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La signora Mohr scompare di Maryla Szymiczkowa

La signora Mohr scompare
“Anche i criminali hanno il proprio stile. Le persone astute uccidono con astuzia, le crudeli con crudeltà e le pragmatiche con praticità.”

La signora Mohr scompare

Recensione di: Alessia Chierico

TRAMA:

Cracovia, nel 1893, non offre granché se sei una donna che non si accontenta dei ruoli assegnati dai tempi correnti. E a Zofia, trentotto anni, moglie avveduta di un professore universitario, gran consumatrice di specchi nelle migliori boutique e dispensatrice di convenevoli sulla via per il mercato, la sola veste di perfetta padrona di casa comincia a stare stretta. È così che si mette in testa di primeggiare nella raccolta fondi dell’imminente lotteria di beneficenza, la cui riuscita necessita del patrocinio delle ricche residenti di Casa Helcel, luogo di riposo gestito dalle suore.

All’istituto, però, viene accolta da un notevole trambusto: la signora Mohr, vedova di un giudice, è scomparsa. Capita, le spiegano, di perdere momentaneamente qualche pensionante disorientato; ma quando la signora ricompare sotto forma di cadavere, e sebbene il decesso sia attribuito a cause naturali, Zofia, divoratrice di polizieschi e instancabile sognatrice in cerca di avventure, sospetta che sia accaduto dell’altro.

Comincia allora a investigare in gran segreto – le donne non sono adatte a certe cose – insieme alla fedele domestica e a una suora riluttante. Ha innegabili doti di convincimento, e in quell’eclettica città cosmopolita saprà farsi strada con acume; distillando, dalle parole mormorate a fior di labbra, un’inattesa miscela di intrighi, segreti, feroci gelosie. Con questo primo romanzo comincia la divertentissima serie di Zofia Rombotynska, investigatrice improbabile e irruente, che ha già conquistato i lettori di tutto il mondo.

RECENSIONE:

“La Signora Mohr scompare” è un giallo edito da Rizzoli Noir, scritto da Maryla Szymiczkowa, pseudonimo del duo Jacek Dehnel e Piotr Tarczyński.

È il primo romanzo con protagonista la divertente Zofia Rombotyńska:

“Si stava avvicinando alla quarantesima primavera, ma constatò tutta compiaciuta che era ancora una donna affascinante.”

Era  un sabato, quel 14 ottobre 1893. Zofia si recò al mercato accompagnata dalla fedele domestica Franciszka.

Mentre passava fra le bancarelle, pensò alle giornate che avrebbe dovuto organizzare e a tutti gli ingredienti che le sarebbero serviti per preparare i numerosi pranzi e cene.

“Faceva solo un po’ di confusione con le nuove monete – l’anno precedente Vienna aveva sostituito i fiorini d’argento con le corone d’oro.”

Gli autori sono molti attenti alla parte storica del loro romanzo “La Signora Mohr scompare”.

Alla fine del XIX secolo il colera era arrivato alle porte di Cracovia.

La situazione era così preoccupante che il quotidiano “Il Tempo” aveva una rubrica speciale intitolata proprio ‘Colera’.

La  Rombotyńska  era molto attenta a leggere, ogni giorno, le notizie e amava discuterne con suo marito: Ignacy Telesfor Rombotyński, professore associato all’Università Jagellonica.

Anche se, in merito al trattamento da utilizzare per debellare quell’epidemia, i coniugi avevano opinioni contrastanti.

Lui parlava, in maniera noiosa, di batteri e dell’esigenza che la città avesse un acquedotto funzionante.

Lei era convinta che lavarsi sovente le mani non servisse a nulla.

Era sicuramente più efficace bere “il vino per il colera”, come il Mirtillo di Schwarz che era, in realtà, un’acquavite o quello di Gutunić che “contiene tannino. Contro le malattie dello stomaco e dell’intestino.”

Anche Franciszka aveva una propria opinione, legata alla stregoneria e al Soccorso Angelico.

Gli autori nel loro“La Signora Mohr scompare” hanno voluto proporre tre opinioni diverse, riguardo ai rimedi da utilizzare in caso di pandemia, che rispecchiano le diverse estrazioni sociali e il livello culturale dei protagonisti.

La storia è ambientata principalmente tra l’abitazione del professore e La Casa dei Poveri della Fondazione Ludwik e Anna Helcel.

Si trattava di una grandiosa istituzione di beneficenza, esempio di amore cristiano, che ospitava le ragazze dell’orfanotrofio e i pensionati poveri, come la nonna di Franciszka.

Non che la moglie del professore fosse particolarmente devota, ma si prodigava in opere di beneficenza, come l’organizzazione di una lotteria per aiutare i bambini scrofolosi.

Arrivata sul posto, Zofia notò subito che qualcosa non andava.

Le suore, solitamente lente e in meditazione, quel giorno sembravano avere fretta.

“Doveva essere successo qualcosa in Casa Helcel”.

Fu suor Alojza a raccontarle che avevano perso una pensionante.

“La signora Mohr, una donna rispettabile, molto tranquilla e devota, vedova di un giudice della Corte suprema.

La sera prima le ho augurato la buonanotte e la mattina non c’era più (…) sparita nel nulla!”

Una notizia curiosa e interessante a cui Zofia  avrebbe pensato una volta ritornata alla sua vita così regolare e monotona, basata solo sulla programmazione dei pasti e sugli ordini da impartire alla domestica.

La signora Mohr era scomparsa da ben tre giorni, forse era il caso di indagare!

“Come aveva sussultato quel cuore che si dilettava di romanzi su crimini scoperti e puniti.”

La missione della moglie del professore a Casa Helcel fu doppia: interrogare tutti gli occupanti dell’ultimo piano, dov’era collocato l’appartamento della signora sparita, e ottenere i premi per la lotteria.

Gli autori mettono in evidenza il passatempo preferito delle nobildonne dell’epoca: la filantropia.

Erano sempre impegnate nell’organizzare balli di beneficenza, lotterie, raccolte fondi.

Di queste imprese caritatevoli, la cittadinanza veniva prontamente aggiornata attraverso le pagine del quotidiano locale.

La signora Mohr non era semplicemente ‘scomparsa’, ma venne ritrovata cadavere.

Da quel momento, Zofia Glodt ebbe un solo obiettivo: scoprire chi era l’assassino.

Quanto avrebbe voluto essere il giudice istruttore assegnato al caso!

Purtroppo per lei il ruolo fu ricoperto da un vero giudice, il signor Rajmund Klossowitz, che mostrò subito di non gradire l’intrusione nelle indagini da parte di un’estranea.

“<Mi permetta, signora …>

<Sono sicura che un’autopsia …>

<Mi permetta di farle una domanda> la interruppe Klossowitz alzandosi dalla scrivania, <quante indagini ha condotto nella sua vita?>”

La forza del romanzo è l’ironia che permea i dialoghi dei diversi personaggi, in modo particolare di Zofia, il cui velato humour non tutti sanno cogliere.

In “La Signora Mohr scompare” viene trattato il tema dell’impossibilità per le donne di dedicarsi agli studi o a certe professioni ritenute prerogativa degli uomini.

L’avventura da investigatrice di Zofia durò un mese.

“Il mese più strano della sua vita.”

Nel frattempo il 1893 volgeva al termine.

Un nuovo anno, ricco di avvenimenti, li stava attendendo.

Ciascuno dei quattordici capitoli, di cui si compone il libro, si apre con una breve introduzione in carattere corsivo sui fatti principali  narrati nelle pagine seguenti.

Lo sguardo degli autori sulla  Cracovia del periodo è attento a tutti i particolari relativi alle tradizioni, ai mezzi di trasporto, allo stile architettonico e, anche, agli odori che infestavano la città del tempo.

 Jacek Dehnel e Piotr Tarczyński nel loro “La Signora Mohr scompare”  hanno saputo far convivere figure storiche, realmente esistite, al fianco di personaggi di pura invenzione.

Mi auguro di leggere presto la seconda indagine con protagonista Zofia Rombotyńska.

Traduzione: Barbara Delfino

Editore: Rizzoli

Pagine: 304

Anno pubblicazione: 2024

AUTRICE:

La signora Mohr scompare

Maryla Szymiczkowa è lo pseudonimo del duo Jacek Dehnel e Piotr Tarczyński. Dehnel è autore pluripremiato di numerosi libri, Tarczyński è traduttore e storico. Vivono entrambi a Varsavia e la serie con protagonista Zofia Rombotyńska è il loro primo progetto a quattro mani.

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