La badante e il professore del brillante Bruno Morchio

La badante e il professore
“Dietro la morte del professore c’è un complotto. E ne fanno parte almeno tre persone”.

La badante e il professore

Recensione di : Alessandra Boschini

TRAMA:

In un piccolo paese lo sport preferito è spesso il pettegolezzo. Ecco perché appena inizia a circolare la notizia che il vecchio professor Canepa è stato ucciso in casa propria – arma del delitto: un busto di Leopardi – i sospetti si concentrano in fretta su Natalia, la badante ucraina che da un anno se ne prendeva cura. Natalia è troppo giovane, troppo misteriosa, troppo seducente per non far sciogliere le malelingue.

Le sente suo malgrado anche Filippo, dodici anni, qualche problema in italiano e gli ormoni impazziti, che con le ripetizioni del professore cercava di riparare i primi, e in presenza di Natalia sente accendersi i secondi. Filippo non vuole credere che Natalia sia un’assassina, ma l’unico modo per convincerne i compaesani è dimostrarlo.

E così inizia a indagare, presto con l’aiuto di un altro detective improvvisato, Serafino Costamagna, un giovane giornalista a caccia del grande scoop. La matassa si ingarbuglia in fretta, però, perché più passano i giorni, più Filippo scopre che intorno a Canepa tutti avevano dei segreti, primo fra tutti proprio il professore, che nascondeva un bel po’ di soldi capaci di far gola a molti…

RECENSIONE:

Tempo fa Thriller Life aveva già avuto il piacere di recensire “La fine è ignota” di Bruno Morchio.

Con La badante e il professore l’autore costruisce un giallo dall’impronta classica se non fosse che l’investigazione è condotta da un ragazzino di dodici anni, che è anche la voce narrante.

Filippo Sarzana, detto Sarzanetto (parola genovese per songino) è un adolescente inesperto della vita, ma sveglio e curioso che, due volte a settimana, cerca di colmare le sue lacune in letteratura prendendo ripetizioni dal professor Canepa.

“Un vecchio saggio che aveva insegnato nel liceo classico della città” e che, da quando era in pensione, dava lezioni private senza chiedere nulla in cambio, “grato di avere qualcuno a cui raccontarsi”.

La storia precipita quando Filippo e Natalia, la governante del professore, lo trovano a terra, il cranio spaccato con un busto di Leopardi. Il ragazzino si sente privato di una guida, di un mentore.

“La tragica fine del professore mi aveva insegnato che, nella vita, si gioca sempre con le carte truccate.

Il piccolo paesino dell’entroterra ligure in cui si svolge La badante e il professore si trova in una “valle scavata dal torrente, dove la tramontana la fa da padrona”. Un luogo familiare in cui si conoscono un po’ tutti, fatto di stradine che si inerpicano, strette ed umide, con un torrente che rischia di tracimare dopo le violente piogge.

E poi la città, dove Filippo va di nascosto per pedinare Natalia che, puntualmente ogni domenica, vestita a festa, attraversa per recarsi in una palazzina anonima. Chi incontra? Un amante? O un complice? Quali e quanti segreti nasconde la bionda rumena?

In questo bailamme, le Forze dell’Ordine appaiono come figure di sfondo, il vicequestore Lojacono un mero personaggio di contorno. A rubare tutta la scena è Filippo, che racconta al presente i fatti accaduti anni prima, raccolti e revisionati in età quasi matura. Nel post scriptum, infatti, corre l’anno 2036.

Un aspetto del romanzo “La badante e il professore” che non convince in pieno è il fatto che le vicende e le congetture qui narrate diventano improbabili in bocca ad un dodicenne che si esprime e infila ragionamenti da adulto esperto e navigato. Ma è forse questo l’intento di Bruno Morchio, sperimentare un nuovo genere di detective?

La storia de La badante e il professore si svolge in modo chiaro e lineare, già dal titolo viene sottolineato lo stereotipo badante = eredità. Infatti, tutta la trama è un gioco di indizi raccolti grazie ai pettegolezzi al bar, sotterfugi poco probabili e battibecchi davanti ad una fetta di focaccia.

I personaggi, quasi delle macchiette, sembrano uscire da un fumetto tanto sono approfonditi nelle loro debolezze e caratteristiche negative. Come il giovane Costamagna, “lo scorreggione” o Natalia che ora è vestita di pizzo in un gioco di vedo-non vedo, ora indossa calzettoni e ciabatte consumate, come una vecchia.

L’autore narra la storia utilizzando un linguaggio semplice e diretto, inforcando qualche espressione dialettale e molti dialoghi. Il finale de La badante e il professore lascia qualche domanda senza risposta, forse perché non esiste un solo e vero colpevole, ma tutti sono un po’ invischiati, corrotti e sporcati dall’avidità.

Editore : Mondadori

Pagine: 184

Anno di pubblicazione. 2024

AUTORE :

La badate e il professore

Bruno Morchio, scrittore e psicologo italiano (n. Genova 1954). Laureatosi prima in Lettere moderne e poi in Psicologia, lavora come psicologo e psicoterapeuta e ha pubblicato articoli su riveste di letteratura, psicologia e psicanalisi. Ha esordito come scrittore all’inizio degli anni Duemila, creando il personaggio dell’investigatore privato Bacci Pagano, ironico e disincantato, pubblicando una serie di romanzi ascrivibili al genere noir ambientati nella sua città, Genova.

Tra questi si ricordano: Bacci Pagano. Una storia da carruggi (2004), Con la morte non si tratta (2006), Le cose che non ti ho detto (2007), Colpi di coda (2010), Lo spaventapasseri (2013), Un conto aperto con la morte (2014), Il testamento del Greco (2015), Fragili verità. Il ritorno di Bacci Pagano (2016), Un piede in due scarpe (2017), Uno sporco lavoro (2018), Le sigarette del manager (2019), Dove crollano i sogni (2020) e Nel tempo sbagliato (2021).

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