Intervista all’autore di “Una mattina come questa”
A cura di: Redazione Thriller Life
Lo scrittore Lorenzo Scano è il graditissimo ospite di oggi del nostro spazio dedicato alle interviste.
Lorenzo Scano è un autore italiano che ha vissuto a lungo a Cagliari dove ha cominciato a scrivere crime fiction da giovanissimo. Ha pubblicato romanzi ed è stato titolare della libreria “Metropolitan”, specializzata in romanzi gialli, thriller, noir, e finalista al premio “Corpi Freddi Awards” nella categoria Migliore autore esordiente. Trasferitosi a Milano per seguire la sua passione, la scrittura, gestisce la nuova edicola in via Buonarroti: «Ho lasciato la mia vita a Cagliari per Milano, se hai un sogno qui puoi esaudirlo». Tra i suoi libri ricordiamo: Stagione di sangue (Watson, 2016), Pioggia sporca (La Corte editore 2018), Via libera (Rizzoli 2021), Una mattina come questa (Rizzoli 2024) recensito qui.
Lorenzo Scano ha gentilmente accettato di rispondere alle nostre domande.
Thriller Life: I protagonisti del tuo libro sono tre ragazzi con tre diverse situazioni familiari alle spalle: Bebbo ha solo il padre, Nanni proviene da una famiglia solida, mentre la famiglia di Ricky è completamente assente. Li accomuna il fatto di imboccare una cattiva strada: secondo te, tra famiglia e contesto ambientale, quale dei due fattori incide maggiormente sulle scelte di vita dei giovani? Quanto è cambiato nel corso degli anni il ruolo della famiglia?
Lorenzo Scano: Di questi tempi, penso prevalga il contesto ambientale, e quindi sociale, e culturale – o non culturale… – sulla formazione dei giovani. Il ruolo dei genitori per come lo si è inteso fino a una decina di anni fa non esiste più o quasi, oggi mamma e papà ricoprono il ruolo di amici dei figli, ma
senza condividerne la quotidianità dei rapporti di amicizia veri e propri che questi ultimi coltivano all’esterno. Si limitano, proprio poiché loro amici, a scusarli e legittimarli in tutto, anche laddove – e per fortuna una generazione come la mia invece riceveva sonori schiaffoni. Siamo stati, noi figli degli anni ‘90, forse gli ultimi a prenderne di veri…
Thriller Life: I tre protagonisti anelano al raggiungimento di obiettivi effimeri, con l’urgenza del “tutto e subito”. Alle nuove generazioni viene spesso rimproverato proprio questo: di volere tutto senza faticare e di volerlo subito: secondo la tua esperienza, questo fenomeno può essere imputato ai nuovi modelli di riferimento diffusi e amplificati dall’utilizzo della rete e, in particolare, dei social ?
Lorenzo Scano: E’ così. Ci siamo abituati, e ci stiamo sempre più abituando, con un procedimento quasi darwiniano, mi viene da dire, quasi biologico, a rapportarci con le persone e le cose del mondo esterno con la medesima velocità e voracità di consumo di quello virtuale. Scrolliamo persone – amici, partner, conoscenti – e cose allo stesso modo in cui scrolliamo la homepage di Instagram o di TikTok e, così come non siamo mai sazi di like, non ci sentiamo mai totalmente appagato dalle interazioni nel mondo reale.
Thriller Life: Mi ha colpito molto l’uso che hai fatto dei nomi propri nel tuo libro: i tre protagonisti vengono chiamati con soprannomi o abbreviazioni per tutta la durata della lettura, salvo poi scoprire il loro vero nome nel finale, mentre i nomi degli antagonisti sono poco tradizionali e tutti stranieri,
sempre descritti con il cognome, come ad esempio i due fratelli William e Wilson La Somme. Perché questa distinzione che appare così marcata?
Lorenzo Scano: Semplice realismo felliniano. Perché è vero, verissimo, che in certi ambienti della marginalità cagliaritana intere nuove generazioni di giovani non si chiamano più Francesco Puddu e Michela Melis ma Denver Puddu e Chanel Melis.
Thriller Life: Parliamo di Ricky e del suo grande desiderio di vedere pubblicato il suo “romanzo di formazione” da una casa editrice importante. Quanto c’è di te nel suo personaggio e quale è stato il romanzo che ti ha più influenzato, dandoti la spinta verso la scrittura?
Lorenzo Scano: In Ricky c’è tanto, molto, forse anche troppo, in certi passaggi, di me. Intere disavventure che gli capita di vivere nel libro sono un rimaneggiamento un po’ romanzato di disavventure cagliaritane
capitate al sottoscritto. Tranne quella più cruda, naturalmente, a metà del romanzo, là, sotto il ponte dell’Asse Mediano. La spinta verso la scrittura l’ho sempre avvertita, sin da bambino, sin dalle prime letture scolastiche, sin dai primi fumetti di Tex o dai primi libri dei Piccoli Brividi. Ma un romanzo che più di tutti mi ha fatto capire che genere di scrittore volessi essere, uno scrittore di noir, c’è, ed è L.A. Confidential di James Ellroy, che mi aprì un mondo.
Thriller Life: Nel romanzo sono presenti tanti scorci, a tratti anche poetici, della bellezza di Cagliari, ai quali si contrappongono in maniera quasi violenta le immagini dei diversi quartieri di periferia, soffocati dai
palazzoni e dal cemento: una sorta di forte richiamo / denuncia rivolto a chi ha perpetrato questo scempio: è questa la giusta chiave di lettura, il messaggio che volevi veicolare attraverso queste pagine ?
Lorenzo Scano: Anche qui, in realtà, semplice realismo felliniano. C’è la bellezza dei paesaggi naturali e dei monumenti millenari, a Cagliari? C’è, e prevale sul brutto. Ma il brutto c’è, e non è poco, essendo la città stata quasi completamente rasa al suolo durante la guerra e ricostruita frettolosamente e malamente coi soldi del Piano Marshall, e quindi edilizia popolare che mostra comunque dei tratti caratteristici e dei
virtuosismi stilistici che rendono particolari e curiosi certi angoli anche molto degradati del capoluogo. In realtà, poi, a me la periferia piace, mi piacciono le pulsioni e le suggestioni che emana, e arrivano prima di
tutto proprio dalle sue architetture.
Thriller Life: I tre protagonisti cercano la via del riscatto prendendo però decisioni discutibili. Appaiono sia artefici del loro destino, che vittime delle circostanze e del contesto in cui vivono. Possiamo dire che sono contemporaneamente ‘angeli e demoni’?
Lorenzo Scano: Sì, mi sembra una definizione appropriata, alla quale aggiungo: “cazzoni”. Sono dei cazzoni belli e buoni, specie Nanni e Ricky, che dentro certe realtà di marginalità e degrado ci si sono voluti avventurare da soli, alla ricerca di scorciatoie che nel caso del primo servono da trampolino di lancio per attività imprenditoriali pulite e nel secondo fungono da ombrello in una routine in cui non è contemplato il lavoro “alla vecchia maniera”, sia esso manuale o da ufficio. La paura più grande di Ricky, e anche qui sto parlando di me stesso, in realtà, è quella di rimanere ingabbiato in una occupazione ordinaria.
Thriller Life: Prima di salutarci quale messaggio o augurio desideri lasciare ai nostri lettori?
Lorenzo Scano: Comprate il mio libro, ‘che, come Nanni, vorrei riscattare la villetta dei nonni, grazie