L’ultimo omicidio alla fine del mondo
Recensione di: Eleonora Francesca Grotto
TRAMA:
Fuori dall’isola non c’è nulla: il mondo è stato distrutto da una fitta nebbia che ha invaso il pianeta, devastando ogni cosa e annientando ogni forma di vita. Sull’isola, invece, ogni cosa è idilliaca: la natura è rigogliosa, l’aria pulita e centoventidue persone vivono in perfetta armonia, sorvegliati da Niema, suo figlio Hephaestus e Thea, tre scienziati che sono stati in grado di proteggere quel luogo paradisiaco dalle insidie esterne.
Gli abitanti del villaggio hanno poche pretese, si accontentano di pescare, coltivare i campi e godere dei frutti della terra e se hanno un dubbio possono appellarsi ad Abi, un’entità che ognuno di loro sente nella propria mente. L’importante è che rispettino sempre il coprifuoco e le regole imposte dagli scienziati. Fino al giorno in cui, con orrore degli isolani, Niema, la scienziata più anziana, viene trovata brutalmente uccisa.
Oltre ad aver lasciato l’intera isola sotto shock, l’omicidio ha innescato un abbassamento del sistema di sicurezza intorno all’isola, l’unica cosa che teneva a bada la nebbia. Se il caso non verrà risolto entro 107 ore, la nebbia soffocherà l’isola e tutti i suoi abitanti. Ad aggravare la situazione c’è che il guasto nel sistema ha anche cancellato la memoria di tutti gli abitanti: nessuno ricorda più ciò che è accaduto la notte precedente, il che significa che qualcuno sull’isola è un assassino e non sa di esserlo. Nel frattempo, il tempo stringe.
RECENSIONE:
“L’ultimo omicidio alla fine del mondo” è il terzo romanzo di Stuart Turton, autore del celebre “Le sette morti di Evelyn Hardcastle” e de “Il diavolo e l’acqua scura”.
La storia è di quelle capaci di catturare il lettore fin dalla prima pagina, grazie ad una premessa decisamente interessante: al mondo è rimasta unicamente un’isola nei pressi della Grecia, con centoventidue abitanti, il resto è stato inghiottito da una nebbia che ha cancellato tutto e che si lascia alle spalle solo morte e desolazione.
L’ultimo avamposto umano sembra vivere nella più completa armonia fino al giorno in cui un brutale omicidio sconvolge l’isola e dà il via ad un terribile conto alla rovescia che potrebbe concludersi con l’effettiva fine del mondo.
“L’ultimo omicidio alla fine del mondo”, etra opera di Stuart Turton conduce il lettore attraverso una serie di domande e ipotesi che non lasciano tregua, grazie anche a una scrittura magnetica e all’utilizzo di capitoli brevi.
L’escamotage narrativo del conto alla rovescia non fa che accrescere la nostra curiosità, facendo in modo che, sospendere la lettura, diventi praticamente impossibile, fino all’incredibile finale che non potrà che lasciarci a bocca aperta.
Gli elementi del giallo classico, in un romanzo post apocalittico
A rendere ancora più intrigante questo romanzo è la scelta non scontata di utilizzare lo stile del giallo classico (tantissimi sono, infatti, i richiami a Sherlock Holmes), all’interno di un contesto che oscilla tra il post apocalittico e il fantascientifico, creando un mondo e delle atmosfere indimenticabili.
Con “L’ultimo omicidio alla fine del mondo”, l’autore prosegue con la sua missione di sorprendere il lettore ad ogni nuova uscita, creando ogni volta trame e universi unici e al tempo stesso estremamente riconoscibili, come abbiamo già potuto apprezzare nei suoi precedenti romanzi.
Stuart Turton riesce a creare un romanzo corale, dove la vera protagonista è la specie umana: la genialità e i lati oscuri che ci caratterizzano, l’istinto di sopravvivenza e la voglia di costruire qualcosa di più grande di noi.
L’ultimo omicidio alla fine del mondo è una lettura perfetta per gli amanti dei grandi classici del giallo e della fantascienza, ma è anche consigliatissimo a chi apprezza quelle letture che oltre ad intrattenere, sono capaci di sollevare delle riflessioni assolutamente non scontate.
Traduzione: Christian Pastore
Editore: Neri Pozza
Pagine: 407
Anno di pubblicazione: 2024
AUTORE:
Stuart Turton si è laureato in filosofia, ha lavorato in una libreria di Darwin, insegnato inglese a Shanghai, collaborato per una rivista di tecnologia a Londra, scritto articoli di viaggio a Dubai.
Ora è un giornalista freelance e, dopo Le sette morti di Evelyn Hardcastle, il suo primo romanzo, uno dei più acclamati scrittori inglesi.