Il più bel trucco del diavolo
INTERVISTA A CURA DI: Sharon Lattanzi ed Erika Giliberto
SPAZIO A CURA DI: SHARON LATTANZI

Autore: Gianluca Herold, oltre che scrittore, è un traduttore. Collabora con varie riviste come “Rivista studio” e “Undici”. Potete leggere la recensione del suo libro QUI.
ThrillerLife: Ciao Gianluca, grazie per aver accettato questa intervista. Partiamo con una domanda diretta: qual è stato il fattore scatenante che ti ha dato l’idea per scrivere questo romanzo?
Gianluca Herold: Nel 2021 mi capitò di leggere un articolo di un quotidiano locale che parlava di Andrea Volpe. Si diceva che fosse entrato in carcere da pluriomicida, satanista, tossicodipendente, disoccupato e con la quinta elementare, e che dopo 16 anni di detenzione sembrava essere uscito profondamente cambiato: convertito alla Chiesa evangelica e quasi laureato in Scienze filosofiche e dell’educazione.
L’articolo in realtà con un po’ di malizia giornalistica metteva in dubbio questo cambiamento drastico, insinuando che fosse di facciata, una mossa strumentale per ottenere uno sconto di pena o ripulirsi l’immagine pubblica. E a dirla tutta anche la mia prima reazione fu di incredulità. Però subito dopo mi dissi: che il cambiamento sia reale o meno, in ogni caso dietro c’è una storia.
ThrillerLife: per quale motivo hai scelto proprio la storia delle Bestie di Satana?
Gianluca Herold: Appunto, non ero interessato tanto al caso delle Bestie di Satana di per sé, quanto ad Andrea Volpe. Volevo capire come fosse arrivato a fare ciò che ha fatto (tre omicidi e un’induzione al suicidio), e se poi fosse riuscito davvero a voltare pagina come sembrava. Più che i fatti di cronaca, mi interessava il prima e il dopo. Ovvero tutto ciò che ancora non era stato raccontato.
ThrillerLife: veniamo all’incontro con Andrea Volpe. Alla fine del romanzo parli un po’ del vostro rapporto: c’è stato, almeno in principio, una fase in cui hai avuto paura di lui?
Gianluca Herold: Non direi. La prima volta che l’ho incontrato ero un po’ agitato ma era più ansia da prestazione. Gli ho suonato il campanello senza avere un appuntamento, perché al tempo non c’era stato ancora nessun contatto diretto con lui, e dovevo convincerlo della bontà del progetto. Sapevo che mi stavo giocando tutto lì, in quel momento. Nel corso delle interviste a casa sua, invece, quando mi offriva da bere o da mangiare, confesso che aspettavo che mangiasse e bevesse lui per primo ma anche in questo caso non era proprio paura: direi più cautela (ride, ndr).
ThrillerLife: nonostante la storia delle Bestie di Satana sia ormai nota, c’è stata qualche parte, qualche dettaglio troppo estremo e brutale che hai fatto più fatica ad ascoltare e poi a riportare nel tuo romanzo?
Gianluca Herold: Be’, quando Andrea Volpe mi ha raccontato l’omicidio di Fabio Tollis e Chiara Marino non è stato per niente facile. Anche perché il suo racconto era piuttosto vivido e sorprendentemente dettagliato. Quella notte ho fatto un sogno molto, molto cruento. Penso che in qualche modo ciò che avevo ascoltato di giorno fosse riemerso sotto forma di incubo.
Spesso quando scrivo sono più concentrato sul come che sul cosa sto scrivendo, e anche quando mi sono messo a scrivere quella scena è stato così. Ero sufficientemente distaccato da riuscire a scrivere. Però poi quando sono andato a rileggerla un mese dopo sono scoppiato a piangere. Mi è successa la stessa cosa in diverse parti del libro, per esempio quando riporto alcuni pezzi del diario di Mariangela Pezzotta.
ThrillerLife: mentre scrivevi Il più bel trucco del diavolo, hai immaginato quale sarebbe stata la reazione dei lettori a questa storia?
Gianluca Herold: Tutte le persone di cui ho scritto e che sono ancora vive erano inevitabilmente nella mia testa. Molte le ho anche incontrate. Questa cosa ovviamente mi ha responsabilizzato. Ma lettori generici no, non saprei come fare a immaginarmeli. Ogni lettore è diverso da un altro per gusti e sensibilità.
Quello che posso fare è scrivere qualcosa che interessi a me, e poi sperare che chi prenderà in mano il libro possa esserne interessato a sua volta. A volte però, a seconda delle parti che stavo scrivendo, mi è stato utile pensare ad alcuni dei miei autori preferiti che si sono cimentati col genere. Qualcosa del tipo: “ecco, questa cosa scritta così potrebbe piacere a Carrère, questa a Siti, quest’altra a Capote”, e così via.
ThrillerLife: qual è stata la tua paura più grande (se c’è stata) nell’affrontare un percorso così laborioso e complicato per arrivare alla stesura del libro?
Gianluca Herold: Ce ne sono state diverse, ma forse quella più ricorrente era che il libro rimanesse impigliato nella cronaca. Non volevo che risultasse piatto, una mera ricostruzione dei fatti – o peggio, una narrazione sensazionalistica e morbosa. Non me lo sarei perdonato. Volevo invece che dalla complessità della vicenda scaturisse una verità più profonda e universale, magari inconfessata.
ThrillerLife: di quale altra vita criminale vorresti raccontare?
Gianluca Herold: Nessuna, il prossimo sarà un libro di ricette pugliesi (ride, ndr). Scherzi a parte, non ho intenzione di specializzarmi nel true crime. Idealmente, mi piacerebbe provare ogni volta qualcosa di diverso.
ThrillerLife: c’è una frase, un avvertimento che ti piacerebbe dare al lettore prima che inizi a leggere Il più bel trucco del diavolo?
Gianluca Herold: C’è una frase in Europe Central di William T. Vollmann che mi sembra un buon avviso ai naviganti. Dice: “né divertimento né disgusto, bensì sdegnata compassione”.
ThrillerLife: quali sono i tuoi libri del cuore?
Gianluca Herold: Direi Storie di cronopios e di famas, di Julio Cortázar. È un libro che quando ho iniziato a scrivere narrativa mi ha influenzato molto. Poi A sangue freddo di Truman Capote, ovviamente. Il terzo è doloroso perché per forza di cose esclude tutti gli altri. Fino a un paio di anni fa credo che avrei detto Infinite Jest di David Foster Wallace, ma oggi come oggi lo sento un po’ più distante. Perciò dirò Storie dell’arcobaleno di William T. Vollmann.
ThrillerLife: prima di salutarci, vuoi lasciare un messaggio ai lettori di ThrillerLife?
Gianluca Herold: Certo. Auguro a tutti di poter trovare la propria libertà emotiva, e una vita piena.
La redazione di ThrillerLife ringrazia Gianluca Herold per la disponibilità .