Un uccellino mi ha detto di Susan Fletcher

Un uccellino mi ha detto
E’ tutto così fragile. La vita è fragile.

Un uccellino mi ha detto

Recensione di: Federica Cervini

TRAMA:

Florrie Butterfield ha avuto una vita piena, ricca di avventure e viaggi in paesi esotici, di grandi affetti, amicizie, passioni.

Adesso che a ottantasette anni si è stabilita a Babbington Hall, una tranquilla casa di riposo nell’Oxfordshire, è convinta che il futuro non le riserverà più colpi di scena.

Confinata su una sedia a rotelle dopo uno stupido incidente domestico, non può tuttavia rinunciare all’antica curiosità, che ora fa di lei un’osservatrice attenta dell’angolino di campagna inglese che la circonda.

Quando la sera del solstizio d’estate la direttrice della casa di riposo precipita dalla finestra del suo alloggio, l’evento viene archiviato come il gesto disperato di una donna triste e sola, dall’esistenza irrimediabilmente scialba.
Ma Florrie è di un altro avviso, e un rovello comincia ad assillarla.

Spalleggiata da un ex professore di latino con un debole per le bretelle sgargianti, cercherà di fare luce sull’accaduto, spingendo la sua sedia a rotelle lungo i giardini rigogliosi e i corridoi scricchiolanti di Babbington, spillando confidenze a tutta una serie di personaggi indimenticabili nella loro incontrastata fragilità: le cosiddette sorelle Ellwood, irrefrenabili impiccione, la snobissima Marcella Mistry, e un ex buttafuori convertito alla Chiesa, ora ribattezzato reverendo Joe.

Florrie non chiede di meglio: potersi mettere in gioco, ancora una volta, e lanciarsi con rinnovata gioia in un’avventura capace di risvegliare ricordi, sentimenti, e il brivido inebriante di un sogno tutto da vivere.

RECENSIONE:

Per gli amanti dei gialli cosy, Rizzoli ha recentemente pubblicato “Un uccellino mi ha detto” di Susan Fletcher – autrice britannica che sa ben dosare, nel suo romanzo, il famoso british humor.

Si tratta di saper scovare l’ironia nell’assurdità della vita, alle volte nella sua tragicità, alleggerendo la situazione reale quando drammatica. Il genere cosy ben si adatta a questa caratteristica delle penne d’oltremanica, che sanno mettere in scena una trama gialla e al contempo mantenere quella piacevole dose di leggerezza e humor che tanto piace ai lettori.

Nel romanzo “Un uccellino mi ha detto” l’autrice non descrive scene cruente, sesso o omicidi con killer e psicopatici, tutt’altro!
L’ambientazione è quanto di più sereno (ma mai noioso) ci possa essere, e cioè una tranquilla casa di riposo per anziani, ove il massimo dell’azione è una partita a carte o la Messa della domenica.

La dolcezza del personaggio principale Florrie Butterfield colpisce sin dalle prime descrizioni:

Florrie di certo non dà problemi, visto che ha ottantasette anni e le manca una gamba ed è sorda come una campana, senza i suoi apparecchi acustici.

Impossibile non empatizzare con una vecchina così fragile né innamorarsi della sua mente vigile e curiosa; Florrie è una donna che ha viaggiato tutta la vita accanto al marito – non è solo la quasi novantenne delle cui necessità corporali bisogna prendersi cura!

Nonostante abbia scoperto da un pezzo che “la società ha dimenticato che i vecchi sono stati giovani”, Florrie ha ancora fiducia nel prossimo e dimostra gentilezza e apertura nei confronti di tutti gli altri anziani della casa di riposo, scoprendo le caratteristiche di ciascuno e chiarendo al lettore che in ogni persona, a prescindere dall’età, ci può essere un lato curioso da condividere.

La caduta dalla finestra di Renata, la direttrice dell’Istituto, diventa l’occasione per Florrie di investigare e cercare indizi, perché un animo sereno e amante della vita quale è quello della protagonista, non può credere al suicidio di una donna giovane e innamorata.

“Stiamo girando intorno alla parola suicidio, pensa Florrie.
Non abbiamo il coraggio di pronunciarla.
Florrie non accetterà mai, in alcun modo,

l’ipotesi che questa caduta sia stata frutto di una scelta consapevole.
No, non ci credo affatto”.

Da qui Susan Fletcher prende avvio per definire il tema principale di “Un uccellino mi ha detto”, che non è tanto l’indagine in sé e per sé, ma chiarire che il senso della vita è celebrare l’importanza delle relazioni umane, a qualsiasi età (anche a quasi novant’anni) ed in qualsiasi luogo (anche in una casa di riposo).

Florrie dimostra che ognuno può trovare dentro se stesso la capacità di reinventarsi in ogni momento della vita, e trovare elementi che la rendano degna di essere vissuta: le emozioni non sono mancate nel corso della sua lunga esistenza, eppure ancora adesso c’è la possibilità di fare, di aiutare, di intrecciare relazioni di amicizia e forse, chissà, anche di un sentimento più profondo.

Ogni lettore è condotto, durante la piacevole lettura, a riflettere su come, indipendentemente dall’età, ci sia sempre spazio per un pò di avventura e scoperta, perché le situazioni inaspettate e le vicende singolari e straordinarie sono lì che ci aspettano dietro l’angolo, e possono infondere una buona dose di energia persino a chi è bloccato su di una sedia a rotelle.

Un elemento di rilievo di “Un uccellino mi ha detto” è la costruzione dei tanti simpaticissimi personaggi che animano le pagine: i numerosi anziani che vivono a Babbington Hall, Oxfordshire, tra un reumatismo e qualche neurone rallentato, hanno ciascuno una peculiarità che li rende unici e spassosi – e Florrie saprà sfruttare le caratteristiche di ciascuno di loro ai fini della propria personale indagine.

Infatti, il principale dono della penna di Susan Fletcher è quello di saper entrare nei cuori e nelle menti dei suoi personaggi: acuta osservatrice della natura umana, l’autrice mette in bocca alla protagonista molte intelligenti riflessioni sull’anima e su come le relazioni interpersonali possano essere il succo della vita.

Accanto all’indagine che Florrie conduce con Stanhope – un alquanto improbabile aiutante -, l’autrice semina fra i capitoli informazioni circa l’oscuro e doloroso passato della protagonista, definendo le profonde sofferenze che ha vissuto e i compromessi che ha dovuto accettare per sopravvivere.

Susan Fletcher, inoltre, invita a riflettere sul rapporto che intratteniamo con gli anziani: che posto diamo loro nelle nostre vite piene di impegni, nel susseguirsi veloce di quotidiani appuntamenti inderogabili? C’è nel nostro cuore uno spazio di ascolto e cura?

“Quanto tempo è passato dall’ultima volta che qualcuno le ha rivolto una vera domanda,
una che non riguardi il modo in cui dorme o la sua regolarità intestinale,
gli acciacchi o  dolorini vari.
Da quanto non le chiedevano un consiglio?
Quando ha ricevuto l’ultima visita?”

C’è un giallo nel giallo, che riguarda il passato di Florrie e che viene portato avanti durante tutto il romanzo, permettendo al lettore di conoscere la protagonista e inevitabilmente affezionarsi a lei.

La scrittura vivace di Susan Fletcher, ricca di dialoghi divertenti e incisivi, mixa umorismo e mistero sulla base della domanda che sta alla base di “Un uccellino mi ha detto”, e cioè: il futuro continuerà a riservarci colpi di scena?

Risvegliando ricordi, sentimenti e brividi in Florrie, l’autrice comunica che nonostante l’età c’è ancora la possibilità di mettersi in gioco, sempre.

Traduzione: Matteo Camporesi

Editore: Rizzoli Editore

Pagine: 432

Anno di pubblicazione: 2024

AUTORE:

Un uccellino mi ha detto

Susan Fletcher è una scrittrice britannica nata a Birmingham nel 1979, che vive e lavora a Stratford-upon-Avon.

Dopo aver studiato inglese all’Università di York, ha svolto un tirocinio presso la Harper Collins prima di laurearsi in scrittura creativa alla University of East Anglia.

Nel 2004 ha fatto il suo esordio nella narrativa con il romanzo “Eva Green” travagliata vicenda di formazione di una giovane orfana, risultando vincitrice di un Premio Costa e del Betty Trask Award.

E’ membro del Royal Literary Fund.

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