L’uomo di vetro
INTERVISTA A CURA DI: Laura Crottini e Federica Cervini
SPAZIO A CURA DI: Laura Crottini

Buongiorno cari lettori, il graditissimo ospite del nostro spazio interviste di oggi è Anders De La Motte con il suo nuovo libro “L’uomo di vetro” (Neri Pozza, 2024) letto e recensito dalla nostra Federica (qui trovate il link della recensione).
Anders De La Motte, ex ufficiale di polizia è stato nominato dalla Swedish Academy of Crime Writers vincitore del Best Swedish Crime Novel of 2015.
THRILLER LIFE: Sei un ex agente di polizia, poi hai lavorato come direttore della sicurezza presso una delle più grandi aziende informatiche del mondo, poi come consulente per la sicurezza internazionale. Dopo una carriera nelle forze dell’ordine e nella sicurezza, ora ti dedichi alla scrittura: quale è l’eredità dei tuoi precedenti incarichi e come è risultata funzionale alla stesura della trama dei tuoi thriller?
Hai attinto alla tua personale esperienza professionale per la costruzione della trama di “L’uomo di vetro”?
ANDERS DE LA MOTTE: Mi viene posta spesso questa domanda, capita è ovvio dal momento che scrivo romanzi gialli: aver lavorato nelle forze dell’ordine e nel settore della sicurezza aiuta.
So come funzionano le cose, come parlano e come si comportano gli agenti, ed ho vissuto esperienze che a volte sono utili. Ma gran parte della mia eredità letteraria in realtà deriva dal fatto che mia madre era una bibliotecaria e che sono cresciuto con un accesso illimitato ai libri. Come la maggior parte degli scrittori, sono prima di tutto un lettore ed è così che ho sviluppato la mia arte.
Alcune delle esperienze di Leo Asker, soprattutto quelle con i suoi colleghi di polizia, sono vagamente basate su eventi reali.
La maggior parte dei Dipartimenti di Polizia o di altri grandi enti governativi hanno un “Dipartimento delle anime perdute”: persone un po’ “rotte” e che hanno bisogno di essere tenute lontane dal pubblico; Purtroppo il lavoro ha questo effetto su alcune persone.
Molte delle cose raccontate in “L’uomo di vetro” sono in realtà vere – che tu ci creda o no. Ad esempio, c’è stato un uomo d’affari e imprenditore di grande successo, qui nel Sud della Svezia, che fino alla sua morte affermò di aver attinto tutte le sue idee da un incontro con gli alieni. Ha anche eretto un monumento nel luogo in cui ha avuto luogo l’incontro. Il monumento è ancora lì oggi. Il lago e l’isola creata dall’impatto di un meteorite esistono entrambi davvero nella vita reale. Anche i bisturi in vetro di ossidiana sono reali.
E puoi effettivamente pagare per essere congelato e crioconservato in un luogo sicuro dopo la tua morte: ci sono diverse aziende europee che offrono questo servizio a un prezzo sorprendentemente ragionevole: la rana che vedete in copertina, “Rana Sylvatica”, è in grado di essere congelata, morire e poi tornare in vita. Quindi, anche se la trama può sembrare un po’ fantascientifica, in verità non è poi così lontana dalla realtà.
THRILLER LIFE: Parliamo dei due protagonisti di “L’uomo di vetro” ed anche di “Il respiro della farfalla”, cioè Leo e Martin. Descrivici il loro rapporto e come si è evoluto nel corso dei tuoi due romanzi.
Ed a proposito di sentimenti e relazioni umane, cito: “La famiglia Irving è troppo perfetta per non nascondere dei segreti. Segreti che riposano nelle viscere della terra, segreti che possono uccidere”. Possiamo certamente dire che la perfezione non esiste e che i membri della famiglia Irving di certo non incarnano un ideale di perfezione del genere umano.
Quali sono i sentimenti che li legano e dividono?
ANDERS DE LA MOTTE: Leo e Martin si sono riavvicinati. Ma il loro rapporto di amicizia è ancora un po’ fragile e ci sono alcune cose che non condividono tra loro.
Leo sta cercando di tenere suo padre fuori dalla propria vita, ma, come ben sai, Per continua a farsi strada con gli artigli. Gunnar Irving è ossessionato dalla perfezione così come dalla sua eredità di geniale inventore. Ciò impatta su tutti i suoi figli e sulla sua famiglia in modo molto profondo. Tutti Cercano di compiacerlo in ogni modo possibile, ed a volte con conseguenze mortali.
THRILLER LIFE: Parlaci della urban exploration – premettendo che certamente i luoghi abbandonati e desolati sono uno sfondo perfetto per l’ambientazione di un thriller. Come ti sei documentato circa gli urbexer ed il loro particolarissimo hobby?
ANDERS DE LA MOTTE: Ho un amico di nome Calle che da molti anni è un appassionato ed esperto urban explorer. Mi ha portato a fare alcune emozionanti escursioni e mi aiuta con tutti i tipi di ricerca. Gestisce anche un’eccellente pagina web sul tema, di fatto la più grande della Svezia.
Calle ha una valvola cardiaca meccanica che ha gentilmente “donato” a Martin Hill.
THRILLER LIFE: A partire dalla “Miniera delle stelle” passiamo ora ad approfondire una parte importante del tuo thriller “L’uomo di vetro”: inserendo nella trama ufo, extraterrestri e presenze da altri mondi, inspiegabili incidenti e misteriose sparizioni in un certo senso sembri strizzare l’occhio alla fantascienza. Quale fascino ha per te il mondo della fantascienza, il mistero che lo ricopre interamente, ed il naturale desiderio di conoscere ciò che avviene su altri pianeti?
ANDERS DE LA MOTTE: Come ho detto prima, la storia di un inventore che afferma di aver preso le sue idee dagli alieni è in realtà basata su una persona reale e su un’azienda reale, e mi ha affascinato il fatto che le persone che lavoravano lì con lui in qualche modo dovessero “accettarla”. Hai ragione nel dire che il libro strizza un po’ l’occhio alla fantascienza, ma gran parte della trama è in realtà basata sulla realtà.
Una delle tante cose che mi piace davvero nello scrivere la “serie Asker” è che ho la possibilità di strizzare l’occhio a molti generi.
In “Il respire della farfalla” c’era un serial killer che costruiva figurine in miniatura, in “L’uomo di vetro” ho la possibilità di avvicinare sia la fantascienza che l’horror (non preoccuparti, non sta succedendo nulla di soprannaturale)… e nel terzo libro ci saranno i miti pagani nordici e le mummie delle paludi dell’età del ferro.
Tutto questo in un romanzo poliziesco!
THRILLER LIFE: Uno dei temi principali affrontati in “L’uomo di vetro” è il senso della famiglia: nel tuo thriller ci parli di rapporti famigliari tossici e sofferti – sia quello di Leo con Per (ma anche con sua madre), sia quelli definiti all’interno della famiglia Irving. Quale è il significato ed il valore della famiglia per te?
Ed in particolare, facendo riferimento alla famiglia Irving, vuoi parlarci della procedura della crionica e “vetrificazione umana” (tema che conduce la famiglia Irving a muoversi contro l’etica e contro la legge), di cui Gunnar vuol diventare il padre, sfidando la natura: cosa ne pensi della possibilità di far resuscitare i morti? E’ lecito per la medicina avvalersi e giovarsi di tali studi?
E soprattutto, quali sono a tuo avviso i confini etici a portare avanti tali esperimenti scientifici?
Inoltre, come la religione incide nell’ambito della ricerca scientifica?
ANDERS DE LA MOTTE: Le relazioni familiari sono sempre interessanti e quasi tutti i lettori le possono comprendere: tutte le famiglie hanno delle sfide e dei segreti e gli Irving ne hanno più di tutti, come scopriranno i lettori.
Gli esseri umani hanno da sempre cercato di sconfiggere la morte, con la moderna medicina l’ aspettativa di vita si è sensibilmente alzata al punto che alcuni pensano che l’immortalità non sia più così lontana. La criogenia può sembrare un po’ sci-fi, ma alcuni dei metodi che ho citato sono effettivamente in uso al giorno d’oggi e molti animali – come la rana in copertina – già posseggono queste doti.
THRILLER LIFE: So che tua moglie è mezza italiana e che avete il progetto di scrivere romanzi a 4 mani: attualmente ci sono elementi caratteristici dell’Italia nei tuoi thriller?
ANDERS DE LA MOTTE: Mia moglie Anette è effettivamente per metà italiana, suo padre Dante – infatti – viene dall’Irpinia, ma lei resta qui in Svezia, nonostante faccia freddo da Settembre a Maggio. Abbiamo una relazione molto stretta con la sua famiglia in Italia e li visitiamo spesso, inoltre la cugina di Anette – Anita Di Piero – è una famosa chef e ci aiuta spesso con i libri per rendere al meglio i piatti e i vini regionali citati.
La serie a quattro mani parla di un agenzia viaggi Italo svedese che organizza viaggi in Italia a cui si aggiunge un pizzico di mistero legato agli omicidi, un po come nei libri di Agatha Christie e Withe Lotus. Il primo libro è ambientato a Capri, il secondo sulla costa di Amalfi (ovviamente abbiamo viaggiato in entrambi i luoghi per fare ricerca: miglior lavoro di sempre!). Scrivendo questi libri ci siamo divertiti molto e sono molto differenti della saga di Asker che è più oscura e molto più seria e spaventosa.
Gli svedesi amano l’Italia: noi ne amiamo il cibo, il caffè e il vino e sogniamo di esser capaci di godere della vita così come fanno gli italiani.
THRILLER LIFE: In quanto autore ti chiediamo: quali sono i tre libri per te fondamentali? Che sia a livello di ispirazione o anche solamente come libri del cuore?
ANDERS DE LA MOTTE: domanda impossibile, sono troppi i libri; ma qualche esempio di libri che mi sono piaciuti veramente te lo posso fare:
The Great Gatsby (Fitzgerald)
The New York trilogy (Auster)
Slaughterhouse Five (Vonnegut)
THRILLER LIFE: Prima di salutarci, quale messaggio vuoi lasciare ai lettori di thriller Life?
ANDERS DE LA MOTTE: Sono veramente felice che molti lettori italiani abbiano apprezzato i miei libri. Tanti saluti ai miei lettori italiani.
Alla prossima!
La redazione di Thriller Life ringrazia Anders De La Motte per la disponibilità