Il male che non c’è dalla saggezza di Giulia Caminito

Il male che non c'è
L’abisso dell’animo umano ha mille volti.

Il male che non c’è

Recensione di: Daniele Iannetti

TRAMA:

Un romanzo sul potere dell’infanzia e dell’immaginazione, sul male invisibile che ci lambisce e sulla possibilità di tornare a essere liberi. Tutto comincia nel tempo dell’infanzia, che Loris trascorre nell’orto di nonno Tempesta. Quando è insieme al nonno, il bisogno eccessivo di leggere per scacciare le angosce scompare e lui impara cose meravigliose come costruire una voliera per allevare i colombi, fedelissimi e iridescenti. Ma ora Loris ha trent’anni, ha fatto della lettura il suo mestiere, ha un appartamento e una fidanzata.

Ma il lavoro in casa editrice è precario, l’ansia di non essere all’altezza dell’età adulta lo schiaccia, lo divora. Tempesta, i colombi, l’infanzia sembrano perduti per sempre. Giorno dopo giorno, Loris scivola dentro sé stesso, concentrato sui segnali di allarme che il corpo gli manda. C’è un male che lo assedia, ne è certo, un male che nessuno vede tranne lui, così come solo lui vede Catastrofe, la creatura mutaforme – occhi di gatta, pelle di pesce, orecchie da lupa – che gli siede accanto nei momenti più difficili.

Ancora una volta Giulia Caminito sceglie la via del romanzo per raccontare sé stessa e la sua generazione, che non ha subito guerre o privazioni materiali ma ha avuto in sorte la solitudine della Rete e della precarietà. La sua scrittura essenziale crea un’atmosfera onirica, facendo dell’ipocondria una memorabile protagonista – la seducente e beffarda Catastrofe – e mettendo in scena, tra i palazzi urbani, la selva oscura che è necessario attraversare per tornare verso la luce.

RECENSIONE:

Quanto può essere fragile l’animo umano?

Bompiani Editore porta nelle librerie Il male che non c’è, un romanzo complesso nato dalla penna di Giulia Caminito, autrice vincitrice del premio Campiello 2021.

Il male che non c’è racconta di ansie e fobie insite nell’animo umano, esplora il disagio interiore e la precarietà lavorativa e affettiva della generazione contemporanea, attraverso la storia di Loris, un trentenne che ha un impiego instabile in una casa editrice di Roma. Una carriera che ha sempre sognato, ma che ora lo lascia privo di soddisfazione e con un senso di costante vuoto.

Il protagonista combatte con una percezione perenne di inadeguatezza che si manifesta come una malattia psicologica, interpretata dalla figura simbolica di Catastrofe, una creatura mutevole che rappresenta le sue paure e timori più profondi.

Catastrofe si trasforma continuamente, apparendo come animale, una presenza silenziosa o persino un alter ego onirico, rendendo visibile il suo malessere interiore. Questa figura accompagna il protagonista nei suoi momenti più bui, talvolta come una presenza confortante, altre come una forza inquietante.

Il legame di Loris con suo nonno, Tempesta, rappresenta l’unico punto di luce e serenità, e Giulia Caminito descrive questa connessione attraverso flashback, rievocando un passato meno tormentato, dove l’infanzia era scandita dalla cura dei colombi e dall’equilibrio naturale.

Tuttavia, ora adulto, il protagonista è consumato dalle incertezze, dall’ansia e dall’ipocondria, incapace di trovare un senso di stabilità, e nemmeno la sua relazione con Jo, la fidanzata che non comprende appieno la sua sofferenza, riesce a offrirgli un vero supporto psicologico.

Quando si è vittima delle proprie paure, la realtà viene distorta e la mente diventa una trappola mortale da cui evadere sembra impossibile e qui Giulia Caminito tocca il tema della malattia mentale, descrivendone con tatto e delicatezza i sintomi.

Il male che non c’è è un romanzo che costruisce un ritratto generazionale in cui il successo personale appare inaccessibile, alimentando un senso di isolamento e un costante confronto tra realtà e desideri irrealizzabili. Adatto a chi vuole esplorare in modo introspettivo il disagio dell’animo umano e scoprire come noi stessi possiamo essere autori della nostra prigionia.

Pur affrontando tematiche di un certo spessore, che non vengono di frequente trattate nei libri, Giulia Caminito mette qui in scena il malessere attraverso una narrativa abbastanza godibile, ma a tratti ridondante, soprattutto nelle parti descrittive che risultano molto simili tra loro, a discapito quindi della fluidità della storia.

Inoltre, la condizione psicologica del protagonista e le sue continue ricadute in se stesso date dalla malattia, talvolta non permettono di far progredire il personaggio in maniera adeguata, e mantengono così la trama piana e lineare, con diversi appoggi costituiti dagli altri personaggi per farla scorrere.

Anche la scelta di non usare le virgolette nei discorsi diretti salta subito all’occhio, spezzando spesso il ritmo di lettura, rallentandolo, e non sempre, purtroppo, si riesce a cogliere chi sia l’interlocutore.

Nel complesso, Il male che non c’è è un romanzo che si dimostra di non semplice lettura, nonostante lo stile narrativo di Giulia Caminito rimanga comunque pertinente al contesto in cui ci troviamo.

Editore: Bompiani

Pagine: 268

Anno di pubblicazione: 2024

AUTORE:

Il male che non c'è

Giulia Caminito è nata a Roma nel 1988 e si è laureata in Filosofia politica. Ha esordito con il romanzo La Grande A (Giunti 2016, Premio Bagutta opera prima, Premio Berto e Premio Brancati giovani), seguito nel 2019 da Un giorno verrà (Bompiani, Premio Fiesole Under 40) e da L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani 2021), finalista al premio Strega e vincitore del premio Campiello, tradotto in più di venti paesi.

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