Maria Luisa Minarelli ci svela i retroscena de “L’ultima canzone all’Eden”

L'ultima canzone all'Eden

L’ultima canzone all’Eden

Intervista a cura di: Sharon Lattanzi e Alessandra Boschini

Spazio a cura di: Sharon Lattanzi

L'ultima canzone all'Eden

Maria Luisa Minarelli è nata a Bologna. Dopo essersi laureata in Storia intraprende la carriera di giornalista e scrittrice. Nel 1989 ha scritto “Donne di denari” (Olivares). Dopo numerose pubblicazioni la sua ultima fatica è “L’ultima canzone all’Eden” (Indomitus Publishing).

ThrillerLife: Ciao Maria Luisa! Grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande. Iniziamo! In “L’ultima canzone all’Eden” c’è una Bologna che si vive, si respira: i lunghi portici di Via Indipendenza, le Chiese, le strade, i palazzi, i bar e i negozi. Si è invogliati a percorrere le stesse strade che il maresciallo Righi (e l’amico Jacopo) percorrono in lungo e in largo alla ricerca di indizi, seguendo il percorso intricato che si snoda nel centro. Potremmo persino creare una mappa da quanto è particolareggiata la descrizione di questa grande città ricca di storia. Quanto è legata alla sua città?

Maria Luisa Minarelli: Sono ormai molti anni che manco da Bologna e continuo a rimpiangerla. I miei libri vogliono essere un omaggio alla mia città, tanto bella quanto poco conosciuta. Chi ci capita se ne innamora. Bologna è elegante e piena di vita, affollata in centro a ogni ora del giorno e della notte (grazie ai 50 chilometri di portici che invitano al passeggio), piena di giovani che studiano all’Università. Ma è anche ricca di opere d’arte, ha conservato molti dei suoi negozi storici e una sapiente ristrutturazione dei primi anni del dopoguerra ha salvato interi quartieri popolari, come il Pratello o via Nosadella.

Per fortuna i bombardamenti hanno risparmiato antichi palazzi come Strada Maggiore, via Santo Stefano o via San Felice. Per me è un piacere far rivivere tutto questo. Ogni tanto ho le mie soddisfazioni. Per esempio, una delle ultime volte che sono stata a Bologna, percorrendo dalla Stazione verso il centro (Via Indipendenza) mi sono imbattuta nel Teatro Eden, chiuso prima della guerra. Un sapiente restauro l’ha riportato all’aspetto originale, quello descritto nel mio libro, ed è visitabile. Mi sono emozionata.

ThrillerLife: Vista l’attenta analisi che sicuramente ne precede la stesura, le sue opere possono essere definite dei “gialli storici”. Anche ne “L’ultima canzone all’Eden” sono introdotti personaggi di un certo calibro e dei quali non sempre se ne conoscono le gesta. Mi riferisco a Papa Pio XI. Quali sono gli “ingredienti” che non devono mai mancare per rendere interessante la storia e attirarne il lettore nel suo vortice?

Maria Luisa Minarelli: Naturalmente ogni scrittore ha i suoi metodi. Per me, il focus deve rimanere sempre sulla storia perché necessita di essere attentamente pianificata per incuriosire. Deve arricchirsi di colpi di scena, provocare il lettore a risolvere i misteri che racchiude. Il lettore deve tuffarsi dentro il libro e farsene catturare. Per ottenere questo occorre che sia io la prima a immergermi nella vicenda narrata. Scrivo solo quando vedo nella mia mente la storia che si dipana da sola ed è in quel momento che mi affretto a metterla in scena con un linguaggio veloce, direi cinematografico.  Fondamentale la coerenza dei personaggi. Talvolta alcuni mi scappano di mano e fanno cose inaspettate. È sempre il caso di assecondarli.

Un altro segreto del mio metodo risiede nell’attenta mescolanza di personaggi storici e protagonisti di fantasia. Ne “L’ultima canzone all’Eden”, per esempio, ho valorizzato la figura di Papa Pio XI Ratti. Mi colpì il fatto che durante la visita di Hitler in Italia, con cui si apre il mio romanzo, il Papa chiuse musei e Basilica Vaticana per ritirarsi a Castel Gandolfo. Volli approfondirne la figura e scoprii un intellettuale aperto alla scienza, tanto da fondare la Radio Vaticana. Protagonista dei Patti Lateranensi fu però uno dei primi a individuare le storture del regime e a lottare per conservare alla Chiesa la sua autorità spirituale, fino a organizzare una rete di spie per proteggere i cattolici perseguitati dal nazismo.

ThrillerLife: I suoi personaggi hanno caratteristiche peculiari, diverse tra loro e precise, ognuno presenta una doppia faccia. Così, mentre Ottavia sta per sposare un potente uomo d’affari, di nascosto trama, insieme ad alcuni prelati, per mettere al sicuro più ebrei possibili; Jacopo decide di lasciare l’insegnamento perché “il lavoro di insegnante mi disgusta sempre di più. Spiegare storia e filosofia secondo le direttive del regime significa stravolgere la verità”, il Maresciallo Righi è costretto a misurare le parole. È la storia che crea gli elementi e le figure che la compongono oppure è più semplice partire dai personaggi per poi creare la trama?

Maria Luisa Minarelli: Come ho spiegato prima, parto sempre dalla storia. È l’accadere delle umane cose, come nella vita vera, che forgia i protagonisti. Da un romanzo all’altro si evolvono i personaggi fissi: Vittorio Righi, Jacopo Grimani, Corrado Manenti e Luisa Pietramellara. Ma anche i protagonisti dei singoli romanzi rivelano nel corso della trama peculiarità e contraddizioni, che per lo scrittore è una sfida mettere in scena. Ma guai se non lo facesse, creerebbe solo macchiette.

ThrillerLife: Tra i personaggi che ha creato ce n’è qualcuno in particolare al quale è legata particolarmente?

Maria Luisa Minarelli: Da un romanzo all’altro, della serie ambientata a Bologna, sviluppo sempre meglio la personalità di Jacopo Grimani: il tormentato Professore di Filosofia (inquilino del maresciallo Righi) che interviene spesso nelle indagini con il suo acume e la sua disponibilità economica, oltre alle conoscenze ad alto livello. Jacopo porta con sé un segreto che lo fa soffrire, lo svelerò, anche se ne “L’ultima canzone all’Eden” si comincia a intravedere.

ThrillerLife: Molte opere, soprattutto se facenti parte di serie, vengono utilizzate per realizzare serie TV. Le piacerebbe vedere sullo schermo le sue storie?

Maria Luisa Minarelli: Sarebbe un sogno. D’altra parte, i miei romanzi sono già praticamente sceneggiati. Scrivo per scene e dialoghi, come vedo io la storia nella mia mente e come spero di comunicarla ai lettori.

ThrillerLife: Hai da consigliare tre libri a cui tieni particolarmente?

Maria Luisa Minarelli: Della serie ambientata a Venezia, nel Settecento, prediligo “Sipario veneziano” e “Oriente veneziano”. Della serie di Bologna: “La veggente di via de’ Toschi”.

ThrillerLife: Prima di salutarci, quale messaggio vuoi lasciare ai lettori di Thriller Life?

Maria Luisa Minarelli: Vorrei specificare che scrivo storie gialle perché il delitto illumina ambienti e sommuove passioni. Infatti, quello che conta nei miei libri è il quadro sociale. Dato che si tratta di gialli storici, curo molto la ricostruzione della vita quotidiana che rappresenta l’indagine più difficile (ma più stimolante) per uno studioso di storia. In proposito ho un mio mantra: scrivo storie che non sono state ma che avrebbero potuto essere.

La redazione di Thriller Life ringrazia Maria Luisa Minarelli per la disponibilità.

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