Il pendio dei noci
Recensione di: Maria Teresa Peirano
TRAMA:
1918. Il sergente Julien Vertou osserva la neve che ancora ricopre il monte Grappa, in un aprile senza primavera. Lì dove si è spostata l’ultima linea di difesa italiana dopo Caporetto, gli alpini del battaglione Susa hanno allestito il loro campo. Ma Julien non è uno di loro, la cicatrice sulla mano destra racconta un’altra storia. Negli ultimi sedici anni, la Legione Straniera è stata il suo rifugio e la sua penitenza. Ciò che è stato prima non ha più importanza. Sono perduti i sogni, ed è perduto l’amore, che per una breve stagione gli ha fatto credere di poter inventare il futuro.
La guerra che ha conosciuto sull’Atlante aveva una sola regola: uccidere per non farsi uccidere. Ma i ragazzi con cui ora condivide la trincea questa certezza non ce l’hanno, molti sanno a malapena imbracciare un fucile. Vengono da montagne in cui sperano di tornare presto, magari da una fidanzata che li aspetta. Come Gildo e Valdo, che insieme non fanno trentasei anni, o Domenico, che ne ha ventidue e da tre combatte e sopravvive. Tra i colpi di artiglieria, i loro sguardi impauriti iniziano a scalfire la corazza di Julien. Lui non ha nessuno che lo attende, nessun posto che può chiamare casa.
Eppure, per quanto si ostini a rinnegarlo, il passato che si è lasciato alle spalle pian piano si riprende la scena. Una parlata familiare, il nome di un torrente, quello di un paese di montanari. E il volto di una donna che riaffiora tra i pensieri, riportandolo a un tempo in cui la felicità era ancora possibile. In questo esordio narrativo, Gianni Oliva innesta nel racconto degli ultimi, concitati mesi del primo conflitto mondiale una vicenda privata dolorosamente intensa. Un romanzo di amore e guerra, di montagne e neve, di uomini piccoli e grandi rimescolati dalla Storia.
RECENSIONE:
Il prolifico saggista Gianni Oliva con Il pendio dei noci ci racconta la storia degli ultimi mesi della Prima Guerra Mondiale tra le trincee del Monte Grappa.
I protagonisti, a cui sarà difficile non affezionarsi fin dal principio, sono Julien Vertou, legionario dal passato misterioso, inviato a fare l’interprete per il battaglione stanziato a quota 1087. Il capitano Maglioli, professore di letteratura, poeta e idealista, scontratosi con la cruda realtà della guerra e della fine degli ideali.
I “ragazzi del ‘99” Gildo e Valdo, piemontesi appena diciottenni inviati al fronte, forse a morire ragazzini, forse a diventare uomini troppo in fretta. Seguiremo questi personaggi fino alla fine della guerra e al ritorno a casa dopo la smobilitazione.
La storia nel Pendio dei noci si svolge in toto tra gli accampamenti e le trincee in quota. Potrebbe forse essere un pochino ostico per il lettore raccapezzarsi sui vari spostamenti del battaglione, tra il col Moschin, il col Fagheron, quota 1087, la dorsale dell’Asolone e tutte le varie cime del Monte Grappa, ma questo, se vogliamo, “difetto”, non toglie assolutamente nulla alla godibilità della lettura.
La cosa più importante è chiara: in trincea si muore, si spara per non essere colpiti, e il nemico è a poche decine di metri di distanza, tanto che, nel silenzio tra gli spari, il vento trasporta parole tedesche fino alla trincea italiana.
Gianni Oliva ci trascina a forza e senza la minima difficoltà nella tempesta della guerra: vi ritroverete a riparavi sotto i muretti scavati nella roccia insieme a Gildo e Valdo, temendo per le vostre vite, assordati dallo scoppio di granate e shrapnel, accecati dai razzi che colpiscono la parete della montagna, domandandovi quale dei vostri commilitoni non ce l’ha fatta.
Vivrete lo sgomento della guerra dove “non c’è niente da capire. Bisogna fare che cosa comandano. Ma quando un austriaco è per terra e muore non è un nemico, è solo un disperato”.
Assisterete alle brevi tregue dove lì, nella terra di nessuno, i feriti vengono portati via dopo ore di strazio e i morti vengono lasciati a marcire. Sorriderete con gli alpini quando i ricordi di casa rallegreranno le giornate dove la guerra è silenziosa e pare essere già finita perché “la primavera è più ostinata della guerra”.
Il pendio dei noci non è una lettura molto lunga, quindi, per non togliere il piacere della scoperta di alcuni risvolti nella trama, purtroppo anche drammatici, non ci si addentrerà qui in maggiori dettagli.
Sappiate solo, cari lettori, che qualunque sia il genere che amate di più, Il pendio dei noci di Gianni Oliva è un libro che va letto: per cultura personale, per rivivere eventi che tendiamo troppo facilmente a dimenticare e per ricordarci che non esiste guerra giusta, ma ogni guerra porta solo morte, disperazione e sangue, in qualunque fazione la si stia combattendo.
Editore: Mondadori
Pagine: 252
Anno di pubblicazione: 2024
AUTORE:
Gianni Oliva, docente di Storia delle istituzioni militari, ha dedicato molti studi al periodo 1940-45. Da Mondadori ha pubblicato, tra gli altri, I vinti e i liberati, Foibe, «Si ammazza troppo poco», Soldati e ufficiali, Il tesoro dei vinti, Gli ultimi giorni della Monarchia, La guerra fascista, La bella morte, Il purgatorio dei vinti. È presidente del conservatorio Giuseppe Verdi di Torino.