Il delitto della Madonna di Fossalto
Recensione di: Alessandra Boschini
TRAMA:
Fine anni Sessanta. Arturo Bonomi è un uomo tranquillo, felice di lavorare come maresciallo in un piccolo paese della Bassa. La nebbia, compagna di quei luoghi, non gli dà fastidio, anzi gli piace. Ha le sue abitudini e i suoi riti. Conosce tutti e, soprattutto, non ci sono mai grossi problemi da affrontare. In passato sì, qualcosa è successo. In quelle zone la guerra ha lasciato delle cicatrici, che però col tempo sono guarite e adesso tutto è sereno.
Forse a volte movimentato, per colpa della politica e del vino, ma nel complesso sereno. Fino alla mattina in cui viene scoperto lungo l’argine il cadavere di Antonio Bellei, detto il Lambrusco, l’ubriacone del paese, e tutto cambia, perché il Lambrusco era il miglior amico di Arturo Bonomi. Un amico diventato alcolizzato in seguito a una delusione d’amore molti anni prima. Ora, tra truffatori, ricordi di guerra, tesori mai trovati, apparizioni della Madonna, medici geniali, ex partigiani e osterie, Bonomi deve trovare il colpevole. E per lui c’è una sola certezza: è uno del luogo, uno che conosce bene…
RECENSIONE:
Alvise Trisciuzzi, alla sua prima opera, ci consegna un giallo vecchia maniera, in cui un maresciallo dei carabinieri e uno stuolo di personaggi davvero caratteristici, danno vita ad una storia d’altri tempi.
Infatti, “Il delitto della Madonna di Fossalto” porta il lettore alla fine degli anni ’60, anni in cui la distinzione tra rossi e neri è ancora occasione di furiose liti e diatribe.
La guerra è finita da soli vent’anni, ma è ancora impressa nella memoria dei tanti che hanno perso qualche persona cara e altri che, diventati partigiani, hanno combattuto proprio lì vicino, come il sindaco Loris Grazi, detto il Gramigna, e Antonio Bellei, il Lambrusco.
Ed è proprio quest’ultimo il personaggio chiave della storia che viene trovato morto, la testa fracassata con una vanga, mentre tornava dall’osteria di Boris, come tutte le sere dopo lunghe bevute, chiacchierate tra amici e partite a carte.
L’osteria di Boris è un po’ il centro del mondo per quel piccolo paesino di campagna, dove la piazza racchiude sacro e profano, la Chiesa da un lato e il municipio dall’altro, piccoli negozietti, la caserma e il luogo di aggregazione per eccellenza, l’osteria appunto. Pavimento in linoleum, bancone con specchio alle spalle, televisore a tubo catodico e i ritratti dei padri fondatori del comunismo alle pareti perché Boris “era un rosso così rosso che nel suo locale il bianco non lo vendeva”.
Il Lambrusco viene trovato riverso lungo l’argine, alla Madonna di Fossalto che altro non è che “una statuina sgraziata, scolpita da una mano insicura, messa nell’edicola a guardare la monotona pianura oltre il fiume nel ’52 a ricordo di un’apparizione avvenuta proprio in quel punto”. Era un uomo buono, affetto da una zoppia dalla nascita, uno che stava sulle sue e non si interessava di politica “da quando aveva deposto, insieme al fucile da partigiano anche la voglia di discutere”.
Il maresciallo dei carabinieri, Arturo Bonomi, è fortemente scosso dalla morte del Lambrusco: erano amici da quando avevano frequentato insieme il liceo classico e poi l’università, ma il Bellei, intelligente ed introverso, mollò tutto: mancava solo la discussione della tesi.
Per alleviare il dolore di un amore finito, il vino divenne il suo unico alleato: da lì il soprannome di Lambrusco. Passando le serate in osteria, si divertiva a raccontare di un tesoro che i tedeschi in ritirata, presumibilmente, avevano abbandonato in tutta fretta alla Cà bianca, cambiando ogni volta versione e tipo di merce: dai lingotti d’oro ai gioielli, dal denaro ai documenti segreti e alle casse di vino.
Ma, per quanto molti avessero provato, non avevano trovato mai nulla. Ed ecco il primo busillis del maresciallo: quale poteva essere il movente dell’omicidio? Chi era interessato alla morte del Lambrusco? “Un foresto o un di noster?”
Non possedeva denaro, non molestava le donne e non infastidiva nessuno, a parte quando, di notte e con tanto vino in corpo, cantava arie liriche a squarciagola, ma “era peggio di una campana fessa”.
Alla ricerca della verità, Alvise Trisciuzzi ci porta a conoscere personaggi di ogni sorta, a cominciare dal parroco don Remo, alla Carlotta, la moglie dell’oste Boris, dai coniugi Masotti, contadini e allevatori, ai sottoposti del maresciallo, il Bitossi, il Pellegrino e il brigadiere Poli.
Però, la figura più iconica e dinamica del paese è il dottor Peruzzi, medico condotto, ma non solo. Un uomo la cui cultura e sapienza varcano i confini nazionali, un professionista erudito e scrupoloso “persino i muli lo prendevano a metro di paragone per la sua cocciutaggine”, che si occupa delle autopsie e di repertare indizi, nonché di tracciare un sommario profilo psicologico del presunto assassino.
“Il delitto della Madonna di Fossalto” è un giallo alla Agatha Christie che sembra intrecciarsi con i personaggi di Guareschi di cui porta l’ironia e le baruffe di paese; un romanzo che, nello svolgersi di tre giorni, raggruppa indagini e storie personali dei protagonisti, mentre alcuni capitoli sono interamente dedicati ai ricordi del Lambrusco che, in prima persona, rivive la sua attività di partigiano.
Grazie ad un linguaggio semplice, ai numerosi dialoghi, alla suggestiva caratterizzazione dei personaggi e dell’ambientazione, la lettura scivola veloce, immergendo il lettore tra le dense nebbie della Bassa, “La nebbia era il condensarsi del caldo respiro del fiume. Era un luogo dai contorni sfumati”, tra i piatti iconici di un territorio che, anche se Alvise Trisciuzzi non l’ha identificato con un nome, trova una sua precisa collocazione.
EDITORE: Newton Compton
PAGINE: 288
Anno di pubblicazione: 2024
AUTORE:
Alvise Trisciuzzi è nato a Padova nel 1974 e adesso vive con la famiglia a Torreglia, ai piedi dei Colli Euganei. È avvocato, un volontario AVIS (ci tiene a ricordare l’importanza delle donazioni di sangue) e un grande appassionato di sport: ciclismo, basket e football americano, ma solo dal divano. Adora le storie, in particolare quelle gialle. Gli piace ascoltarle, leggerle e a volte scriverle. Il delitto della Madonna di Fossalto è il suo primo romanzo pubblicato con la Newton Compton.