamento in peggio, motivo per cui i prepper si affannano a costruire bunker, case blindate, si riforniscono di armi e riempiono la dispensa in vista dell’Apocalisse in arrivo.

Da qui anche il soprannome individuato da Martin per il padre di Leo – l’Apocalittico – e la spada di Damocle che pende di conseguenza sulla protagonista: da un lato sconfinare nell’illecito per l’accumulo di armi, dall’altro vivere pericoli e disagi continui.

“Essere meno Per L’Apocalittico e più Leo”.

Sull’altro versante c’è Martin, che incarna l’affetto, il fascino e ciò che di positivo la vita ci riserva.

“Trentun anni, cresciuto in una serie di località diverse in Svezia, ora docente presso l’Università di Lund, dove tiene il corso di Architettura del Degrado”.

Intorno ai due protagonisti de “L’uomo di vetro” ruota la famiglia Irving, che attira Martin nella propria villa con il pretesto di scrivere un romanzo sulla propria storia.

“La famiglia Irving è troppo perfetta
per non nascondere dei segreti.
Segreti che riposano nelle viscere della terra,
segreti che possono uccidere”
.

Gli Irving sono a tutti gli effetti la famiglia dei segreti, di inspiegabili incidenti accaduti nel tempo e di morti violente, di storie dimenticate e da non rivelare, di un passato torbido che l’autore fa percepire fra le pagine, ma mai riferisce per intero, in un’indagine che via via appare più oscura e tocca misteriose leggende.

Tanto Martin è attratto dalla famiglia Irving (un mito per lui fin da quando era un ragazzino), quanto il lettore sa che troppi misteri significano solo molti pericoli in agguato – e questo non permette di rallentare la lettura, anzi fa sprofondare in un abisso di segreti taciuti, finché lo stesso Anders de la Motte giunge a strizzare l’occhio alla fantascienza, alludendo ad eventi soprannaturali e presenze misteriose sull’isola, intorno al lago, nella miniera di ossidiana.

La narrazione si svolge sul duplice piano “vicenda di Leo / vicenda di Martin”, ed intreccia i capitoli in cui l’una è costretta a riavvicinare Per, coinvolto in un caso di omicidio, e quelli in cui l’altro si trasferisce a villa Irving per scrivere il romanzo sulla loro vita.
La duplice narrazione dimostra la capacità di Anders de la Motte di sviluppare una trama complessa e articolata su più livelli, al centro della quale sta il “vivere in famiglia” – sia che si tratti di Per che del gruppo degli Irving.

Il tema cruciale che fa da sfondo sia a “Il respiro della farfalla” che a “L’uomo di vetro”, e che rappresenta l’assoluta novità fra i thriller scandinavi, è la descrizione delle attività degli abbandonologi – cioè l’urban exploration anche detta “speleologia urbana”.
Patito di questo particolarissimo hobby è Martin: gli urbexer perlustrano il territorio alla ricerca di borghi abbandonati, edifici pubblici e privati in rovina, strutture e attività dismesse (luna park, stazioni, vecchie industrie), di cui documentare l’esistenza attraverso fotografie per poi studiarne la storia.

In entrambi i thriller di Anders de la Motte, le molte pagine dedicate alle incursioni di Martin e Leo in queste strutture, nonché i legami sul web con gli altri appassionati, rappresentano un punto di forza e uno degli elementi più originali: una novità assoluta nel genere.

“Quando avrà recuperato le forze, allora la cercherà.  Cercherà colei che è sempre nei suoi pensieri.
La osserverà da lontano nascosto tra le ombre.
Le racconterà cosa ha visto, giù nel profondo dell’abisso.
Le parlerà di morte e putrefazione, di insetti, vermi e creature cieche e senza nome che si trascinano strisciando e serpeggiando”.

La soffocante dose di mistero tra le pagine, l’approfondita descrizione psicologica dei protagonisti e l’ambientazione opprimente e disturbante rendono “L’uomo di vetro” un thriller certamente da non perdere, con ottimi colpi di scena ed un finale che induce a riflettere su argomenti quali i segreti di famiglia, la memoria, le scelte intraprese.

“Veglia e sonno.
Luce e tenebre.
Vita e morte.
Gli occhi sono la guida dell’anima”.

Traduzione: Gabriella Diverio

Editore: Neri Pozza Editore

Pagine: 592

Anno di pubblicazione: 2024

AUTORE:

L'uomo di vetro

Anders de la Motte è uno scrittore svedese di libri gialli e thriller ed è uno degli scrittori di crime più amati in Svezia.
Nato nel 1971 nel piccolo villaggio di Billesholm, vive e lavora a Lomma.

Dal 1994 al 2002 ha lavorato come poliziotto a Stoccolma, prima di trasferirsi a Copenaghen con l’incarico di responsabile della sicurezza della multinazionale Dell lavorando spesso all’estero, in Europa, Medio Oriente e Africa.

Nel 2010 ha esordito nella narrativa con il thriller Il gioco, prima parte di una trilogia da 200.000 copie vendute nella sola Svezia – con protagonisti la detective Rebecca Normén dei Servizi Segreti Svedesi ed il giovane Henrick Pettersson – alle prese con trame intrise di fantapolitica e cyberspionaggio e riflessioni sulla privacy e la condivisione dei dati.

Nel 2015 UltiMatum  (che non è stato pubblicato al momento in Italia) è stato insignito del Premio svedese per la letteratura gialla.

Neri Pozza ha pubblicato “Il respiro della farfalla” nel 2023, primo romanzo della serie con protagonista l’ispettrice Leo Asker.

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