Va tutto bene
TRAMA:
Kalmann è lo sceriffo di Raufarhöfn e ha tutto sotto controllo. Si è attribuito da solo quel ruolo, ma va bene lo stesso. Giorno dopo giorno percorre le ampie pianure che circondano il villaggio islandese in cui abita, caccia le volpi artiche e depone esche nel mare per catturare gli squali e trasformarli in una prelibatezza locale, l’hákarl. Vorrebbe sposarsi e si emoziona quando incontra una ragazza, ma il suo desiderio di trovare moglie viene improvvisamente accantonato quando scopre una pozza di sangue congelato nella neve.
È un bel guaio, anche perché nel frattempo è sparito uno dei pochi abitanti del villaggio, un piccolo imprenditore di dubbia fama che trafficava in licenze di pesca. Quando poi nello stomaco di un pescecane Kalmann trova una mano umana, la faccenda diventa ancora più preoccupante. Non può farcela da solo, lo capisce, e così chiede aiuto alla capitale, da cui arriva Birna, una graziosa poliziotta che lo affianca nelle indagini. Chi sarà stato a far sparire Róbert McKenzie, che si era cambiato il nome per assumere un’aria più internazionale? Un orso polare o la mafia lituana?
RECENSIONE:
Joachim B. Schmidt, con Va tutto bene, ci presenta Kalmann, un eroe non convenzionale, dedito alla caccia alle volpi artiche e alla cattura degli squali con i quali prepara l’hákarl, tipico piatto islandese a base di squalo fermentato: è un profondo conoscitore della terra in cui abita e di cui ha un grandissimo rispetto.
Kalmann è un giovane trentaquattrenne, con un leggero ritardo mentale e delle difficoltà relazionali: è impacciato e un po’ imbranato, tanto da ricordare il famoso Forrest Gump.
“Mi dicevano, che ero un brav’uomo, una roccia, e non dovevo prendermela se qualcuno mi chiamava mongoloide, ma nessuno mi ci chiamava perché non lo sono. Io sono solo diverso. Il nonno però una volta mi aveva detto che tutti in qualche modo siamo diversi e quindi io ero normalissimo”
Va tutto bene è quello che credono gli abitanti di Raufarhöfn, un paesino del Nord-Est della fredda Islanda. Un piccolo centro che si sta svuotando a favore delle città più grosse, dove forse è anche più facile la vita e dove l’inverno è freddo così come sembrano freddi e chiusi i suoi abitanti. Un luogo dove la solitudine sembra fare da padrona.
“Magga era morta da sola in cucina e Róbert non l’avevano ancora trovato. La loro solitudine era quasi contagiosa.”
Kalmann ormai vive da solo. La mamma, infermiera, si è trasferita in una città dove può svolgere la sua professione in un ospedale e il nonno che lo ha cresciuto, insegnandogli anche a preparare le esche per la caccia, ormai è anziano e malandato ed è stato trasferito in una casa di riposo.
Va tutto bene fino a quando Róbert McKenzie, un imprenditore dalla dubbia fama, scompare nel nulla e la sua mano viene trovata da Kalmann nello stomaco di uno degli squali da lui catturati. Iniziano a questo punto le indagini capitanate da Birna, che prende particolarmente a cuore le sorti del protagonista.
“Com’è che sei sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato?”
È proprio quello che si domanda Birna quando se lo ritrova davanti in ogni momento dell’indagine, ma, soprattutto, quando si trova da sola con lui, immersa in un paesaggio innevato a dover fronteggiare un orso polare.
Orso che Kalmann sospetta essere arrivato già da un po’ sulla loro isola, probabilmente trasportato dalla vicina Groenlandia tramite la banchisa. L’animale è stanco, malandato, ma estremamente affamato e aggressivo.
Nessuno ha creduto a Kalmann quando ha esternato i primi sospetti sulla presenza del pericoloso animale, pensando che fosse un evento fin troppo fantasioso. Tutti, invece, hanno focalizzato l’attenzione su un altro problema che sta investendo questo angolo di mondo: quello dell’immigrazione e la possibile infiltrazione, negli affari cittadini, della pericolosa mafia lituana.
Con una scrittura fluida e accattivante e una narrazione in prima persona, Joachim B. Schmidt racconta di paesaggi e di una natura incontaminata e selvaggia attraverso gli occhi di Kalmann. I capitoli, seppur non particolarmente brevi, hanno un ritmo veloce: non annoiano e non stancano il lettore.
Ognuno di essi è completamente dedicato ad un elemento della storia o ad un personaggio il cui nome viene riportato nel titolo (es. Neve, Sangue o ancora Birna o Maggie) e quindi l’attenzione di chi legge è focalizzata su un particolare ben preciso.
Periodi brevi e ricchi di dialoghi rendono la storia particolarmente intrigante, grazie anche ad un linguaggio semplice e scorrevole. Un crescendo di avvenimenti, poi, conduce ad un finale sorprendente e del tutto inaspettato.
In “Va tutto bene” le tematiche affrontate sono molteplici come il difficile rapporto con la natura in paesaggi decisamente estremi, la difficoltà nel creare rapporti umani soprattutto quando i piccoli centri abitati tendono a svuotarsi a favore delle grandi città.
In questi piccoli paesi i residenti rischiano di chiudersi in se stessi e non accettare la diversità, per cui una persona con delle disabilità intellettuali può diventare motivo di scherno, l’immigrazione non viene vista di buon occhio ed è spesso associata all’illegalità, le scuole piano piano si svuotano. Tuttavia, di fronte alle difficoltà, gli abitanti sanno ancora supportare chi ha più bisogno di loro!
TRADUZIONE Emilia Benghi
EDITORE SEM
PAGINE 288
ANNO DI PUBBLICAZIONE 2024
AUTORE
Joachim B. Schmidt è nato nel 1981 a Heinzenberg e cresciuto a Cazis in una famiglia di contadini. Disegnatore edile e giornalista di formazione, ha già lavorato anche come aiutante stagionale, giornalista, muratore, cameriere, aiuto cuoco, lavoratore in caseificio e recezionista. Nel 2010 ha vinto con il suo racconto intitolato «Stoffel wartet» il concorso di scrittura «Grosse Sehnsucht Schreiben». Il racconto è poi stato pubblicato nella primavera 2011 in una raccolta di racconti della casa editrice Landverlag. Da qualche anno Joachim B. Schmidt vive e lavora come giornalista, scrittore e tuttofare a Reykjavik (Islanda).