Tutta brava gente
RECENSIONE DI: Erika Giliberto
TRAMA:
Tutti a Wakarusa, in Indiana, si ricordano del tragico caso di January Jacobs, la bimba di soli sei anni scomparsa una notte e ritrovata morta in un fosso qualche ora dopo. E Margot Davies non è da meno: lei, che aveva la stessa età e abitava nella casa di fronte, quella notte non l’ha mai dimenticata, anche perché January era la sua migliore amica. Ora, dopo molti anni, Margot è diventata una brava giornalista e anche se la vita l’ha portata lontano, è sempre tormentata dal ricordo dell’amica e dal pensiero che avrebbe potuto esserci lei al suo posto.
Ma quando ritorna a Wakarusa – la solita cittadina di provincia, pettegola e soffocante – il passato la investe con tutta la sua prepotenza: un’altra bambina è stata uccisa in circostanze simili a quelle di January. Margot decide quindi di indagare. Ripercorre piste già battute in passato, raccoglie indizi e formula ipotesi, decisa a trovare il filo comune di quelle due storie, l’elemento mancante che potrebbe finalmente assicurare alla giustizia il colpevole.
Nessuno le dà retta però. Anzi, tutti in città sembrano avere un segreto da custodire. E più Margot indaga, più resistenza incontra, e il mistero attorno a January si infittisce sempre di più. Cosa le costerà scoprire la verità? Trascinante e imprevisto, con colpi di scena travolgenti, “Tutta brava gente” è un romanzo percorso da una domanda ineluttabile e affascinante: di cosa sono capaci le persone quando nessuno le vede?
RECENSIONE:
Ashley Flowers è una famosissima podcaster americana, ma è anche una scrittrice eccezionale, tant’è che, come romanzo d’esordio, ha deciso di regalarci questo avvincente thriller.
Tutta brava gente, infatti, appena pubblicato è salito subito (e con merito) al primo posto nella classifica dei New York Times Best Sellers.
L’autrice ci porta nella piccola realtà di questa comunità dell’Indiana, Wakarusa, un classico luogo in cui tutti conoscono tutti, le occhiatacce e i bisbigli fanno da colonna sonora alle giornate dei suoi abitanti, perché si sa, più i paesi sono piccoli, più la gente si impiccia, critica, sparla.
È qui che Ashley Flowers, attraverso una consolidata abilità narrativa, ambienta Tutta brava gente, un posto molto adatto per sviluppare una trama così accurata.
Gli ingredienti per un ottimo thriller sono tutti presenti. I ricordi di un orribile passato, la tragica morte della piccola January, i sospetti, i misteri. Sappiamo bene che un romanzo di questo genere, strutturato e basato sulla scomparsa di bambini, genera subito nel lettore una sorta di curiosità, se vogliamo a tratti morbosa nel voler scoprire «chi è quello schifoso che ha potuto fare una cosa simile».
Per questa ragione Tutta brava gente già di base è un romanzo che attira l’attenzione.
Chiaramente non è l’unico motivo per cui questo libro è uno dei migliori thriller in circolazione al momento.
Troviamo, innanzitutto, una lista di personaggi egregiamente caratterizzati nel lato psicologico e i collegamenti tra loro si scoprono man mano che si procede nella lettura.
Il quadro generale della vita dei protagonisti e dell’intera vicenda viene scoperto gradualmente, grazie ad un metodo di narrazione molto chiaro e dettagliato che è anche agevolato dalla strutturazione dei trentatré capitoli.
Difatti, Ashley Flowers gioca abilmente col presente e col passato, riuscendo ad arrivare al punto in cui alcune scene, mentre la storia raggiunge il suo culmine, sembrano vissute parallelamente dalle protagoniste dei capitoli.
È difficile perdere l’attenzione durante la lettura di Tutta brava gente. Mentre la storia prende vita e i protagonisti iniziano ad incastrarsi tra loro, ci si rende conto che la curiosità sta aumentando, così come gli interrogativi.
Ci si chiede cosa sia reale e cosa no, chi sta mentendo, riuscirà Margot a scoprire la verità e, soprattutto, chi ha causato la morte di January?
Margot, la protagonista principale, ha deciso di fare chiarezza innanzitutto perché la scomparsa della sua amichetta d’infanzia non le è mai andata giù e, quando fa ritorno in quel paesino di pettegoli, i ricordi riaffiorano e la travolgono.
Il suo personaggio è molto potente, è Margot che tiene le redini della trama. È una ragazza testarda, perché, nonostante trovi degli scogli ad ogni passo, vuole a tutti i costi capire cosa è successo tanti anni prima. Allo stesso tempo è una ragazza fragile, perché la sua infanzia non è stata semplice ed ora che le si ripresenta davanti, i fantasmi vengono a chiederle il conto.
Tutta brava gente nella sua trama tocca anche dei temi molto profondi. Iniziando proprio dalla scelta di Margot di tornare a Wakarusa per stare vicino allo zio Luke. Sì, perché lo zio Luke è la persona che, in fondo, l’ha cresciuta ed ora, nonostante sia ancora un uomo giovane, sta sviluppando una malattia che pian piano gli sta facendo spegnere il cervello.
“Provava una profonda tristezza per il fatto che questa malattia spietata stava privando lo zio della sua autonomia, quando questa era la cosa più importante che lui le avesse mai insegnato. E soprattutto provava una rabbia, bruta e furiosa, per l’ingiustizia di tutto questo.”
Si tocca anche il tema della depressione di una donna, Krissy, che si è impegolata troppo presto in una situazione più grande di lei, che è andata avanti ugualmente, cercando di farsi andare bene tutto e riuscendo a dormire soltanto avvolta dalla “nebbia farmacologica”.
“All’improvviso, il solo fatto di esistere le sembrò un peso che non era in grado di portare da sola. La solitudine, come denti che le mordevano il petto, era la sua compagna costante. Il vino aiutava a smussare gli spigoli, ma le pillole, scoprì, erano la cosa migliore: Valium per superare le giornate e sonniferi per le notti.”
In Tutta brava gente si coglie anche un altro riferimento molto forte che riguarda i media.
Quando la storia della morte di January diventa un caso mediatico, la televisione fagocita sia la notizia che la famiglia Jacobs, per poi risputare fuori il tutto trasformandolo a suo piacimento, puntando l’enorme indice dei sospetti su di loro, travisandone i gesti, gli sguardi, gli atteggiamenti. È purtroppo storia nota a tutti noi di quanto i media possano essere perfidi, controproducenti e rovinare per sempre la vita delle persone.
“L’intervista con Sandy Watters fu per loro un boomerang. Lungi dal riabilitare l’immagine dei Jacobs fu come un’arma con la quale il popolo americano decretò la loro colpevolezza. Billy aveva sudato troppo, diceva la gente. Jace era un bambino inquietante che sembrava sapere qualcosa che non diceva. E Krissy era una madre inadatta.”
In Tutta brava gente le componenti per un thriller perfetto ci sono tutte, anche i colpi di scena non mancano e rendono il romanzo un vero capolavoro. L’autrice si dimostra qui anche una perfetta scrittrice, tant’è che, fino all’epilogo di questa storia, il lettore non potrà stare tranquillo ed è questo il vero tocco da maestro.
Nel maggio del 2025 in America uscirà un nuovo romanzo di Ashley Flowers dal titolo “The missing half” (“La metà mancante”) e, a questo punto, noi di Thriller Life non vediamo l’ora di leggerlo e recensirlo per voi!
TRADUZIONE a cura di Salvatore Serù
EDITORE: Baldini+Castoldi
PAGINE: 416
Anno di pubblicazione: 2024
AUTORE:
Ashley Flowers è nata e cresciuta in Indiana, dove vive con il marito, la figlia e il loro amato cane, Chuck. È la fondatrice nonché amministratore delegato di audiochuck, pluripremiata società indipendente di produzione di media e podcast, che si occupa spesso di true crime, thriller e documentari ed è nota per i suoi contenuti di spicco. Conduce e produce diversi programmi di audiochuck, tra cui il podcast Crime Junkie, il più apprezzato. Ha inoltre dato vita a un’associazione no-profit che si dedica al sostegno alla tutela legale.