Portami a casa di Sebastian Fitzek

Portami a casa
“E’ più facile credere alle bugie che vivere con la certezza di amare un assassino”

Portami a casa

Recensione di: Alessandra Boschini

TRAMA:

È sabato sera, a Berlino. Sono da poco passate le 22. In un silenzioso appartamento d’epoca di Charlottenburg, Jules Tannberg è al telefono. Sta sostituendo un amico che lavora per una linea telefonica dedicata alle donne che tornano a casa di notte; donne che cercano una voce rassicurante che faccia loro compagnia lungo il tragitto, o anche qualcuno a cui chiedere aiuto in caso di bisogno.

Finora nessuna chiamata ha mai riguardato una situazione di vero pericolo. Finora, appunto. Mentre guarda le ultime notizie in tv, Jules riceve una strana telefonata: all’altro capo della linea c’è una donna che sostiene di aver chiamato per sbaglio. Ma si capisce che è terrorizzata. Klara, questo è il suo nome, gli confida di essere seguita da un uomo che l’ha già aggredita e che ha dipinto con il sangue una data sul muro della sua camera da letto: la data della sua morte.

E a quel giorno mancano poche ore. Là fuori, Jules lo sa bene, c’è un serial killer in libertà, noto come “il killer del calendario” per il suo modus operandi. Comincia così una lunga notte da incubo, una notte in cui niente è casuale e niente è come sembra, un diabolico gioco del gatto con il topo; ma chi è il gatto, e chi il topo?

RECENSIONE:

Tema centrale di Portami a casa di Sebastian Fitzek è la violenza sulle donne, la cosiddetta violenza domestica di cui sentiamo parlare quotidianamente. Il crescente numero di vittime (una donna su quattro secondo gli studi), ci parla di un fenomeno che imperversa e cresce a dismisura.

I due personaggi principali, Jules e Klara, sono in contatto telefonico: lui cerca di supportarla e “accompagnarla” verso casa, fornendole sostegno psicologico e cercando di infonderle sicurezza; lei sta scappando dal “killer del calendario” che le ha predetto che morirà proprio quella notte. Ma Klara sta cercando di fuggire anche dal marito violento che la maltratta, la picchia, la cede ad altri uomini e la sta letteralmente annientando.

Tra i due personaggi inizia un reciproco scambio di racconti di vita, ricordi del passato e i capitoli alternano il loro punto di vista, dando voce ai pensieri ora dell’uno, ora dell’altra.

Jules e Klara scoprono di avere in comune un trascorso di violenze e un luogo che ha cambiato il loro destino: la clinica psichiatrica Berger Hof. Cos’è successo veramente tra quelle mura?

Nella manciata di ore che Klara e Jules trascorrono al telefono, il lettore assiste alla peggiore delle aberrazioni: plagio e sottomissione vengono accuratamente descritte, così come percosse, violenze fisiche e psicologiche di ogni genere che distruggono l’anima di chi le subisce. E senza anima non resta altro che un guscio senza vita”.

Sebastian Fitzek non lesina descrizioni raccapriccianti e nemmeno immagini truculente, alle quali, del resto, i suoi lettori sono abituati. Sembra di sprofondare nell’inferno dantesco, mentre su Berlino una bufera di vento e neve amplifica le torture subite da Klara e rallenta la sua fuga.

Ma in quanti prestano davvero fede alle donne che denunciano le violenze subite? A volte sono loro stesse a temere di non essere credute e ciò le spinge al silenzio.

Inoltre, molte vittime di violenza sono affette dalla “sindrome della crocerossina” che le spinge a credere di meritare quella sofferenza: il vittimismo di voi donne è l’origine di ogni male.

E se ci fosse un confine invalicabile, oltre il quale è necessario interrompere il circolo vizioso, spezzare la catena che le unisce al boia e invertire la rotta? Esiste un limite di sopportazione  al dolore, oppure si arriva ad un punto in cui lo si accetta come condizione inevitabile delle proprie scelte? 

Sebastian Fitzek ci immerge in un clima di angoscia ed inquietudine che vanno crescendo e amplificandosi in una folle corsa contro il tempo, ma per liberare chi? Jules vuole che Klara scampi al pericolo, ma chi salverà lui? E Jules è veramente chi dice di essere? Cos’è reale e cosa no?

In “Portami a casa” ci sono immagini così realistiche da poterle vedere, mentre il lettore deve concentrarsi per capire chi è chi e collocarlo nel posto giusto.

Infatti, Fitzek è abilissimo a giocare con la nostra mente, a buttare lì fatti che sembrano casuali, ma non lo sono affatto, ad inserire personaggi chiave che credevamo fossero secondari per condurci ad un finale scioccante e a rivelazioni sconvolgenti.

La sua scrittura asciutta e lineare, ma pienamente avvincente, ci cattura fin dalle prime pagine, ci immerge in una storia realistica e raccapricciante che ci travolge, avviluppandoci nelle spire di un gioco crudele.

Il flusso della storia scorre impietoso e drammatico, Portami a casa sa intrattenere e coinvolgere il lettore, persino nelle note, in cui l’autore ci racconta come questo romanzo abbia preso vita durante l’epidemia di Covid.

TRADUZIONE Elisa Ronchi

EDITORE: Fazi collana Darkside

PAGINE: 360

Anno di pubblicazione: 2024   

L’AUTORE:

Portami a casa

Sebastian Fitzek è autore di una serie di romanzi (genericamente definibili psychothriller) di incredibile successo. I suoi libri sono tradotti in tutto il mondo.Tra i titoli in edizione italiana ricordiamo Il ladro di anime (Elliot, 2009), Il bambino (Elliot, 2009), La terapia (Rizzoli, 2007 – Elliot, 2010), Schegge (Elliot, 2010), Il gioco degli occhi (Elliot, 2011), Il cacciatore di occhi (Einaudi, 2012), Il sonnambulo (Einaudi, 2013), Noah (Einaudi, 2014), Portami a casa (Fazi, 2024).

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